Dieci anni dopo l’alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia
Non fu la prima alluvione, non fu purtroppo l'ultima, ma ancora oggi segna la paura ogni volta che piove
Era un giornata piovosa (molto piovosa), come lo è stata in parte anche in questo 2024, quel 2 maggio 2014. Preludio al successivo sabato 3 maggio 2014, che fece piombare Senigallia in quell’incubo alluvionale che a dieci anni di distanza ancora la perseguita.
La disastrosa alluvione del 2014, di cui ricorrono i dieci anni, non fu certo la prima, come la storia ci racconta attraverso testimonianze scritte e orali di quelle del Novecento e documentali per i secoli precedenti. Non fu purtroppo neppure l’ultima, dato che il 15/16 settembre 2022 il territorio fu colpito ancora più duramente.
Ma da un certo punto di vista, l’alluvione del 3 maggio 2014 è stata forse “segnante” per la popolazione e il territorio perchè ormai da decenni il fiume Misa, che pur in diverse occasioni aveva periodicamente superato i limiti di guardia, non portava con le sue acque danni, distruzione e, soprattutto, vittime.
Non si poteva credere di trovarsi in tale stato di insicurezza e di pericolo, quando lungo le strade di parte di Senigallia l’acqua del fiume iniziò a prendere il posto delle persone e dei veicoli, quando scantinati, garages, marciapiedi, giardini, scuole, negozi, locali, case al piano terra, e anche abitazioni sopraelevate in molti casi, furono invasi dal Misa, dalla sua acqua e dal suo fango. Quando tre vite furono strappate via dalla furia dell’alluvione; quando migliaia di persone rimasero bloccate in casa, al lavoro, a scuola: prigionieri di una natura incontrollata e incontrollabile, che si stava riprendendo gli spazi che la città e l’uomo negli anni avevano fatto propri.
Sono vivissime negli occhi di tutti, anche a dieci anni di distanza, le scene di quelle acque che scorrevano a tratti impetuose, a tratti placide, ma lo facevano sull’asfalto e non nel letto del Misa, salendo inesorabilmente: centimetri, decimetri, metri. Tutti ricordano dov’erano, cosa stavano facendo, cos’hanno fatto dopo. Una sorta di 11 settembre in salsa senigalliese.
La pioggia cessò, nella tarda mattinata del 3 maggio 2014, l’impeto del Misa rientrò col passare delle ore, le acque defluirono ma lasciarono, oltre al fango, indelebilmente il loro segno. Fatto di danni anche irreparabili, come nel caso delle vittime, di passerelle piene di promesse, spesso rimaste tali, di vicinanza, aiuto e supporto, di interventi di soccorso pronti ed efficenti e di interventi di manutenzione che hanno latitato, come ci è stato dimostrato otto anni dopo, di processi ancora in corso per stabilire le evenutali responsabilità, e di quel senso, come recitava una pubblicazione fotografica edita mesi dopo, di paura che torna ogni volta che piove.
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