“Nelle politiche giovanili di questa città esiste un vuoto enorme”
Pagani (Vola Senigallia): "Prendiamo consapevolezza dell’urgenza di creare nuovi spazi per i giovani e giovanissimi"
Ho appreso da un comunicato del Comune di Senigallia che riprendono le attività del progetto A.G.O.R.À, progetto che mira a trasformare la Biblioteca Antonelliana in un centro di aggregazione per giovani.
L’iniziativa propone di attivare “uno spazio in cui ragazzi e ragazze possano incontrarsi, imparare, esprimersi e crescere, attraverso una serie di attività culturali, educative e ricreative lungo tutto l’anno”. Il progetto sarà reso possibile grazie alla collaborazione di una rete di associazioni del nostro territorio. L’iniziativa è indubbiamente lodevole e apprezzabile anche se, a mio parere, tardiva e parziale. Sicuramente un progetto finalizzato ad attrarre un determinato target di giovani ma quello di cui necessita da tempo la nostra città è una rete socio culturale di aggregazione sul territorio. Senigallia non è solo centro storico ma ci sono anche i quartieri e le frazioni, alcune delle quali molto popolate. Pertanto questa iniziativa non completa il fabbisogno.
Facciamo chiarezza: nelle politiche giovanili di questa città esiste un vuoto enorme.
L’azione pubblica dovrebbe essere orientata ad educare i giovani ai valori di cittadinanza, all’esercizio dei diritti, all’adempimento dei doveri e non al consumismo. In questi ultimi anni, invece, questo compito è stato in gran parte delegato ai privati. Ossia l’aggregazione dei giovani avviene soprattutto nei locali pubblici, nelle discoteche, ecc. ove i ragazzi sono considerati possibili consumatori. Le nuove sfide educative, così come i segnali di grande difficoltà che arrivano anche dal mondo della scuola, dovrebbero essere interpretati dall’ente locale per mettere in atto azioni volte a rivitalizzare e a potenziare il patto sociale tra scuola – famiglia – territorio – enti locali – associazioni – istituzioni.
I Centri di Aggregazione Giovanile (CAG) comunali sono morti. Eppure a Senigallia ne avevamo due: nello specifico il “Bubamara” di via Abbagnano e il “Rolabola” di Marzocca. Non è la prima volta che ne parlo … Che fine hanno fatto? Sono stati chiusi in epoca di emergenza Covid e mai più riaperti. Eppure i CAG possono rappresentare davvero un punto di riferimento sul territorio. Una comunità strutturata, animata da operatori con diverse e specifiche competenze, la cui funzione educativa non si esaurisce al suo interno e con l’intervento sui ragazzi, ma trova il suo ambito anche nella comunità dove il servizio è inserito.
I CAG comunali, quelli di Senigallia, ormai sono locali vuoti che potrebbero essere utilizzati anche come biblioteche, ludoteche o co-working, solo per fare alcuni esempi.
Diamogli il nome che vogliamo e immaginiamoli in maniera nuova, ma prendiamo consapevolezza dell’urgenza di creare nuovi spazi per i giovani e giovanissimi con l’obiettivo di promuovere il protagonismo e la partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze, spazi che oggi mancano come il pane.
Lavorare sulla qualità della vita degli adolescenti e dei giovani è una sfida che un’Amministrazione dovrebbe accettare per sostenere i giovani affinché possano riprendersi i propri spazi e il proprio futuro.
da Stefania Pagani – Vola Senigallia
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