La mostra di Gemmy Tarini a Senigallia
Prorogata l'esposizione in corso a Palazzetto Baviera
![Natura morta di Gemmy Tarini](https://www.senigallianotizie.it/articoli/2025/01/20250129-tarini-430x323.jpg?badd6b)
Gemmy Tarini. Fotografie, 1936-1961
Gli albori della fotografia moderna.
Palazzetto Baviera, mostra prorogata al 31 marzo. Regione Marche, Comune di Senigallia, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Curatore Enzo Carli, Catalogo Ed. Ephemeria
Spesso il fotografo ritrae tutto quello che lo circonda in funzione della sua coscienza critica, del suo bagaglio culturale, delle sue emozioni e delle sfide che provoca questo media apparentemente semplice. (“You press the button, we do the rest”. “Voi premete il bottone e noi facciamo il resto” – George Eastman, Kodak, aprile 1880). Superate le originarie diffidenze legate alle caratteristiche tecniche (chimiche, fisico-ottiche) oggi il percorso della fotografia è segnato dalla ricerca digitale bitmap (pixel) o vettoriale (tracciati e dal linguaggio post-script) fino all’algoritmo dell’intelligenza artificiale.
Agli inizi degli anni 40 del secolo scorso fino alla fine dello stesso decennio, la fotografia italiana ha attraversato un periodo particolarmente creativo culminato con il Manifesto della Bussola (1947, Milano, con referente Giuseppe Cavalli) e con la costituzione del gruppo la Gondola – l’ècole de Venice (1948, Venezia, con referente Paolo Monti). Giuseppe Cavalli nell’estate del 1939 si trasferisce per una serie di opportunità a Senigallia, dove sostiene la fotografia chiarista, (High Key) e con il gruppo Misa, forma giovani come Mario Giacomelli che approderanno all’universo mondiale della fotografia.
Nel 1943 merita attenzione il testo Fotografia, Prima Rassegna dell’attività fotografica In Italia, a cura di Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Gruppo Editoriale Domus. Nel testo sono stati scelti 114 autori per una raccolta di immagini fotografiche selezionate tra migliaia in tutt’Italia. Questo testo aprirà la strada alla ricerca fotografica italiana.
Per le Marche vengono proposti tre fotografi con unità d’intenti nella direzione di una moderna cultura fotografica: Giuseppe Cavalli, 1904-1961, nato a Lucera ma trasferitosi nel 1939 a Senigallia; Gemmy Tarini, 1894-1968, nato a Fermo ma trasferitosi bambino con la famiglia a Senigallia e Mario Carafoli, 1902-1985, di Corinaldo. (La città di Fermo con personaggi come Luigi Crocenzi, Eriberto Guidi, Mario Dondero e altri ha fornito preziosi contributi alla cultura fotografica italiana).
Gemmy Tarini, sensibile ai mutamenti della fotografia, vicino alla corrente mitteleuropèa, intimistica e visionaria è titolare di un qualificato ingrosso di materiale e apparecchiature fotografiche conosciuto in tutto il centro Italia, quindi in contatto con la nuova tecnologia e le ricerche di settore. Cavalli e Tarini si frequentano, condividono work-shop sul ritratto, anche se fotograficamente sono su lunghezze d’onda diverse: Cavalli chiarista, calligrafo, crociano e Tarini esclusivo, soggettivo, neorealista. Dall’analisi di alcune fotografie scattate intorno agli anni 1939-’40 emerge che tra Cavalli e Tarini ci sono state coinvolgenti partecipazioni e decise complicità, al punto che è lecito domandarsi: “chi ha influenzato chi?”
Senza nulla togliere al rigore della ricerca e alla creatività artistica di Giuseppe Cavalli e del suo storico impegno nel riscatto della fotografia artistica italiana, dallo studio delle opere di Gemmy Tarini esposte al Palazzetto Baviera si individuano gli elementi che hanno caratterizzato l’attività fotografica di Tarini.
Il ruolo di Tarini non è solo quello apparente di animatore. Fotografo attento ma discreto, segue il dibattito italiano; collabora in piena autonomia con Cavalli di cui apprezza la ricerca sulla foto tonale pur insistendo sulla sua propensione emozionale, per una fotografia esistenziale e motivazionale, con riferimenti alla letteratura italiana ed europea. Dispensa consigli e suggerisce collegamenti, sperimenta la nuova tecnologia, invita il giovane Ferruccio Ferroni a presentare le proprie fotografie a Cavalli. Partecipa con fermezza e determinazione al dibattito culturale in corso, proponendo fotografie intimistiche, di contemplazione, liriche d’amore sul creato, collegate al filone dell’interazionismo simbolico con riferimenti alla letteratura e alla musica, per altro frutto dei suoi numerosi interessi. È il primo fotografo senigalliese che partecipa alla ricerca artistica della fotografia dagli anni ‘40 fino a tutto il primo decennio del dopoguerra. Gemmy Tarini con le sue “carte dense di luce”, insieme a Cavalli, Ferroni, Giacomelli e altri fotografi senigalliesi del “Gruppo Misa” fino ad arrivare agli anni novanta del secolo scorso, con i fotografi del Manifesto “Passaggio di Frontiera”, è da annoverare per aver contribuito nella città della Fotografia, ad allargare la panoramica della cultura italiana fotografica.
a cura di Enzo Carli
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