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Seminaria Ceramica e Magia dal 4 luglio al 19 settembre 2004

Un evento d’arte in un luogo unico

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Il consueto incontro di Fiorenzuola di Focara, un antico borgo medievale, situato all’interno del Parco naturale del Monte San Bartolo nella più bella provincia di Pesaro, racconta per questa settima edizione da “La ceramica d’uso nel Mediterraneo”, la magia della ceramica di Seminara. Un confronto tra vari centri di produzione della ceramica del Mediterraneo è di fatto , anche tra le finalità di questa rassegna che ha visto anno dopo anno crescere la qualità delle edizioni e l’attenzione di un pubblico specialistico. Certamente la bellezza dei luoghi e la collocazione di Fiorenzuola di Focara in un triangolo che può essere definito uno dei pochi distretti storico-artistici della ceramica (siamo nel pesarese con Urbino, Urbania, ed altre meraviglie), contribuisce notevolmente a rendere questa rassegna un momento di incontro di esperti ed appassionati che animano le vie del borgo per tutta l’estate fino a settembre. Curata da Massimo Dolcini e Franco Panzini, “SEMINARA, ceramica e magia”, è promossa e organizzata da: Parco Naturale del Monte San Bartolo,Comune di Seminara,Casa della Cultura di Palmi,Comune di Pesaro_ Servizi Musei_ Assessorato al Turismo,IV Circoscrizione,Provincia di Pesaro e Urbino_Assessorato alla Cultura-Assessorato alle Attività Produttive. La mostra, visitabile tutti i giorni dalle ore 17 alle ore 23, raccoglie manufatti ceramici che possiedono contemporaneamente una funzione d’uso nell’ambito domestico e del lavoro e una funzione protettiva contro i malefici degli invidiosi. Questi due aspetti utili si fondono in un unico oggetto per cui una brocca serve per conservare l’acqua ma anche per allontanare dal suo proprietario gli attacchi dell’invidia.
Premio Franco Bucci
Nell’ambito di questa settima edizione sarà designato l’autore che si è distinto nella creazione di oggetti ceramici d’uso; questo riconoscimento, denominato è alla sua seconda edizione.
Bellezza, mistero, ironia della ceramica di Seminara
La ceramica di Seminara nasce sia come produzione utile, proponendo oggetti per uso domestico, sia come produzione apotropaica cioè pensata e realizzata per respingere gli influssi magici degli spiriti maligni.L’analisi degli artefatti ceramici di questo centro situato in Calabria, alle falde del parco dell’Aspromonte, così come ci sono giunti nell’arco degli ultimi cento anni, ce lo dimostra palesemente.Oggi non siamo in grado di risalire alle più remote origini della ceramica di Seminara. Possiamo fare riferimento solo a periodi storici più vicini a noi, non oltre il secolo XIX, ad esempio, poiché non disponiamo di reperti che risalgano all’antichità, come hanno sempre segnalato gli storici locali della ceramica e i collezionisti che ben conoscono questo centro figulino calabrese.. Gli stessi elementi stilistici riconducono la ceramica di Seminara alle produzioni siciliana e pugliese, poi a quella greca e turca. In seguito caratteri formali simili si possono rinvenire nella cultura fittile siriana e giordana e in quella di altre aree nord africane. In tutto il bacino mediterraneo, infatti, l’arte ceramica presenta aspetti analoghi, ma questo dato convive con altre peculiarità anche dichiaratamente indigene e fortemente originali. Franco Bucci sosteneva che la ceramica d’uso fosse in realtà simile in tutto il mondo, come la tessitura artigianale, e che non c’era più niente da inventare. Ma noi crediamo che le differenze esistano sempre nonostante le similitudini. Per quanto riguarda la ceramica mediterranea, almeno quella che viene realizzata in epoca storica facendo uso del tornio, gli elementi autoctoni sono distinti e forti. La ceramica dell’Egitto è molto diversa da quella pugliese di Grottaglie e la ceramica contadina della Croazia si differenzia da quella dell’isola di Jerba, nonostante che questi due paesi pratichino ancora entrambi la forgiatura “a colombino”.Seminara si distingue dagli altri centri ceramici mediterranei per non pochi elementi caratteristici: per l’argilla rossa che veniva reperita sul luogo, proprio per realizzare la maiolica a differenza di quella che serviva per forgiare i contenitori d’acqua, più chiara e porosa; per le forme, le dimensioni, le pratiche d’uso, ma anche per gli spessori, per gli smalti e soprattutto per la sua valenza magica nata per contrastare il “malocchio”. Spesso, come si può vedere nella mostra di Fiorenzuola, i due aspetti utili si fondono in un unico oggetto per cui una brocca serve per conservare l’acqua ma anche per allontanare dal suo proprietario gli attacchi dell’invidia.Il valore apotropaico della ceramica di Seminara si esprime attraverso la modellazione di volti umani, quasi sempre còlti in un atteggiamento torvo e provocatore, che si rivolgono al pubblico attraverso una smorfia o l’accentuazione caricaturale di alcune parti anatomiche: la lingua pendente, il naso storto, le narici larghe, gli occhi sporgenti e strabici, le sopracciglia folte, le orecchie a sventola, i capelli arruffati, le corna seminascoste ma onnipresenti.L’aspetto caricaturale della ceramica apotropaica influisce anche sulle forme e le decorazioni della ceramica d’uso sia contemporanea che più antica. I vasi da fiori sono a forma di pigna, di chiara origine cinquecentesca, le “truffe” sono brocche dal doppio fondo nate per prendersi gioco dell’ospite sprovveduto che non sa come versare correttamente l’acqua dal becco principale. Interessanti due tipologie di brocche: a forma di porcospino e nuziali, a ciambella, decorate con fiori. Queste ultime recano anche la doppia uscita per l’acqua ed oggi vengono usate come cornici per le foto di famiglia. I candelieri sono esagerati nelle proporzioni, le alzatine per la frutta sono decorate con trecce sinuose lungo la circonferenza.I vasi per lo strutto riportano strane decorazioni sulla pancia, come se fossero la traduzione grafica di un nome magico. Le pentole hanno per manici orecchie umane, gli orci colano lo smalto sul loro ventre, le ciotole piangono il verde del rame sull’ingobbio vetrificato.È la proposta, dunque, di un universo vitale e chiassoso, di un mondo estroverso e colorato fatto di oggetti creati da un apprendista stregone, che restano in attesa del calare della notte per animarsi e schiamazzare nelle madie e nelle mensole delle cucine dei contadini calabresi.

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Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Martedì 6 luglio, 2004 
alle ore 10:38
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