Omaggio a Carlos Jobim: una serata di grazia musicale alla Fenice di Senigallia – FOTO
Per Senigallia Concerti, il tributo al genio brasiliano, padre della Bossa Nova, nel racconto e nelle foto di Simone Luchetti

Sabato 22 marzo il Teatro La Fenice di Senigallia ha ospitato un concerto di rara eleganza e profondità musicale: Omaggio a Carlos Jobim, un tributo al genio brasiliano che ha definito e reinventato la bossa nova.
L’evento, parte della rassegna Senigallia Concerti organizzata dall’associazione LeMuse sotto la direzione artistica del maestro Federico Mondelci, ha visto protagonisti l’ICO Orchestra Suoni del Sud diretta da Massimo Morganti, con due solisti di livello internazionale: Gabriele Mirabassi al clarinetto e Roberto Taufic alla chitarra.
Fin dalle prime note è emerso il perfetto equilibrio tra la compattezza ritmica del quartetto di base (batteria, basso, chitarra e clarinetto) e l’apporto orchestrale, capace di donare una dimensione onirica alla musica senza mai soffocarne la leggerezza intrinseca. Merito di una direzione attenta e ispirata: Massimo Morganti ha saputo valorizzare ogni sfumatura timbrica, accompagnando con intelligenza e sensibilità il lavoro degli strumentisti. Gli archi, i fiati e le percussioni, lontani dall’essere un semplice abbellimento, hanno contribuito a tessere un raffinato gioco di contrasti e armonie, restituendo alla musica di Jobim la sua complessità strutturale e il suo respiro universale.
Se la bossa nova è un genere in cui ogni strumento si fa veicolo del ritmo con i suoi pattern sincopati caratteristici, i due solisti della serata hanno incarnato perfettamente questa estetica. Roberto Taufic ha regalato momenti di pura poesia chitarristica, con un comping preciso, un fraseggio fluido e un uso raffinato delle dinamiche, giocando anche sulle corde oltre il capotasto. Mirabassi, dal canto suo, ha dimostrato ancora una volta la sua assoluta padronanza del clarinetto con un approccio corporeo e istintivo allo strumento attraverso il quale ha costruito assoli in cui lirismo e tecnica si sono fusi in una narrazione musicale intensa e sempre coinvolgente. Non a caso, il pubblico ha tributato spontaneamente applausi a ogni assolo, riconoscendo la qualità straordinaria dell’esecuzione.
Il repertorio proposto ha attraversato alcuni tra i capolavori più celebri di Jobim, da Desafinado a A felicidade, passando per Luiza e Se todos fossem iguais a você. Brani in cui il compositore brasiliano ha distillato la sua visione musicale, fatta di quel rimpianto malinconico che va sotto il nome di saudade e sensualità innata, visone radicata nella tradizione del samba e contaminata dalle influenze del jazz. La performance di ieri ha restituito questa essenza con grande autenticità, facendo emergere il legame profondo tra la musica di Jobim e la cultura brasiliana: come per il futebol e il carnaval, la bossa nova è un atto vitale, un’arte in cui si punta tutto ogni volta come fosse l’ultima, senza riserve.
E forse non è un caso che, guardando Massimo Morganti muovere la sua folta capigliatura mentre dirige con energia e trasporto, sia venuta in mente l’immagine di Paulo Roberto Falcão, il grande regista del Brasile e della Roma negli anni ’80: entrambi capaci di orchestrare con visione e naturalezza, rendendo ogni movimento un gesto carico di significato.
Quella di ieri è stata una serata di musica vera, suonata con passione e rispetto per un repertorio che continua a ispirare musicisti e ascoltatori in tutto il mondo. La ICO Orchestra Suoni del Sud, grazie a una coesione impeccabile e a un interplay spontaneo, si è dimostrata all’altezza delle aspettative, mentre i solisti hanno confermato il loro status di interpreti di primo piano.
Un concerto che non è stato solo un omaggio a Jobim, ma una celebrazione della musica come linguaggio universale, capace di evocare emozioni profonde e di creare, anche solo per il tempo di un brano, un ponte tra culture e generazioni.
Testo e foto di Simone Luchetti
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