“Una ventata di aria fresca il convegno a Senigallia con Mario Tozzi”
Associazioni ambientaliste: "Sui fiumi rinaturalizzare è la parola d'ordine. Da noi invece opere faraoniche, spesso non compiute"
È stata una vera e propria ventata di aria fresca quella portata, venerdì 10 maggio al convegno promosso dal Gruppo imprenditori Senigalliesi e Caritas, da Mario Tozzi, geologo, conduttore televisivo e divulgatore scientifico.
Tozzi ha infatti spiegato con esemplare chiarezza cosa bisognerebbe fare quando ci si occupa di fiumi. La parola d’ordine è rinaturalizzare, restituire i fiumi alle loro naturali dinamiche, il che naturalmente non significa abbandonarli.
Tozzi ha citato la legislazione europea sulla gestione ambientalmente sostenibile dei fiumi e le esperienze che, in tanti paesi, hanno concretizzato questi metodi ottenendo il risultato di preservare le popolazioni residenti dalla minaccia delle alluvioni.
Qui da noi siamo invece di fronte alla politica delle opere faraoniche, il più delle volte neanche compiute.
Dietro l’espressione “messa in sicurezza” poi, si nascondono una serie di intenti e di interventi che in questi 18 mesi hanno trasformato completamente i fiumi Misa e Nevola in due canali artificiali con curve e profili geometrici. Una eterna “massima urgenza” che ha visto ruspe e camion intervenire per rimuovere, raschiare e trasportare terra. Il lavoro che normalmente fa un fiume con il trasporto solido che va a costituire la spiaggia di velluto di Senigallia. Per contro vanno a rilento sia la progettazione che la realizzazione di aree di laminazione naturale oltre che le famose vasche di espansione. Senza occuparsi affatto di tutto il territorio agricolo e collinare in preda a continui smottamenti ed erosioni.
Siamo proprio convinti che sia questa la soluzione per evitare che l’acqua durante un’alluvione allaghi campagne e città e metta a rischio la vita delle persone?
Proviamo ad immaginare cosa sarebbe accaduto nelle ultime due alluvioni: milioni di metri cubi di acqua che non esondano in campagna, grazie agli argini desertificati e all’alveo allargato, e che inevitabilmente si riversano a Senigallia dove ci sono i famosi restringimenti. L’obiettivo principale di salvare l’area a maggior rischio sarebbe pregiudicato. Ma il vice commissario Babini si è spinto molto oltre, in una escalation che dal raschiamento dei fiumi ipotizza, udite udite, addirittura un canale scolmatore che devi le acque del Misa lungo il corso del fiume Cesano: una vera e propria aberrazione che mostra tanta mania di gigantismo quanta ignoranza del territorio. A Cesano questa proposta non l’hanno presa bene!
Nei vari documenti ufficiali del contratto di fiume (ne riparleremo) si sbandiera tanto la sostenibilità nella gestione dei fiumi. Finora si è fatto l’esatto contrario!
Ci resta solo la speranza, ahi noi fragile, che il clima sia clemente!
Amici della foce del fiume Cesano, Confluenze, Gruppo Società e Ambiente, Italia Nostra, WWW Ancona Macerata
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