“Caro Sindaco, aiutami a passeggiare per il corso come gli altri ragazzi”
Riprendiamo l'appello "Un sogno da realizzare" - Da 60019News del 10/05/04
Un sogno da realizzare, il desiderio di poter essere almeno per una sola volta come tutti gli altri ragazzi. E’ l’appello che Fabrizio Capotondo rivolge al sindaco di Senigallia Luana Angeloni, quello di poter camminare insieme alla sua amica Beatrice lungo Corso II Giugno. Cosa da niente, per molti giovani, ma per Fabrizio non è così perché costretto su una sedia a rotelle dalla sclerosi multipla. “Io ho un sogno -dice Fabrizio- Insieme a Beatrice, la mia amica del cuore, desidero da sempre camminare, su parallele, sul corso di Senigallia, come tutti i giovani della zona e andarle incontro e darle un bacio”.Fabrizio Capotondo è un ragazzo di Ancona mentre Beatrice abita vicino a Fano. Desiderano entrambi poter passeggiare e guardare le vetrine del corso di Senigallia come fanno i loro coetanei, un bel sogno il loro, ma dietro all’appello di Fabrizio sta la denuncia al ben parlare e al poco agire delle persone. “Non e’ un appello fatto di per sè ma è finalizzato soprattutto a sensibilizzare l’opinione pubblica – dice Capotondo -. Spero che serva a risolvere il problema delle barriere architettoniche, di cui si dice tanto. Anche l’anno scorso, che è stato l’anno del diversabile, si è discusso molto sulla faccenda ma non mi sembra di aver visto alcun cambiamento”.Sono molti i perché di Fabrizio: “Perché uno come me non può andare da solo per strada, andare in un bagno pubblico adeguato, godere di servizi appositi?”.Domande che rivolgerà di persona al sindaco tra non molto tempo: sono stato contattato ed ora sto aspettando per poter parlare personalmente con il sindaco Angeloni”.Perché passeggiare proprio a Senigallia? “Senigallia è una città turistica e molti ragazzi potrebbero goderne”. Non pensa solo a se stesso, Fabrizio, ma anche a tutti i ragazzi che soffrono della stessa malattia: “Io voglio convincere tutti quelli come me a non chiudersi nella loro solitudine. Devono reagire, non si devono vergognare. Anch’io all’inizio ero caduto in depressione, poi l’amicizia di Beatrice è riuscita a farmi risollevare e ad affrontare la situazione. Noi diversabili dobbiamo scendere in strada e farci vedere per far sentire a tutti che esistiamo anche noi. Dobbiamo chiedere rispetto perché anche noi siamo esseri di Dio come tutti gli altri”.Si appella così Fabrizio a quei ragazzi nella sua stessa situazione ma capisce anche coloro che riescono a camminare: “Io capisco tutti perché anch’io un tempo camminavo, lavoravo e facevo una vita normalissima e non mi accorgevo di chi stava male.Così un invito a tutti, a chi riesce a camminare di rispettarci, ai diversabili di uscire di casa. Noi siamo nati per vivere, se Dio ci ha creato è per questo”.
Per rileggere la lettera di Fabrizio da noi pubblicata il 10/05/2004 clicca qui
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