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Accusato di bancarotta fraudolenta: imprenditore di Senigallia assolto

La sua società nel settore edile, dichiarata fallita, è stata vittima delle vicende legate al crack Banca Marche

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Nell’agosto 2021, un imprenditore di Senigallia, nominato liquidatore di una società edile, era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver aggravato il dissesto della società poiché non avrebbe richiesto il fallimento in proprio.

La società, costituita nel 2008 dall’imputato e da una nota società edile che operava sul territorio marchigiano, aveva in precedenza acquisito un fabbricato da ristrutturare, per poi rivendere le unità immobiliari derivate dai lavori.

L’operazione immobiliare sotto un profilo finanziario si era concretizzata tramite l’accensione di un contratto di leasing con Medioleasing spa, società partecipata da Banca Marche, che anticipò il costo d’acquisto dell’immobile e poi avrebbe dovuto versare alla società le somme necessarie a coprire gli stati d’avanzamento lavori.

L’intervento edilizio procedette regolarmente fino a marzo 2010, quando Medioleasing iniziò a rallentare questi ultimi pagamenti a favore della società, a causa delle problematiche che poi hanno portato al crack di Banca Marche: questo comportò un blocco dell’operatività della società, fino a costringerla alla messa in liquidazione poiché non riusciva più a far fronte agli impegni verso i fornitori.

L’imputato, nel frattempo nominato liquidatore della società, riconsegnò l’immobile a Medioleasing.

A luglio 2021, quindi 11 anni dopo la riconsegna dell’immobile, il Tribunale di Ancona decretò il fallimento della società su istanza di REV gestioni crediti spa, società che acquistava i crediti in sofferenza da Nuova Banca Marche, che nel 2015 per effetto del decreto 180 /2015 cosiddetto “salva banche” aveva incorporato anche Medioleasing.

Unico debito della società fallita risultava verso Medioleasing, ma il liquidatore, fatto cruciale, non fu assolutamente avvertito dell’udienza fallimentare: quindi non riuscì a difendersi nelle sedi opportune, ma fu informato dal curatore fallimentare a fallimento intervenuto.

L’imputato, oggi difeso dall’avv. Corrado Canafoglia, ha sempre sostenuto di non aver mai aggravato il dissesto societario della società oggi fallita.

Il credito per cui Medioleasing tramite REV ha chiesto il fallimento è rappresentato dal valore dell’immobile, la cui proprietà non solo è rimasta sempre in capo a Medioleasing, ma addirittura l’immobile è rientrato nella disponibilità di quest’ultima che dopo la crisi di Banca Marche lo cedette a terzi.

La difesa dell’imputato ha ricostruito tutte le vicende del crack Banca Marche, compresa la cessione dei crediti in sofferenza a REV gestioni crediti, società controllata dal Ministero dell’economia e finanze, nonché l’attività di riclassificazione e/o valutazione dei crediti gestita nel periodo 2010/2011 sotto l’egida di Banca d’Italia, che, entrata in Banca Marche, impartì direttive precise in merito, soprattutto con riguardo al comparto edile, anticipando una direttiva europea che sarebbe entrata in vigore solo nel 2016.

Tale iniziativa comportò per Banca Marche-Medioleasing che tutti i crediti imputabili al mondo dell’edilizia (mutui-finanziamenti-leasing) venissero attenzionati ed ogni operazione subisse bruschi rallentamentinell’erogazione in prima istanza o peggio ancora per coprire gli stati di avanzamento lavori nei rapporti di leasing in costruendo.

Ciò ebbe nefaste conseguenze su tutte le imprese edili che operavano in quel periodo storico, compresa quella fallita e oggetto del procedimento, mettendole in seria difficoltà di liquidità, nei casi in cui esse non fossero provviste di denaro, causando loro gravi ritardi nei pagamenti dei ratei di mutuo e/o di leasing.

Tale situazione comportò che molte imprese marchigiane si trovarono in difficoltà ad onorare gli impegni assunti verso Banca Marche e quindi le loro posizioni furono riclassificate da crediti in bonis ad incagli o peggio a crediti in sofferenza.

Tutto ciò è emerso nel processo contro gli ex amministratori di Banca delle Marche venerdì 20 settembre davanti alla Corte di Appello di Ancona e l’avv. Canafoglia ha prodotto una mole importante di documenti a supporto della tesi difensiva dell’imputato, facendo emergere che quest’ultimo non ha aggravato alcun dissesto della società, bensì è risultato essere lui e la società poi dichiarata fallita vittima della vicenda del crack Banca Marche, analogamente a tante imprese soprattutto del settore edile che operavano nelle Marche in quel periodo.

Il Tribunale di Ancona presieduto dal dr. Renna ha accolto la tesi difensiva prospettata ed ha assolto l’imputato perché il fatto non costituisce reato.

La vicenda trattata in questo processo è la fotografia di quanto accaduto a seguito del crack Banca Marche, che ha polverizzato i risparmi di molti marchigiani, ma anche causato profonde crisi aziendali su tutto il territorio” ha affermato l’avv. Corrado Canafoglia nella sua arringa finale.

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