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“Storie che restano: Nibio, Armanda e altri ancora”

Intervento di Massimo Bellucci a seguito della recente scomparsa dei due testimoni della Seconda Guerra Mondiale

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Nibio Greganti e Armanda Montesi

Una mattina di agosto, soleggiata, in località Martuccia (Trecastelli), nel 2014, ci incontrammo, un gruppo di persone, per raccontare e ascoltare storie di vita. Tra queste c’era Armanda Montesi, contadina. Era l’anniversario della Liberazione di quei luoghi. Qualche anno dopo a Marzocca (Senigallia) incontriamo Nibio Greganti. Entrambi sono scomparsi nei giorni scorsi.

Le storie di vita si incrociano con la “grande” storia, ed ecco che Armanda ci parla di un bombardamento notturno, nel ‘44, quando lei, ragazza, si carica sulle spalle la sorellina di cinque anni per cercare di mettersi in salvo, correndo nei campi. Era notte e l’erba tanto alta.

Nibio ci parla del suo ritorno a Marzocca, nell’autunno ‘43, dall’Umbria dove era per lavoro, raccontando una frottola (per non farsi arrestare) ai tedeschi che lo hanno fermato ad un posto di blocco, lui su una bici senza copertoni. Tornava a casa per poi unirsi al locale gruppo partigiano. Ce ne ha parlato come di una scelta naturale, quasi ovvia.

E ciò che accomuna persone così diverse è il modo essenziale e umile con cui raccontano vicende nelle quali hanno rischiato la vita, dentro eventi che hanno rappresentato lo spartiacque del Novecento, la guerra, la lotta di liberazione, poi la ricostruzione, la “grande trasformazione”. Persone normali che hanno fatto azioni eroiche, ma lontane dalla retorica con cui di solito si celebrano le ricorrenze civili.

Queste ed altre storie (più di cento) sono state raccolte e registrate (ass. Gesto, progetto Memoteca). Sono state il motore di tante iniziative pubbliche, spesso tra l’indifferenza delle istituzioni locali.

Perché fare esercizio di memoria personale e storica richiede fatica, ma di quella fatica buona che poi ripaga spiritualmente. E che non dà quella visibilità di cui molti sono alla ricerca.

Cosa resta delle loro esistenze? Tanto, per chi ha avuto la pazienza (e il piacere) di mettersi in ascolto.

Quella tensione verso la libertà fatta di tenacia, coerenza, umiltà, se guardiamo la classe politica attuale (maggioranze e opposizioni di turno), non sembra aver lasciato una evidente eredità.

“La guerra è stata brutta, chi non l’ha vissuta fa fatica a capire quanto è stata brutta!” Ci ha raccontato quel giorno Maria Ferretti, di Ripe, ad oggi ospite di una casa di riposo.

Eppure si è tornato a parlare di una nuova guerra mondiale come di una opzione realistica.

Ma io sono convinto che invece qualche positiva impronta rimane. La intravedo nelle argute domande di alcuni studenti che vogliono capire meglio gli eventi storici. Nella giovane infermiera del turno di notte che rimane gentile e professionale nonostante i tagli, i turni pesanti, la dissennata organizzazione sanitaria. La colgo in chi lotta, anche silenziosamente, contro la crisi climatica, con comportamenti coerenti. Casi rari, ma accadono.

E dobbiamo ringraziare Armanda, Nibio, Maria e tutti e tutte coloro che ci hanno dato tanto coi loro racconti, ma soprattutto con la loro condotta di vita, forse senza neanche rendersene conto fino in fondo.

 

da: Massimo Bellucci

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