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Mercoledì 18 incontro con Silvia Pinelli a Senigallia

Nel ricordo della mamma Licia recentemente scomparsa

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Mercoledì 18 dicembre, alle ore 17.00, la Sala Conferenze della Biblioteca “Antonelliana” ospita l’iniziativa “In memoria di Licia”, un ricordo di Licia Pinelli, morta a Milano lo scorso 11 novembre, all’età di 96 anni.

Vedova di Giuseppe, il ferroviere anarchico defenestrato dalla Questura milanese nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, Licia Rognini Pinelli, nata a Senigallia il 5 gennaio 1928 e trasferitasi quando non aveva neanche due anni nel capoluogo lombardo con i genitori, si è battuta 55 anni per ottenere dallo Stato verità e giustizia sulla morte del marito. Questo impegno, condiviso con le figlie Silvia e Claudia alle quali ha poi ceduto il testimone, ha tenuto viva la memoria su quegli eventi che inaugurarono la stagione dei cosiddetti “anni di piombo”, senza che però arrivasse una ricostruzione giudiziaria aderente con gli eventi.

La sentenza emessa il 25 ottobre 1975 dal giudice istruttore del tribunale di Milano, a conclusione dell’istruttoria formale, condotta a seguito della denuncia presentata il 24 giugno 1971 da Licia, contro agenti e funzionari di polizia è l’unica verità giudiziale sulla morte di Pinelli. Tuttavia, analizzando gli atti e le testimonianze, scaturisce “una lunga serie di arbitri e insabbiamenti”, come ha commentato nel dicembre 2019 il magistrato Antonio Bevere, sottolineando: “escluso il suicidio dell’anarchico Pinelli” e affermata la sua morte per “malore attivo”, risulta comunque accertato che la morte è stata determinata da un “delitto” commesso “da uno o più pubblici ufficiali”; infatti, nella stanza al quarto piano da cui è precipitato Pinelli c’erano quattro poliziotti e un tenente dei carabinieri. Tenuto a digiuno e senza dormire per tre giorni e altrettante notti, fermato al di là delle 48 ore previste dalle norme vigenti, secondo la sentenza del 1975 Pinelli è stato oggetto di un trattamento incompatibile con la Costituzione della Repubblica italiana, e in particolare con il quarto comma dell’art. 13, che vieta a tutti gli organi dello Stato “ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni della libertà”; il magistrato Bevere ha scritto che la sentenza del 1975 “non è figlia della nostra storia, non è testimone del nostro passato, ma, nel silenzio delle istituzioni eternamente competenti, è allarmante notizia del presente, è cupo  avvertimento  per l’avvenire”. 

Dopo la morte di Pino, Licia ha affrontato il suo “dopo”, il periodo più lungo della sua esistenza. Insignita nel 2015 dall’ex capo di Stato Giorgio Napolitano dell’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, giovedì scorso, 12 dicembre, durante la cerimonia per l’anniversario della strage di Piazza Fontana, il sindaco del capoluogo lombardo Beppe Sala ha annunciato che assegnerà a Licia l’Ambrogino d’oro, l’onorificenza conferita annualmente dal Comune di Milano. Lo stesso presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Primo Minelli, ha detto, in coda all’ultimo saluto a Licia, che avrebbe voluto darle la tessera d’onore il 12 dicembre, soggiungendo di non “aver fatto in tem­po”. Ma, oltre alla spontanea domanda del perché si arrivi sempre tardi a certi appuntamenti, tutto ciò serve veramente a riaccendere l’attenzione e a suscitare l’interesse verso il caso Pinelli? Al termine del funerale laico di Licia, svoltosi il 15 novembre, le figlie hanno detto che Licia ha lasciato come eredità «la perseveranza, la bellezza, il non sentirsi sconfitti anche quando non hai una giustizia nei tribunali», sottolineando come sia necessario «andare avanti perché le nuove generazioni devono conoscere che cos’è la no­stra storia e perché solo così potremo diventare una democrazia compiuta». La verità che non è stato possibile appurare sul caso Pinelli per via giudiziaria, è stata ricostruita sul versante storico. Pertanto, l’Associazione di Storia Contemporanea e la Libreria Ubik hanno organizzato questo pomeriggio di incontro con Silvia Pinelli per ricordare una donna coraggiosa che è stata una lucida testimone del Novecento. Introduce e modera la prof.ssa Lidia Pupilli, direttrice scientifica dell’Associazione; intervengono Fabrizio Marcantoni (Libreria Ubik), Marco Severini (docente dell’Università di Macerata e autore del libro “Licia. Storia della prima italiana che ha denunciato un questore”, Marsilio, 2020) e appunto Silvia Pinelli. La cittadinanza è invitata a partecipare.

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Organizzatori

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