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Lo stipendio non basta, pranzo alla Caritas

Ragazze madri, famiglie numerose e anziani: ecco i nuovi poveri dell'effetto-euro

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Nell’ultimo anno è aumentato il numero di famiglie costrette a vivere in un clima di "austerity". Sbarcare il lunario diventa ogni mese più difficile, i conti non quadrano e la gente si ritrova all improvviso in una situazione di semi-indigenza. Lo confermano i sindacati, nelle cui fila sono iscritti lavoratori che a stento riescono a soddisfare bisogni primari, e lo testimoniano le persone che si rivolgono alla Caritas Diocesana, oltre quattromila in un anno, in cerca soprattutto di un pasto caldo.Responsabile del repentino impoverimento è l’euro che, provocando l’aumento dei prezzi non ha però portato anche all’impennata degli stipendi, rimasti invariati. La conversione da lira ad euro è stata applicata al centesimo per i guadagni dei lavoratori mentre per i prezzi al consumo la moneta da un euro ha sostituito la vecchia banconota da mille lire, ed i costi sono raddoppiati. I conti quindi non tornano e anche chi non ha mai avuto problemi economici adesso fatica a gestire il budget familiare. "Le persone che chiedono aiuto sono in continuo aumento – spiega Giovanni Bomprezzi, coordinatore della Caritas Diocesana -, e mentre in passato era l’anziano abbandonato ad aver bisogno, ultimamente arrivano varie tipologie di individui".Gli indigenti, termine che un tempo veniva attribuito ai senza tetto, oggi riguarda una sfera molto più ampia, tanto che si può parlare di nuove povertà". C’è la ragazza madre che da sola non riesce a sfamare il suo bambino perchè se decide di andare a lavorare non può permettersi la babysitter e, se invece rimane a casa per badare al figlio, non ha di che vivere. C’è la famiglia di extracomunitari in cui spesso lavora solo il capofamiglia, che con il suo unico stipendio non è in grado di far fronte alle spese necessarie per crescere i figli. Ci sono poi famiglie con una numerosa prole e anche in questo caso il capofamiglia fatica ad arrivare alla fine del mese, soprattutto se il lavoro che svolge è precario.La situazione diventa ancora più drammatica per chi si è trasferito, soprattutto dal meridione, in cerca di un lavoro e che, avendo un impiego poco remunerato, non può fare affidamento sull’aiuto dei parenti, perché troppo lontani. Quel che un tempo bastava per concludere il mese in maniera dignitosa, oggi è insufficiente. Bene o male hanno tutti un tetto sotto cui ripararsi e un lavoro, anche se poco redditizio, ma con fatica riescono a pagare le bollette e a trovare qualcosa da mettere in tavola.Cgil, Cisl e Uil hanno individuato come stipendio ideale 1.250 euro, cifra che solo pochi fortunati trovano nella propria busta paga. Lo stipendio medio si aggira intorno ai 750 euro, bisogna però precisare che nella media stilata dai sindacati sono inclusi i lavoratori stagionali e quanti operano in "nero", percentuale che incide pesantemente sul totale. "L’inflazione ha eroso il potere d’acquisto – spiega Sergio Giacchetti, Cgil – ed i contratti non sono stati rinnovati tenendo conto dell’andamento dell’inflazione." Le limitate risorse a disposizione hanno portato anche ad una crisi nel mondo del lavoro, che ha intaccato soprattutto i settori dell’abbigliamento e del metalmeccanico dove sono scattate le cassaintegrazioni.
di Sabrina Marinelli

Pubblicato Venerdì 9 gennaio, 2004 
alle ore 11:46
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