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Musica Regina

Considerazioni sulla musica a Senigallia di Leonardo Marcheselli

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Primo quadro: martedì sera a cena con i colleghi di lavoro. Cibo (buono), chiacchiere (più o meno oziose) poi, come per magia, tutti attorno a -quello di Musica- che, non si sa come, si è portato la tastiera e via a suonare e cantare, magari un po’ stonati o sbagliando le parole, ma felici di stare insieme e condividere un bel momento di svago alla fine di un anno di scuola in comune.
Secondo quadro: tra il 20 e il 22 di giugno a Senigallia ce stata la Festa Europea della Musica. Tantissimi, tra Senigalliesi e turisti, affollano le piazze della città per ascoltare diversi generi musicali proposti da solisti e gruppi più o meno bravi e più o meno interessanti, ma comunque capaci di radunare tanta folla che desidera ascoltare musica. Gente che balla e gioca; tutti accaldati ma sereni. Ascolto un gruppo corale a Palazzo del Duca e penso con gratitudine a padre Alberto (grande firma della Voce Misena) che mette i locali del convento francescano delle Grazie a disposizione di un quartetto di musica polifonica.
Terzo quadro: via Testaferrata, di pomeriggio. Passo davanti alla Casa della Gioventù e mi capita di sentire un gruppo di ragazzi all’interno che -spara- tanti watt nella sala attrezzata dall’Ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi. Mi torna subito in mente quando, ragazzino, vivevo la stessa esperienza passando accanto alla chiesa di S. Martino dei Servi di Maria e sorrido.
Non è difficile capire cosa abbiano in comune questi -quadri- che confusamente mi tornano alla mente. La musica, in tutte le sue forme, resta una delle esperienze più belle e condivise da tutti. Quando si parla di musica ci si può davvero trovare tutti d’accordo, anche quando i gusti sono agli antipodi, anche quando l’appassionato di musica sinfonica deve tapparsi le orecchie ad un concerto Heavy Metal o se l’amante del rap deve sorbirsi gli acuti di Pavarotti.
A proposito di Pavarotti: se anche voi pensate che il suo esperimento di contaminazione musicale con i vari -friends- con cui fa spettacolo ogni anno a Modena sia una aberrazione o una pagliacciata, provate a ragionare su quante persone vengono coinvolte da quel progetto a riflettere e contribuire alle varie cause benefiche che vengono via via promosse. E questo vale per tutte le operazioni che hanno per protagonisti cantanti e musicisti di segno e cultura diversa che però si uniscono per promuovere una causa, sia essa sociale o culturale.
Il fatto è che la musica (e lo dico senza aver paura di essere retorico) avvicina le persone e i popoli, fa sì che vengano messe in secondo piano differenze e rivalità. Sono ormai patrimonio acquisito le tante collaborazioni tra artisti di religioni e idee politiche diverse, tese a produrre qualcosa che possa essere bello per tutti, senza badare alle caratteristiche dei singoli, ma solo alla ricerca di un linguaggio comune. E non è un caso che a fare musica e ad amare la musica siano persone di età e condizioni tanto diverse. Le note possono accordarsi in tanti modi diversi e possono intonarsi in mille armonie, immediatamente comprensibili a tutti.
La musica, dunque, è una grande risorsa nel cammino verso una maggiore comprensione reciproca tra i popoli e tra le diverse generazioni. Se c’è una cosa, ad esempio, che i giovani amano e per la quale sono disposti a sacrificarsi e ad impegnare il loro tempo questa è la musica, sia che la si ascolti, sia che ci si azzardi a suonare e cantare. Cerchiamo tutti insieme di non disperdere un simile patrimonio ed una simile potenzialità di aggregazione. È un bene che la Chiesa si mostri attenta al desiderio di musica che si trova nelle nostre parrocchie.
Forse i frutti non si vedranno subito, ma certamente la strada di incoraggiare gli incontri musicali di giovani e adulti non potrà che essere quella giusta. Certo non è la sola, ma guai se venisse a mancare!
di Leonardo Marcheselli

La Voce Misena
Pubblicato Martedì 15 luglio, 2003 
alle ore 8:35
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