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Ipotesi sull’originaria Via Flaminia per Ancona e Sena (Senigallia)

Presentazione martedì 7 maggio alla Biblioteca Antonelliana per la nuova monografia di Ettore Baldetti

Tabula Peutingeriana, una rappresentazione itineraria tardo-romana

Martedì 7 maggio alle ore 17.15 presso la Biblioteca “Antonelliana” di Senigallia verrà presentata la nuova monografia di Ettore Baldetti, deputato della Deputazione di Storia Patria per le Marche, “Ipotesi sull’originaria Via Flaminia per Ancona e Sena (Senigallia)”, con l’intervento dell’autore e l’introduzione di Marco Pettinari, presidente dell’Associazione “Sena Nova”, che organizza l’evento in collaborazione con l’Associazione “Augusto Bellanca”.

Lo studio intende dimostrare che la Via Flaminia, inaugurata dal console e censore Gaio Flaminio fra il 223 e il 220 con il fine di fornire un rapido collegamento militare di Roma con il fronte nemico gallico-padano, cioè con la costa adriatica e Rimini, non vi arrivava passando per la valle del Metauro, ma per Ancona e Sena (Senigallia), percorrendo, da Nuceria (Nocera Umbra), la valle del Potenza e la litoranea.

Tale teoria era già avanzata dallo studioso tedesco Gerhard Radke nel 1971, il quale tuttavia faceva passare l’arteria a Camers (Camerino), mentre riteneva che il tracciato, attraverso la minacciosa gola del Furlo, fosse stato successivamente inaugurato dal console Tiberio Sempronio Gracco nel 177 a. C. – da cui il nome di Forum Sempronii, odierno Fossombrone -, cioè il “foro o mercato di Sempronio” e quindi ristrutturato da Augusto.

La più antica citazione della via si ha nelle ‘Filippiche’ di Cicerone“Potrei evitare la Cassia e prendere la Flaminia. Ma se, come si dice, Ventidio è già giunto ad Ancona, potrò arrivare a Rimini in tutta sicurezza?”, in cui lo statista, fra il 44 e il 43, dovendo raggiungere Rimini ed evitare l’incontro con Ventidio, associa la Flaminia esplicitamente ad Ancona.

L’Itinerarium provinciarum Antonini Augusti (310.5-312.6), una registrazione viaria dell’Impero Romano, riporta il seguente brano: “…la Flaminia. Da Roma fino ad Ancona, attraverso il Piceno, e quindi fino a Brindisi”. Seguono le tappe fra Nuceriae (Nocera Umbra) e Ancona: Dubios, presso l’odierno Bivio Ercole, Prolaque (Pioraco), Septempeda (S. Severino Marche), Trea (Treia) e Auximum (Osimo), cioè proprio quella direttrice Prolaquense-Settempedana qui indicata come probabile tratto dell’originaria Via Flaminia. Oltretutto nello stesso testo si cita in modo anonimo anche il percorso della Flaminia d’età imperiale, per Spoleto, Fossombrone e Fano.

Gli originari fora stradali erano centri viari ubicati all’incirca nel mezzo del tracciato attuato dal magistrato richiamato nel relativo nome del foro. La rete stradale romana originaria raggiungeva normalmente le città limitanee, toccando le roccaforti intermedie, soprattutto costiere, in questo caso l’importante porto di Ancona e Sena (Senigallia), la prima colonia romana della zona marchigiano-romagnola. Forum Flaminii, attuale San Giovanni Profiamma presso Foligno, è distante infatti 166 km da Roma e 164 da Senigallia. Le pietre miliari, collocate posteriormente, non sempre invece sono prove fondamentali sui relativi tracciati: ad esempio i due cippi miliari rinvenuti vicino a Corinaldo e presso Sassoferrato concordano maggiormente con due distinti percorsi per Roma di età imperiale. La documentazione successiva risolve l’arcano, laddove in area marchigiano-romagnola riporta maggiori attestazioni riferite alla Flaminia, per la zona litoranea o paracostiera delle Marche centrali, come l’odierna Flaminia tra Ancona e Falconara Marittima, risultando pressoché assenti a nord di Fano.

Nel contributo è stato inoltre individuato, in un’epigrafe viaria conservata a Barbara, la dedica al duoviro pompeiano Publius Aninius, fautore delle monumentali Terme Stabiane e seguace di Silla nelle schiere guidate da Gneo Pompeo, originario del Piceno.

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