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Senigallia vietata ai disabili

Le "barriere" dello scandalo

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Una mattina qualunque di una giornata qualunque. Franco vede il sole e vuole fare un giro in città. Franco è un disabile e porta avanti con ostinazione e tenacia incredibili i diritti di chi come lui vive ogni giorno con una carrozzella sotto le gambe. Ha deciso di fare una passeggiata e di denunciare lo stato delle cose attraverso il Corriere Adriatico. Grazie a lui osserveremo, passo passo, quali sono le grandi e piccole barriere architettoniche che impediscono a tanti portatori di handicap di muoversi con serenità per Senigallia. Si parte da via Cattaro, dove lui è redattore, assieme a Enea Discepoli, della tele-street Studio Zelig.I marciapiedi a Senigallia sono un optional, quindi si transita sulla strada, dove fortunatamente gli automobilisti sono clementi e rallentano al nostro passaggio.L’occhio ci cade sul nuovo comparto di via Piave: enorme costruzione con bei marciapiedi ma. .. Franco subito ci indica l’assurdità dell’opera: in mezzo al marciapiede ci sono grandi buche per gli alberi, cosicché una carrozzina non passerà mai, e gli scivoli non esistono perché quello che può apparire tale è solo una rampa per le auto. "Ci sono norme per le nuove costruzioni- dice Enea Discepoli- che prevedono l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ingressi, ascensori più lunghi e rettangolari con pulsantiere orizzontali, marciapiedi con gli scivoli e via dicendo. Per questo non possiamo sopportare che un’edificazione in corso non le contempli tali normative. Sarebbe da bloccare l’intero progetto". E il primo travaso di bile e avvenuto. La rabbia di Franco è tanto grande quanto grande è la sua voglia di vivere la sua città, di passeggiare, di poter essere uguali a tutti gli altri. Ma tanta ira impotente diventa insopportabile quando si decide di andare a camminare nelcentro storico. Passaggio obbligato è il Ponte 2 Giugno, in quanto accesso unico alla città.Gradini che sembrano muretti, altissimi. E’ mai possibile che l’ingresso alla città sia vietato? Il quartiere Porto è abitato da tanti anziani, che faticano molto a salire quel gradino. Un disabile è tagliato fuori. Solleviamo a braccia la carrozzina e ci troviamo nel corso. Un caffè tanto per riprendersi dalla fatica e sedersi un po’ all’aria aperta. Le pedane in legno dei bar estivi sono belle e invitanti, ma gli scivoli dove sono? E dire che sono costruzioni di ultima data… "Forse pensano che i disabili non consumino – dice Franco scherzosamente -. Sai, siamo una categoria out! Ci sono abituato, figurati che non ho ancora trovato un bar con un bagno attrezzato per noi in carrozzina". Anche andare a comprarsi un maglione o un paio di scarpe per Franco è un’impresa impossibile. Si contano nella mano i negozi con la pedana e mica si può entrare in una tabaccheria se invece si cercava una camicia! Passi per i vestiti e i bar, che sono esercizi privati, ma, la religione? Franco non può entrare alla Chiesa della Croce."Siamo tutti cattolici – ci dice – ma qui non possiamo entrare. So che questo posto è un monumento di arte e storia ma non posso visitarlo. Fra un po’ ci verrà vietata anche la religione". Torniamo a percorrere il corso e al primo bancomat sostiamo.Franco vuole ritirare dei soldi. Vorrebbe, almeno. Lo schermo è altissimo e dalla sua posizione non si vede, i tasti sono lontani e premerli è una scommessa. Se allora il bancomat è tabù si può entrare in banca e ritirare il denaro a quattrocchi con il cassiere, ma le guardiole sono troppo strette per una carrozzina.A questo punto l’accanimento si fa sentire di nuovo e per protestare ci si dirige all’assessorato ai Servizi alla persona, in via Marchetti. La lamentela rimane in gola perché davanti a noi ci sono tre scalini lisci e scivolosi, oltre a una rampa infinita e demoralizzante. Due passi nella piazza del Duca, Franco racconta della bella mostra dei Della Rovere, organizzata per i disabili, ma quella specie di rampa scoscesa che fa da ingresso al palazzo è un vero tormento. Franco immagina la bellezza del giardino sotto la Rocca, ma mai lo vedrà. Le gradinate che scendono verso i bastioni sono imbattibili anche per lui, pieno di forza di volontà e di determinazione.Vogliamo arrivare alla stazione, quindi compiamo un grande giro passano davanti alla dogana e attraversiamo la nazionale dove le strisce non ci sono. Non per farlo apposta, ma proprio non esistono, perché i pedoni dovrebbero prendere il sottopassaggio. Siccome Franco non ama gli sport estremi non può buttarsi giù per la rampa dei bagagli, quindi rischiamo attraversando la nazionale. Uno scivolo per entrare in stazione c’è, ma la frustrazione è grande quando si capisce che in treno non si può salire. "Amo viaggiare – racconta Franco – ma qualche giorno fa stavo per andare a Conegliano in treno e mi sono scontrato con la realtà Senigallia non ha il montacarichi per farmi salire sul treno.Ad Ancona c’è, anche se a manovella, ma da qui a Ancona i mezzi pubblici abilitati non ci sono". Anzi, uno ce n’è: un bus a metano che è più fermo che in transito perché ci mette 45 minuti a rifornirsi. È mai possibile che una giornata già non facile di Franco sia fatta di imprecazioni, rospi da deglutire e che, arrivato a casa, debba anche trovarsi lo scivolo bloccato da un’auto in sosta selvaggia?
di Chiara Michelon

Pubblicato Giovedì 6 maggio, 2004 
alle ore 11:03
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