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Pulizia della spiaggia: presunte irregolarita’ e spreco di denaro

Bello consegna il dossier alla Corte dei conti

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Dopo la denuncia-choc di presunte irregolarità e spreco di danaro pubblico nel servizio di pulizia della spiaggia senigalliese, Alleanza nazionale persevera nel suo intento di "far luce su una vicenda che comporterebbe lo sperpero di svariati miliardi delle vecchie lire". Ieri mattina, infatti, il consigliere provinciale Massimo Bello ha depositato negli uffici della Corte dei conti di Ancona un esposto contenente il verbale dell’unità operativa di vigilanza ambientale relativo all’ ispezione e agli accertamenti effettuati dagli istruttori ambientali U.P.G. lo scorso agosto. Le irregolarità riscontrate dagli ispettori della vigilanza ambientale sarebbero di natura sia formale che sostanziale e coinvolgerebbero sia la ditta appaltatrice Franceschini che il Comune di Senigallia: non solo secondo Bello la ditta incaricata non sarebbe in regola con tutte le autorizzazioni necessarie, ma nello svolgimento del suo compito non avrebbe separato la sabbia dai rifiuti. La stessa vigilanza ambientale, stando a quanto risulterebbe dal verbale, ha valutato che il 60% del materiale raccolto sull’arenile e finito in discarica era costituito da sabbia recuperabile che avrebbe potuto essere utilizzata per il rinascimento. E qui An chiama in causa il Comune per due ragioni. La prima è che l’ente, pagando l’utilizzo della discarica a seconda del peso dei rifiuti apportati in discarica, avrebbe provocato un danno alle proprie casse valutabile tra i 2 e i 4 miliardi delle vecchie lire. Inoltre, nonostante il Comune fosse a conoscenza dei requisiti mancanti della ditta, pure le avrebbe rinnovato l’appalto. Tutta la vicenda, dunque, si incentra sul verbale numero 391/03 dell’8 agosto 2003 indirizzato dagli ispettori della Provincia al presidente della Provincia e anche al sindaco di Senigallia. "Dal verbale sembrerebbe che il Comune non abbia effettuato i controlli sulle modalità operative contemplate nell’appalto affidato alla ditta privata, che la ditta stessa non sia stata in possesso delle autorizzazioni necessarie per espletare l’attività – sostiene Bello – e che non sia stata effettuata la vagliatura del materiale recuperato sull’arenile con la conseguenza che sia i detriti raccolti che la sabbia sarebbero stati conferiti, con costi di smaltimento maggiorati per il Comune alla discarica di Corinaldo, mentre invece la sabbia avrebbe dovuto essere recuperata per ripascere l’arenile".
di Giulia Mancinelli

Pubblicato Mercoledì 14 aprile, 2004 
alle ore 11:05
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