“Da ponte Garibaldi sopraelevato, impatto devastante sul paesaggio urbano”
Italia Nostra ripercorre la storia dei ponti in centro a Senigallia: "Evitare di modificare immagine storica della città"
L’intervento dell’arch. Bacchiocchi comparso giorni fa sulla stampa on line in merito al progetto del nuovo ponte Garibaldi solleva un problema reale e ci trova pienamente consenzienti, sia per quanto riguarda la critica radicale alla proposta della Regione, sia per quanto riguarda la soluzione alternativa avanzata.
Pensare ad un ponte sopraelevato con rampe di accesso significa infatti non tenere in nessun conto l’impatto devastante che una struttura di queste dimensioni avrebbe sul paesaggio urbano del centro storico, oltre agli effetti negativi che avrebbe sulla viabilità cittadina già abbastanza tormentata.
E’ il solito conflitto fra opposte esigenze che si ripropone ogni qualvolta ci si trova a dover inserire nuovi manufatti progettati secondo standard moderni nel tessuto urbano di un centro storico, sia per l’edilizia residenziale che per le opere pubbliche. Finché la tecnologia, gli stili architettonici e i modelli progettuali nel campo dell’edilizia abitativa non si sono discostati sostanzialmente da quelli caratterizzanti i centri storici fino alla metà del ‘900, l’inserimento di nuove opere od edifici non ha comportato grossi problemi. Quando invece gli standard abitativi e la normativa sulla sicurezza, soprattutto per le opere pubbliche, sono cambiati e si è affermata l’esigenza di introdurre nuovi modelli e nuove tecnologie, si è subito palesata la difficoltà di armonizzare il nuovo con il vecchio.
Nel caso specifico è evidente a tutti che cosa significherebbe un ponte elevato sopra i parapetti del fiume inserito sullo sfondo dei portici, del Foro Annonario e della limitata altezza delle abitazioni che fiancheggiano il porto canale: è innegabile che un intervento del genere provocherebbe una lacerante ferita all’immagine storica della città.
Di ponti a Senigallia ce ne sono stati molti nel tempo, e si sono rivelati sempre funzionali di volta in volta alle necessità della città e ben inseriti nel contesto architettonico. Il ponte più antico noto è quello medievale (non sappiamo di quelli romani), attestato nella seconda metà del ‘400 e ubicato all’altezza della chiesa del Porto, denominata per questo S. Maria del ponte del Porto. Era l’unico ponte ed era in una posizione così arretrata per permettere anche alle barche a vela di risalire il canale, che allora costituiva il porto della città. Rimase in questa posizione anche dopo la ricostruzione roveresca della metà del ‘500, quando per entrare nella città murata, superato il ponte, si doveva costeggiare l’attuale via dei Portici Ercolani fino all’ex Liceo Classico, dove era la Porta Vecchia, l’unica porta della città su questo lato.
Se invece provenendo sempre da nord si voleva proseguire verso Ancona, non esistendo ancora la strada costiera dietro la Rocca, si doveva passare a monte della città, percorrendo l’odierna strada delle Caserme, dove era l’edificio della Posta per il pernottamento e il cambio dei cavalli. Per agevolare questo percorso nel ‘500 venne costruito il Ponte della Posta all’altezza del vecchio lavatoio, mentre il ponte del Porto veniva ricostruito e dotato di un meccanismo che permetteva il sollevamento della parte centrale per consentire il passaggio delle barche a vela.
Con l’ampliazione di metà ‘700 e il prolungamento della città verso ovest cambiò tutto. Il vecchio ponte fu demolito, al suo posto ne venne costruito un altro in corrispondenza dell’odierno Corso 2 Giugno (oggi denominato degli Angeli) per creare un percorso unico con l’odierna via Carducci e la nuova Porta Lambertina verso Fano. Venne demolito anche il ponte della Posta e sostituito da un altro in corrispondenza della piazza del duomo e dell’odierna via Cavallotti sul luogo dell’odierno Ponte Garibaldi, dove veniva aperta la nuova Porta Cappuccina o della Posta. Per continuare a permettere l’accesso delle imbarcazioni a vela anche il ponte del Corso veniva dotato di un meccanismo di sollevamento.
Questo congegno non fu più necessario per i successivi ponti della ferrovia e della statale dopo l’Unità, perché vennero edificati ad una altezza molto superiore al parapetto del porto canale mediante sopraelevazione della sede stradale e ferroviaria. Veniva però creato uno sbarramento fra città e mare, interrompendo quella continuità fra città e litorale che aveva caratterizzato secoli di storia urbana. Bisogna evitare quindi che anche questi nuovi interventi sui ponti vengano a creare ulteriori barriere, modificando l’immagine storica della città e complicando più di quanto non lo siano già i collegamenti diretti fra la città e il lungomare.
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