Stefano Schiavoni ricorda Mario Dondero
Nel 2015 la morte di un fotografo che ha sempre scelto da che parte stare
Nel 2015 ci lasciava Mario Dondero grande giornalista Flaneir, straordinario fotoreporter, affabulatore da osteria, partigiano delle cause migliori e partigiano lo era stato davvero da giovane nella Val D’Ossola.
Nato nel 1928, ha documentato il mondo a modo suo, l’Italia scomparsa, la politica bella e quella brutta, il 68 ed i suoi sogni, la vita privata e pubblica dei grandi come Pier Paolo Pasolini. Per il Manifesto raccontò in una delle sue ultime pagine, la storia della satira e della Rivista Charlie Hebdo. Noi che lo abbiamo ben conosciuto, frequentato forse troppo poco, ma assai stimato, dobbiamo ricordarlo e non solo per cronaca, ma come testimonianza civile e culturale, dobbiamo esporre il suo lavoro nelle nostre strutture museali, continuare a dialogare con le sue stupende immagini, collocarlo al centro dei nostri racconti sui grandi fotografi europei. Il suo patrimonio è stato salvato dalla Fototeca Provinciale di Fermo, sessanta anni di storia della cultura italiana ed internazionale.
Nella sede di Altidona dal 6 novembre 2016, gli amici della Fototeca, coordinati dal Direttore Pacifico D’Ercoli, lavorano per la conservazione, il riordino, l’inventario e la digitalizzazione di un Archivio che il Ministero ha riconosciuto d’interesse nazionale: 250.000 diapositive a colori, 350.000 negativi in bianco e nero, 150 quaderni di appunti e molto molto altro. Ogni volta che ho incontrato negli anni Mario Dondero, persona dalla gentilezza e familiarità assoluta, le nostre chiacchiere ripercorrevano ricordi legati alla creatività di una generazione che oggi sembra essere ancora più lontana, a volte aliena. Mario l’ha raccontata per tutta la vita, le sue immagini l’hanno resa famosa e con le infinite contradizioni, assai bella. Ora gli amici di Altidona si sono prefissi un importante obiettivo, l’acquisto della sua casa per costituirvi il “suo” Museo. E’ già partita una raccolta di donazioni per l’acquisto della piccola casa in vicolo Zara a cura dell’Associazione Altidona Belvedere, a testimoniare la sua presenza sul territorio. Lo scopo è appunto quello di costituire una Casa Museo, aperta al pubblico, che possa diventare un sito d’interesse storico, ovvero l’emblema di quelli che furono gli ideali che hanno animato fotografi e giornalisti prima dell’avvento del digitale. Ritengo questa scelta coerente con le nostre finalità di tutela culturale, per “un Futuro delle Memorie”, che è per noi anche il titolo di un libro che tempo addietro realizzammo, con la consapevolezza di chi, come Dondero, sceglie da che parte stare.
Stefano Schiavoni
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