L’incontro di fine estate diventa un processo
Il casello che non c'è, la darsena insabbiata, l'arredo trascurato. Dopo cena confronto a tutto campo.
È risaputo, spiaggia di velluto da sempre vocata al turismo. Ma quanto ci ha creduto la città, quanto è stato investito in questi anni nel turismo familiare? Questi gli interrogativi posti nell’incontro organizzato da Marina Nord tra operatori ed esponenti politici all’”Isola che non c’è” l’altra sera sulla stagione estiva senigalliese 2003, che si è trasformato in pochi minuti in una sorta di processo al percorso turistico della città dagli anni Sessanta ad oggi. Il primo punto discusso è stato il casello autostradale, che costringe automobili e mezzi pesanti ad attraversare il centro per giungervi. Bisogna studiare un piano di viabilità fa notare Riccardo Montesi, ex presidente Confapi Con un’adeguata segnaletica al casello di Marotta, che indicasse l’uscita di Senigallia Nord, si faciliterebbero le cose per chi deve raggiungere la zona norddella città. E poi la questione dell’arredo urbano, poco curato e poco gradevole all’occhio sia del turista che del cittadino.
«Visitando le città vicine -ha risposto l’assessore al turismo Andrea Nardella – ho notato che Senigallia non ha nulla da invidiare. Bisogna migliorare certo, ma la gente si complimenta per la bellezza dei nostri stabilimenti e delle strutture». «La città statica del turista è suggestiva – ha controbattuto Franco Porcelli della rivista Sestante – ma la città dinamica del senigalliese cammina al rallentatore». A fargli eco, Fabrizio Marcantoni, ex sindaco: «A Senigallia manca un progetto strategico indirizzato all’attrattività. La città deve creare una strategia globale come modello turistico da vendere. I grandi eventi estivi, come il Tim Tour, hanno avuto un riscontro costi-immagine?». Toni accesi, poi, sullo scarso impegno turistico dagli anni Sessanta ad oggi. «Prendiamo ad esempio la darsena turistica» ha fatto notare Tarcisio Torregiani, ex presidente Apt. «Noi siamo stati i primi a costruirla nella zona nord con un investimento di 10 miliardi di vecchie lire. Ancora oggi siamo fermi a 250 posti e la darsena non è navigabile. Questa non è una condizione utile per il diportismo. Per fare turismo familiare serve una pluralità di servizi». Claudio Albonetti, presidente di Asshotel, insiste sull’importanza degli investimenti nel settore turistico: «II turismo è un prodotto globale. Bisogna puntarci con investimenti in tutti i settori. Se si costituisce un gioco di squadra, Senigallia ha tutte le possibilità per fare turismo. Non avere grandi numeri in passato, oggi è un vantaggio perché la spiaggia di velluto non soffre dell’ipercementifìcazione, è un territorio vivibile. Si punti sulla qualità e non sulla quantità, si abbia il coraggio di fare scelte precise. Non si può avere l’arroganza di aprire un locale sotto un albergo. Ognuno deve stare nei suoi spazi».«Il turismo di qualità ha risposto Nardella deve coinvolgere anche i giovani e trovare un compromesso sarà una grossa prova. Il turismo familiare è una scelta vincente, il divertimentifìcio non ripaga. Dobbiamo qualificarci, perché il turismo della famiglia è più delicato e costoso di qualunque altro. Senigallia è il primo Stl approvato in Italia ed ha avuto un ruolo determinante nel coinvolgimento del territorio. Non abbiamo un tour operator, l’ufficio turismo deve fare anche la promozione del territorio di una regione che non si è creata un’identità. Ma ora la città si sta rialzando, gli arrivi si sono incrementati. Abbiamo tutte le carte in regola. E l’assessore Luigi Rebecchini ha puntualizzato: «Non solo per il turismo balneare, anche per quello culturale». È finita con un assaggio di specialità gastronomiche. Almeno quello ha messo d’accordo tutti.
di Laura delle Donne
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