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Luciano Bonaparte e il mistero delle lettere scomparse

Riccardo Marletta ripercorre un caso, risalente al 1855, che coinvolse Senigallia e l'imperatore francese Napoleone III

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Ci fu un tempo in cui la città di Senigallia fu al centro di un intrigo internazionale che ancora oggi lascia irrisolti tanti dubbi.

Il 12 luglio 1855 moriva Alexandrine de Bleschamp, vedova di Luciano Bonaparte, nella villa sulla collina del Cavallo a Senigallia a causa dell’epidemia di colera.

Il testamento da lei redatto non accontentava tutti i figli, poiché quasi l’intera eredità era stata data alla nipote Luciana, moglie del conte Faina di Perugia.

Così Pietro Bonaparte, settimo figlio di Luciano e Alexandrine, decise di scrivere allo zio, l’imperatore francese Napoleone III, citando per la prima volta delle lettere che non sarebbero dovute cadere per nessun motivo in mano straniera poiché contenevano informazioni riservate sulla famiglia. Pietro ricordò inoltre allo zio che, secondo uno statuto da lui stesso promulgato nel 1853, poteva bloccare tutte le disposizioni testamentarie della famiglia “invocando” il segreto di stato, sperando forse di venire in possesso dell’eredità materna.

Il 13 luglio viene reso noto dal segretario di stato da Ancona che la principessa Alexandrine era morta la sera prima, a quel punto vennero intraprese le vie diplomatiche per mettere le mani sui documenti di Luciano custoditi nelle residenze di Senigallia, da Ancona inoltre, l’imperatore invia anche il Conte De Challaye e l’agente consolare da Pesaro De Billy. Questi due personaggi furono mandati, si dice, per tutelare i diritti degli eredi, ma molto probabilmente per recuperare i documenti che un tempo erano appartenuti a Luciano.

Tra i tanti carteggi del principe vi erano 350 lettere che erano state divise in cinque gruppi: il primo si riferiva al periodo in cui Luciano fu ambasciatore in Spagna, il terzo gruppo erano lettere tra Napoleone I ed il fratello Luciano, il secondo ed il quarto gruppo erano lettere tra Luciano ed alcuni generali francesi ed il quinto, infine, era formato da lettere di carattere privato tra i familiari della famiglia Bonaparte.

Da Roma si mosse anche il segretario dell’Ambasciata francese che il 22 ottobre dello stesso anno riuscì ad impossessarsi delle lettere accordandosi con il notaio di famiglia Livio Bruschettini e l’avvocato Pietro Battaglioni di Senigallia.

Il 27 novembre le lettere arrivarono a Marsiglia dove ad accogliere la cassa che le conteneva c’era l’Imperatore in persona insieme al ministro degli esteri.

Cosa avrebbero potuto contenere quelle lettere da provocare uno scandalo che avrebbe potuto coinvolgere lo stesso imperatore di Francia?

Non lo sapremo mai. Le lettere sono state conservate al Ministero degli Affari Interni francese e mai pubblicate. In particolare quelle del quinto gruppo probabilmente sono andate distrutte!

Ciò che però si vociferava già da tempo nelle corti europee e tra gli stessi familiari era che Napoleone III fosse il risultato di una relazione clandestina tra la regina Ortensia, sua madre, e un amante di cui non conosciamo il nome.

Già altre volte la regina Ortensia Beauharnais era stata infedele al marito, il re d’Olanda Luigi Bonaparte e fratello di Luciano e Napoleone I, ma non si sarebbe mai pensato che un figlio illegittimo occupasse uno dei troni più importati d’Europa.

Del resto l’antico detto latino è “mater semper certa est, pater numquam!”

 

Bibliografia:

Gli Annali della città di Senigallia, 1800
– Radio Velluto, Fatti e Misfatti di Senigallia e dintorni, a cura di Flavio Solazzi e Leonardo Badioli

 

da: Riccardo Marletta

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