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“La giustizia non si fa mai con le guerre. Cessate il fuoco”

Manifestazione promossa da Scuola di pace di Senigallia nel secondo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina

Cessate il fuoco

Si è svolta sabato 24 febbraio la manifestazione promossa dalla Scuola di pace di Senigallia in occasione del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.

Dopo l’incontro di approfondimento svoltosi nell’aula magna del liceo Medi in piazza Roma è stato letto un messaggio per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e Palestina di cui riportiamo un estratto.

Vladimir Putin, moralmente e umanamente, non è migliore dei peggiori criminali della storia come Hitler o Stalin. Ma quando la statura morale del nemico è stata motivo per non sedersi a trattare con lui?

L’equazione per cui trattare con un criminale abietto significa dargli ragione è una menzogna. Nel mondo imperfetto della violenza prevaricatrice, la forza vince sul diritto. È forse giusto che l’Alto Adige sia stato annesso all’Italia o che all’Italia sia stata sottratta l’Istria con l’espulsione di migliaia di persone? È forse giusto che i palestinesi non abbiano uno stato autonomo? Che le loro terre siano occupate dagli israeliani? No la giustizia non c’entra niente, perché la guerra è il contrario della giustizia. Vince il più forte non chi ha ragione. La giustizia non si fa mai con le guerre.

E allora siamo stanchi di sentirci dire che noi pacifisti vogliamo la resa dell’Ucraina perché siamo contrari all’invio di armi. Noi siamo contrari all’invio di armi se questo non è accompagnato da una strategia diplomatica con l’obiettivo di far cessare la guerra.

Desideriamo l’Ucraina libera e il ritiro dei criminali Russi ma siamo stati solo realisti perché tutti sapevano che l’Ucraina non poteva sconfiggere militarmente la Russia. Forse, come mille altre volte nella storia, un prepotente si sarebbe annesso ingiustamente qualche territorio, è vero. Ma adesso, dopo centinaia di migliaia di persone trucidate, siamo sicuri che non se lo prenderà ugualmente quel territorio? Certo, dobbiamo rispettare chi in coscienza sente di dover lottare, anche con le armi, fino sacrificare la propria vita per un ideale alto, per la libertà; ma deve essere una scelta personale, non lo può decidere lo Stato se devo morire in guerra e ancor meno se devo uccidere. È necessario resistere alle mistificazioni di tutte le propagande di guerra. Resistere al bellicismo ideologico dei media che giustifica la violenza, all’aumento delle spese militari a discapito di quelle civili e guardare in faccia la realtà. Noi volevamo solo risparmiare la morte a tutte quelle persone, perché abbiamo il punto di vista delle vittime, soprattutto civili. Senza discriminazioni. Per noi ogni vittima è una sconfitta dell’umanità, un crimine che andrebbe combattuto dalla comunità internazionale muovendosi per far cessare la violenza e non aggiungere orrore ad altro orrore. Come a Gaza. All’orrore della strage compiuta da Hamas si è aggiunto l’orrore della vendetta (il diritto alla difesa andava esercitato prima o durante l’attacco terroristico). L’equazione Gaza=Hamas è inaccettabile perché la popolazione inerme, che non può scappare da nessuna parte, è vittima due volte: prima della violenza di Hamas e poi di quella Isreliana.

Si tratta di pronunciare parole precise. Chiedere a Israele di fermare la carneficina non è antisemitismo. Basta con questo subdolo tentativo di usare l’antisemitismo come scudo per ogni critica allo stato israeliano.

Le migliaia di civili palestinesi (compresi bambini e bambine) assassinati in questi decenni dall’occupazione spietata e cieca dei loro territori da parte israeliana non hanno avuto giustizia dalla strage compiuta da Hamas in Israele. E le vittime del raid del 7 ottobre (compresi bambini e bambine) non avranno giustizia se a questa strage si aggiungeranno nuovi eccidi di altri bambini e bambine. Occorre fermare il massacro, occorre fermare le armi!

Solo un cessate il fuoco può consentire la liberazione degli ostaggi Israeliani ancora prigionieri di Hamas. Lo chiedono anche le migliaia di pacifisti israeliani e palestinesi che purtroppo non hanno voce mediatica.

Per garantire un futuro alla Pace occorrerà svuotare i pozzi di odio, riempiti fino al colmo in questi mesi di bombardamenti e in questi due anni di invasione Russa dell’Ucraina.

Ricostruire fiducia nel diritto internazionale, lavorare per sostituire alla logica della guerra e delle armi quella del dialogo e del negoziato. Non sarà facile. Ma l’unico futuro possibile è quello di quattro popoli in quattro stati: Russia, Ucraina, Israele e Palestina. E per questo, come scriveva Vittorio Arrigoni, dobbiamo “restare umani, anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda”.

Commenti
Solo un commento
barbara51 2024-02-26 18:31:57
Quindi Hitler è stato fermato con gessetti palloncini ed esibizione di cartelli, giusto? Ma dove vive questa gente?
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