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AVS: “A Senigallia sempre più precariato”

Per il secondo anno consecutivo diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato e aumentano i contratti a chiamata

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Una cameriera al lavoro

Regolarmente, ad ogni aggiornamento dei dati Istat sull’andamento del mercato del lavoro in Italia, il governo,  se ne esce con comunicati trionfalistici nei quali intesta a sé e alle proprie politiche i mirabolanti risultati rilevati dall’istituto: tasso di disoccupazione 2024 al 6,6%, tasso di occupazione al 62,2%, aumento dei contratti a tempo indeterminato e via dicendo.

Questo trionfalismo non solo stride pesantemente con le percezioni dei comuni cittadini (tanti giovani che non riescono a trovare lavoro e sono costretti ad espatriare, giovani che il lavoro lo trovano ma si tratta di lavoretti sottopagati con il lavoro a tempo indeterminato che resta un miraggio, diffusione del precariato, retribuzioni sempre più basse, ecc.) ma è frutto di almeno due distorsioni.

Da un lato abbiamo scaltre omissioni per cui non si citano altri dati dell’Istat e di altri istituti di ricerca che ci parlano di un peggioramento generale della situazione economica: il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (22,8% nel 2023), particolarmente colpite sono le famiglie numerose (34,8%) e i monogenitori (32,1%). Gli anziani soli sono sempre più vulnerabili (29,5%). Il divario tra Nord e Sud rimane significativo, con il Mezzogiorno che registra il tasso più alto di rischio povertà (39,2%).

Dall’altro lato bisogna considerare che, stante l’evoluzione negativa del mercato del lavoro che ormai è sempre più un mercato del “lavoretti” (gig economy la chiamo quelli che hanno studiato), il sistema di rilevazione adottato da Istat (per altro in linea con il sistema Eurostat) non è più idoneo a rappresentare in modo adeguato lo stato di salute effettivo del mondo del lavoro. Ci riferiamo in particolare al fatto che Istat considera occupato chiunque abbia lavorato anche solo un’ora nella settimana in cui sono raccolti i dati, fatto questo che va ovviamente a gonfiare a dismisura il numero degli occupati e che fa si che al concetto di occupato non possa più essere associata quell’idea di indipendenza economica che tradizionalmente gli si attribuiva.

Venendo poi alla situazione registrata nel nostro territorio, i dati ricavati dalle comunicazioni di assunzione (modello Unilav) che i datori di lavoro sono tenuti ad inviare al Centro per l’Impiego, ci parlano non solo di una contrazione nel numero delle assunzioni (18.099 avviamenti nel 2024, 18.898 nel 2023, 18.976 nel 2022), ma soprattutto, ancora una volta di un mercato del lavoro sempre più precario. Nel 2024 i contratti a tempo indeterminato sono stati 1.156 (pari al 6,4% del totale assunzioni) contro i 1.269 del 2023 e i 1.438 del 2.022). In termini percentuali si tratta di una contrazione del -9,8% sul 2023 e addirittura del -24,4 rispetto al 2022.

Di contro, sempre nel senigalliese, il lavoro a chiamata, e cioè la forma di lavoro più precaria ad oggi esistente, continua crescere: 3.105 assunzioni nel 2024, contro le 2.973 del 2023 e le 2.969 del 2022.

A tutto ciò va aggiunto che l’economia di Senigallia si fonda soprattutto sul settore turismo e quindi su quel lavoro stagionale che, come giustamente rilevato nel recente comunicato della Cisl Marche, si caratterizza per condizioni lavorative inaccettabili: retribuzioni particolarmente basse, orari insostenibili, assenza di giorni di riposo garantiti, lavori oltre il tempo pieno camuffati da part time, nessuna prospettiva di crescita professionale. E’ di tutta evidenza come la difficoltà che le imprese del settore lamentano da tempo nel reperire la manodopera necessaria non fosse da attribuire al Reddito Cittadinanza (per altro abolito nel 2023) né alla scarsa voglia di lavorare di giovani e meno giovani!

Enrico Pergolesi
GRUPPO CONSILIARE ALLEANZA VERDI SINISTRA – DAF

Commenti
Solo un commento
Zeno
Zeno 2025-04-04 10:53:39
Sembra una notizia piovuta da cielo.
Quando leverete quei prosciutti dagli occhi?
La maggior parte dell’economia senigalliese è sorretta da lavatori del settore turismo-ristorazione che per il 90% sono sfruttati (contratti fasulli, paghe in nero, ore fuori busta e zero giorni di riposo).
La città è contenta di tutto questo?
Accontentare i turisti sulle spalle di ragazzi sfruttati che si renderanno presto conto fino a che non sarete costretti ad assumere immigrati.
Per non parlare dell’impossibilità di costruirsi un futuro solido e la totale assenza di case in affitto se non stagionale. D’estate andiamo a traslocare sotto ai ponti. Non so quanto potrà ancora durare questa giostra ma se non si trova un’altra prospettiva per il futuro prevedo svuotamento della città, giusto così.
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