PD Senigallia: “Fossi del territorio dimenticati: Amministrazione intervenga con urgenza”
"Abbiamo visitato una parte del fosso del Crocifisso del Vallone: è in pessime condizioni, non viene gestito da tempo" - FOTO
Abbiamo più volte detto e scritto che la mitigazione del rischio idrogeologico inizia e si consolida soprattutto con opere fatte a monte della città e certamente mai alla foce di un fiume; nel nostro caso il fiume Misa.
Gli interventi devono interessare anche tutto quel reticolo idrografico secondario fatto di canali e fossi, che confluiscono nel fiume principale.
Abbiamo visto i numerosi e costosi lavori fatti sul fiume: profilazione degli argini, eliminazione senza progetto e senza selezione delle piante cresciute nell’alveo e sugli argini, asportazione di grandi quantità di materiale. Questo ha trasformato il Misa in una specie di canale artificiale, probabilmente più pericoloso di prima.
A due anni dall’alluvione qual è intanto la situazione dei fossi afferenti al Misa? Anche questi devono essere gestiti, devono ricevere costante manutenzione, liberandoli, per esempio, di alberi morti e legno secco e verificando con un progetto organico gli attraversamenti.
Per valutare la situazione abbiamo “visitato” una parte del fosso del Crocifisso del Vallone. Alcuni abitanti ci hanno segnalato una situazione a dir poco preoccupante. Se da un lato si spendono 400.000 euro per riaprire dopo due anni il ponte tra Vallone e Cannella con costi che saremo in grado di valutare attentamente, dall’altro si lascia il fosso del Crocifisso in totale stato di abbandono.
Questo fosso spesso esonda e l’acqua, dopo aver interessato parte del centro abitato della frazione del Vallone, si riversa nel Misa, portando con sé rami, arbusti, alberi, terra e limi.
Il fosso del Crocifisso è in pessime condizioni; non in quelle che dovrebbe avere un affluente del Misa per non creare, o aumentare, il rischio idrogeologico. A riprova di questo abbiamo allegato alcune foto.
È chiaro che non è gestito da tempo; non ci sono tracce di interventi di manutenzione, a parte un breve tratto ad opera di un confinante; il suo alveo è per tutta la lunghezza pieno di legno secco e alberi morti; materiali che in caso di pioggia importante vengono trascinati e vanno a raccogliersi in corrispondenza dei ponti sul fosso ostruendoli, provocando varie esondazioni minori fino alla confluenza nel Misa.
Lo stato del fosso è un chiaro esempio di cosa non si deve fare. Non si devono lasciare a se stessi i corsi d’acqua secondari, perché questi sono tanti e portano una grande quantità di acqua e materiale a valle attraverso i corsi d’acqua principali.
Valuteremo lo stato degli altri fossi principali, ritenendo che non siano in condizioni migliori.
Abbiamo più volte criticato su base scientifica la “desertificazione” del fiume Misa; abbiamo sperato che qualche intervento sarebbe stato fatto per i corsi d’acqua secondari. Sembra che nulla di questo sia accaduto in questi due anni a riprova della superficialità con cui è stato, e continua ad essere, affrontato il tema della mitigazione del rischio idrogeologico dalle amministrazioni che ci governano, Comune e Regione, e dagli enti che sono deputati a farlo, Consorzio di Bonifica Marche. Come se la lezione del 15 settembre 2022 non sia stata capita, come se non sia stata sufficiente.
Chiediamo inoltre informazioni precise e trasparenti sui due procedimenti relativi alle finanziate vasche di espansione di Ponte Lucerta e di Pancaldo; non altra propaganda, ma dati, tempi, titolarità amministrative, costi certificati.
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