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Il Comune fa chiarezza sulla chiusura del Circolo Arci di Scapezzano

"Le ricostruzioni parziali creano solo confusione, come accaduto in questo caso"

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Veduta laterale del Circolo Arci di Scapezzano

La narrazione della vicenda del Circolo ARCI di Scapezzano e soprattutto le gravi minacce, rivolteci sui social da alcuni soggetti, ci costringono a ripercorrere esattamente la vicenda.

Precisiamo che sulla questione avremmo preferito che prima venisse definita per poi darne notizia alla stampa, sia perché, come diremo appresso, l’iter della sanatoria non si è ancora concluso, sia perché trattandosi di un circolo non volevamo che la vicenda, come poi nostro malgrado è accaduto da ieri, venisse strumentalizzata.  

Ecco i fatti:

Il 2 dicembre scorso, durante le perlustrazioni dei Vigili Urbani, per verificare i danni causati dalle forti raffiche di vento che hanno colpito il nostro territorio, veniva rilevata nei pressi del Circolo Arci di Scapezzano, la presenza a terra di porzioni di lastre di eternit distaccatesi dalla copertura del Circolo stesso.

Così, come previsto per legge, il 5 dicembre veniva notificata al Presidente del Circolo una ordinanza per la messa in sicurezza e smaltimento di quel materiale pericoloso caduto in strada.

Va subito detto che l’edificio del Circolo è stato costruito lungo la cinta di mura costituente i resti del Castello di Scapezzano, che unitamente ai torrioni, alla porta di ingresso fortificata con sovrastante torretta dell’orologio, sono sottoposti a tutela monumentale, in virtù del Decreto Ministeriale del 22.10.1926.

Durante le settimane successive, a seguito di un controllo edilizio, è emerso che l’intero immobile è stato edificato su terreno di terzi, senza alcuna autorizzazione urbanistica, tant’è che lo stesso Circolo aveva presentato nel lontano 29.3.1986 una pratica di condono edilizio per sanare l’abuso.

In realtà questa pratica non fu accompagnata dai documenti necessari per essere esaminata, i quali ancor oggi non risultano essere stati mai depositati dal Circolo ARCI Scapezzano (tra le altre cose non sono stati mai prodotti l’avvenuto accatastamento dell’immobile e l’attestazione dell’idoneità statica dell’edificio), nonostante le ripetute richieste avanzate dal Comune di Senigallia il 17.11.1994 e 2.5.1996, una circostanza che rendeva non accoglibile la domanda di condono edilizio all’epoca presentato.

Il 19 gennaio scorso incontrammo il Consiglio Direttivo del Circolo in Comune, alla presenza dei tecnici comunali, che hanno descritto ai soci presenti (alcuni dei quali ci confermarono di conoscere già e bene la questione) le criticità che l’immobile presentava sotto il profilo autorizzativo.

Non solo: in quell’occasione il Sindaco e gli Assessori presenti diedero la loro disponibilità e quella del Comune a collaborare con i soci per ricercare una soluzione alternativa, considerato che l’immobile era rimasto privo di alcune porzioni di copertura nelle parti in cui si erano staccate le lastre di eternit e che quindi si sarebbe proceduto a chiudere il locale, finché i lavori non sarebbero stati effettuati.

Il 7 febbraio 2024 perveniva in Comune una lettera da parte dell’avvocato del Circolo ARCI di Scapezzano, con la quale si eccepiva che nelle raccomandate del Comune di Senigallia del 17.11.1994 e del 2.5.1996 non fosse stato indicato il termine perentorio entro cui produrre la documentazione necessaria e quindi veniva richiesto che fosse nuovamente concesso.

A questa missiva il Comune rispondeva il 20 febbraio concedendo il richiesto termine, sebbene fossero passati ben 27 anni da quando i solleciti erano stati ricevuti dal Circolo senza che questi avesse mai adempiuto a quanto richiesto.

Il fatto che, per legge, non si possano realizzare i lavori di copertura su un immobile non sanato, ha impedito di sostituire la copertura del fabbricato, per cui nei punti in cui le lastre di eternit si sono staccate, è rimasto aperto alle intemperie che hanno imbibito parte del cartongesso che costituisce il solaio dell’immobile e per poi bagnare il locale interno coperto da teli in plastica dal Circolo, come da fotografie prodotte da quest’ultimo.

Il 30 gennaio scorso, il SUAP dell’Unione dei Comuni Le Terre della Marca Senone, come previsto per legge, comunicava quindi l’avvio del procedimento di cessazione della attività di somministrazione di alimenti e bevande all’interno dell’immobile.

A questa comunicazione il Circolo non replicò con nessuna osservazione né produsse alcun documento, come la legge gli consentiva.

Così trascorso il termine previsto per legge per formulare le osservazioni e preso atto che nulla era stato prodotto o osservato dal Circolo, il SUAP con ordinanza del 4.3.2024 ordinava la cessazione in quei locali della attività di somministrazione di cibi e bevande e quindi con successiva ordinanza sindacale del 20 marzo 2024, veniva inibito a scopo precauzionale l’utilizzo dell’immobile, fino al perdurare della situazione di fatto, cioè fintanto che non venisse sanato l’abuso e quindi poi rimesso a posto l’edificio.

Questi i fatti.

Ci auguriamo che il Circolo riesca a sanare l’evidente abuso, ma nel contempo chiediamo rispetto non tanto per noi ma quanto per la verità, che non può essere descritta solo parzialmente perché le ricostruzioni parziali creano solo confusione, come accaduto in questo caso.

Se davvero ci fosse stata la volontà politica, come affermato strumentalmente e senza conoscere i fatti da qualcuno, di “affossare il Circolo”, saremmo dovuti andare sulla stampa appena scoperto l’abuso, sottolineando l’irregolarità e gridando allo scandalo (una reazione logica quando si scopre un fatto così grave), ma non è questa una nostra abitudine, essendo noi, invece, soliti a risolvere i problemi anziché ignorarli, come accaduto per il Circolo ARCI di Scapezzano per decenni.

Abbiamo cercato di gestire con discrezione la vicenda, cercando la massima collaborazione con il Circolo…l’essere stati ripagati con minacce e diffamazioni non è certo la migliore conferma della bontà della nostra scelta.

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