Condannato a 4 mesi il finto ingegnere che aveva raggirato una donna senigalliese
I fatti risalgono al 2019, quando la vittima aveva pagato oltre tremila euro come acconto per l'acquisto di un'auto

Aveva deciso di acquistare una Fiat Panda usata dopo aver letto un annuncio su “Subito.it”. E’ così che una donna senigalliese, che voleva donare l’auto alla giovane figlia incinta, nel marzo del 2019 è rimasta vittima di quella che, dopo alcune settimane, cominciava ad apparire come una vera e propria truffa. Perché la donna, a fronte di un bonifico in acconto di ben 3.200 euro, prima affrontava una vera e propria odissea presso gli uffici della Motorizzazione, poi restava senza auto e senza più denaro.
La vittima aveva contattato il venditore, un insospettabile 56enne di Filottrano e aveva chiesto di visionare il veicolo. Ed in effetti un’auto che rispondeva alle caratteristiche dell’annuncio le veniva mostrata a Cagli, presso un concessionario che avrebbe messo a disposizione i suoi spazi. L’automobile, in apparenza proveniente dalla Germania (nella narrazione dell’imputato, sarebbe appartenuta allo zio), a detta del venditore doveva essere regolarizzata in Italia attraverso una semplice procedura di immatricolazione. Viste le ottime condizioni della vettura, la donna senigalliese decideva quindi di procedere con il pagamento dell’acconto, pari a 3.200 euro.
Subito dopo la sorpresa: il venditore aveva iniziato ad trovare scuse riconducibili a problemi insorti con un “foglio tecnico” che tardava ad arrivare dalla Germania. L’uomo, che si attribuiva il titolo di ingegnere (nel dibattimento la difesa della parte civile, rappresentata dall’Avv. Roberto Paradisi, ha fatto emergere l’assenza di qualsiasi titolo universitario) iniziava ad accumulare giustificazioni e millantava conoscenze di alto rango in Motorizzazione, che secondo lui gli avrebbero permesso di ottenere la regolarizzazione. Ma la risposta della Motorizzazione era sempre quella: la documentazione non era regolare e peraltro, nel documento di vendita tedesco, non vi era nemmeno riportata la partita iva del venditore.
La donna, resasi conto di ciò che aveva subito e rimasta senza auto e senza soldi, decideva dunque di sporgere querela. Dopo 6 anni, tra indagini e dibattimento, questa mattina (martedì) è arrivata la sentenza nei confronti del cinquantaseienne di Filottrano, con la condanna per truffa a 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa nonché al pagamento di una provvisionale alla parte civile di 3.900 euro. Non solo. Su disposizione del giudice del Tribunale Monocratico (dott.ssa Passalacqua), la sospensione condizionale della pena è stata subordinata all’effettivo pagamento della somma in questione, come richiesto dall’Avv. Paradisi nel corso della discussione finale.
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