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Chirurgia estetica: se l’intervento non è a regola d’arte, il paziente ha diritto al risarcimento.

A cura dell'Avv. Mirco Minardi

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Si è concluso con una condanna di oltre 50.000 euro il processo che ha visto coinvolti, da un lato, un chirurgo estetico e la clinica presso la quale operava, dall’altro, una paziente. Il Tribunale di Senigallia ha infatti accolto la richiesta di una donna sottopostasi ad un intervento di mastoplastica additiva bilaterale nel lontano 1996, presso una clinica di Bologna.
La donna aveva citato in giudizio il medico che l’aveva operata e la struttura privata presso la quale era stato eseguito l’intervento, lamentando che l’operazione le aveva provocato un’asimmetria dei seni, oltre ad esiti cicatriziali mal posizionati. Il medico aveva negato ogni responsabilità, aggiungendo che l’intervento doveva comunque ritenersi di particolare complessità.
Il Tribunale, accogliendo le richieste della paziente, ha condannato il medico e la casa di cura bolognese, sul rilievo che era stata accertata la diversa posizione delle protesi, cui era conseguito un danno estetico. Ha poi stabilito che dall’erroneo intervento era insorto nella donna un danno psichico, rappresentato da una sindrome depressiva cronica. Nel complesso ha riconosciuto alla paziente un danno biologico nella misura del 18%, comprensivo di quello estetico, relazionale e psichico, oltre al danno morale e patrimoniale.
Sono sempre più numerosi i casi di interventi di chirurgia estetica mal eseguiti, che finiscono nelle aule giudiziarie. Ciò si spiega facilmente con l’aumentato numero di interventi cui ogni anno donne e uomini si sottopongono per migliorare il loro aspetto. Nella presente vicenda il danno riguardava una parte del corpo non esposta. Nei casi in cui, invece, il danno estetico riguardi parti esposte, come ad esempio il viso, il paziente ha diritto ad un’ulteriore voce di danno se dimostra che in relazione all’età, al sesso o ad altre circostanze, l’inestetismo può incidere sulla capacità attuale o futura di conseguire un reddito. Senza voler citare gli ovvi esempi di coloro che lavorano con la propria immagine, come ad esempio le fotomodelle, si pensi all’inestetismo grave al viso che colpisca una ragazza che aspiri a fare la commessa; in tal caso, la riduzione di chance lavorative connesse al danno estetico può dar diritto ad una voce distinta di risarcimento.
dell’Avv. Mirco Minardi

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 14 giugno, 2004 
alle ore 11:23
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