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Tre psichiatri per una strage

Arduino Sgreccia sottoposto a perizia dopo il massacro della moglie e dei figli

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Il futuro di Arduino Sgreccia è nelle mani della giustizia e degli esperti psichiatri chiamati a rispondere a quattro quesiti che ancora aleggiano sulla strage di Arcevia. L’imprenditore di San Pietro in Musco, che la notte del 13 marzo ha brutalmente assassinato la moglie Cecilia Torcellini ed i due figli Erika e Andrea, ieri mattina ha sostenuto il primo colloquio con i consulenti nominati dal giudice e dalle famiglie Sgreccia e Torcellini. I professori Volterra, Saraceni e Badioli sono arrivati a Senigallia subito dopo avere accettato l’incarico davanti al Gip Paola Moscaroli. Avranno 90 giorni di tempo per trarre le conclusioni: l’udienza è stata fissata per il 29 settembre.Gli psichiatri dovranno stabilire in particolare la capacità di Arduino Sgreccia di sostenere un regolare processo, la sua capacità di intendere e di volere, l’eventuale compatibilità con il regime carcerario e la sua pericolosità sociale. I colloqui sono già cominciati. I tre esperti hanno varcato la soglia dell’ospedale e raggiunto il reparto senigalliese di Psichiatria, dove l’imprenditore è ricoverato dalla metà di aprile. Per settimane, subito dopo la tragedia, l’uomo è rimasto appeso tra la vita e la morte nel nosocomio regionale di Torrette. E’sopravvissuto a un incubo che lui stesso ha scatenato in una tranquilla notte di quasi primavera: il suo corpo è praticamente devastato da cicatrici profonde e la sua mente oscurata da un profondo malessere, ma è vivo.E ricorda perfettamente tutto quello che è accaduto nella villetta di San Pietro in Musio. Lo ha spiegato bene al pm Marco Pucilli che lo ha interrogato il 16 aprile. “Ho ucciso Cecilia, in cucina. Poi sono andato nella camera da letto dei miei due figli. E ho sparato ancora. Prima ad Erika e poi ad Andrea. L’ho fatto perchè avevo paura, perchè temevo che la fine della mia famiglia fosse vicina…”. Un angoscia devastante per lui che soffre da tempo di una depressione talmente forte da resistere anche alle cure mediche. Ha raccontato – assistito dal suo avvocato Marcellino Marcellini – di essere in preda ad oscuri presagi: “Quella sera ero turbato da mille angosce. Terribili. Mi ha assalito una paura tremenda, ho visto improvvisamente la fine, per me e per i miei cari. Non ce l’ho fatta a reggere il peso…”. E così ha agito. Ha sterminato la sua famiglia poi ha puntato l’arma contro di sè.
di M.Teresa Bianciardi

Pubblicato Martedì 8 giugno, 2004 
alle ore 11:10
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