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Le taglia le trecce, poi una sforbiciata alla gola

Dramma in una mansarda dietro lo stadio. Donna di 35 anni in fin di vita, scappato l'aggressore.

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Tenta di sgozzarla con un paio di forbici, le taglia le treccioline e poi fugge lasciandola in fìn di vita in un lago di sangue. Una donna somala di 35 anni, Sofìa Jama Duale, originaria di Mogadiscio, è in bilico tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Senigallia dopo un’operazione delicatissima, mentre chi ha tentato di ucciderla, per ora senza un volto e senza un nome, è a piede libero. La drammatica vicenda e accaduta la notte scorsa a Senigallia in una mansarda di via Donizetti, nei pressi dello stadio. Dalle prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri in base alle testimonianze dei vicini sembra che il violento litigio tra la donna e un’altra persona, presumibilmente un uomo, sia scoppiato attorno alle 2.30. Le grida e le richieste di aiuto hanno svegliato la famiglia che abita al piano di sotto. Uno dei vicini, afferrata la gravita della situazione, ha salito di corsa le scale e dopo aver bussato inutilmente, ha sfondato la porta. Si è trovato di fronte ad una scena raccapricciante. La donna era stesa a terra in un lago di sangue con il corpo coperto di ferite da arma da taglio e un grosso squarcio, il più grave, alla gola. Dentro il piccolo alloggio non c’era nessun altro. Le tracce di sangue invece erano dappertutto, anche sul terrazzo, sul quale la donna si è probabilmente trascinata per chiamare aiuto e dal quale dovrebbe essere fuggito il suo aggressore. I vicini non hanno perso tempo: hanno chiamato un’ambulanza e i carabinieri. Difficile al momento capire cosa sia successo. Manca un movente plausibile. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Irene Bilotta tendono per ora ad escludere l’ipotesi di un gesto di autolesionismo. Gli investigatori sono quasi certi di trovarsi di fronte ad un tentato omicidio, non a scopo di furto. Nell’alloggio infatti non sono stati riscontrati segni di effrazione e questo fa presupporre che chi ha aggredito Sofia sia stato fatto entrare nell’appartamento dalla vittima stessa. Ai carabinieri del Ris, arrivati ieri pomeriggio da Roma con sofisticate attrezzature, è stato affidalo il compito di effettuare i rilievi all’interno dell’abitazione. È infatti necessario capire se l’aggressore si sia presentato nella casa già armato, da dove sia fuggito e se abbia lasciato indizi che possano ricondurre a lui. Tracce di vetri rotti e un palo per stendere i panni completamente storto dimostrerebbero che l’uomo si è calato da un terrazzo all’altro fino a terra. Remota la possibilità che si possa essere trattato di un regolamento di conti maturato negli ambienti della prostituzione. La vittima si guadagnava da vivere come collaboratrice domestica ed è regolarmente residente in Italia con un permesso di soggiorno registrato a Senigallia nel 2000. Rimane il movente passionale. Gli investigatori stanno scandagliando la situazione sentimentale piuttosto intricata della donna. Sofia ha un marito di origine tunisina che fa il pescatore. Pare che l’uomo da due mesi vivesse in Tunisia, ma che il suo ritorno fosse previsto proprio per oggi. È invece certo che Sofìa, in assenza del marito, ricevesse parecchie visite soprattutto di notte. Altrettanto certo il fatto che la donna e i suoi amici, facessero spesso le ore piccole alzando il gomito e disturbando il sonno dell’intero quartiere con un baccano infernale. Più volte i carabinieri erano dovuti intervenire su segnalazione dei vicini per porre fine alle rumorose “festicciole” che si svolgevano in quella casa. Nella lista dei sospettati, almeno finché non verrà verificato l’alibi che lo vuole in Tunisia, c’è il marito della donna. Che sia rientrato in anticipo e abbia avuto una spiacevole sorpresa? Questa potrebbe essere una soluzione del giallo. Altrettanto concreta l’ipotesi di un litigio con un amico o un amante, poi degenerato.
(Ha collaborato Giulia Mancinelli)
di Claudia Pasquini

Pubblicato Venerdì 5 settembre, 2003 
alle ore 8:01
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