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L’Associazione di Storia Contemporanea sul successo di Jannik Sinner in Australia

Il tennista altoatesino è diventato il terzo italiano di sempre a trionfare in uno Slam

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Jannik Sinner

Dopo esserci occupati a fine 2023 della storia della Davis, abbiamo analizzato la finale degli Australian Open di domenica 28 gennaio 2024, una data storica visto che ha riportato dopo 48 anni un italiano (per le italiane l’ultima è stata Flavia Pennetta agli US Open del 2015) a vincere uno Slam in cinque set (3-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-3) dopo 3 ore e 44 minuti: si è trattato del decimo confronto tra Sinner e Medvedev, il sesto nell’ultimo anno, con bilancio di 6-3 in favore del russo e l’italiano vincitore delle ultime tre sfide.

Quinto italiano in una finale Slam (dopo Nicola Pietrangeli, Giorgio De Stefani, Adriano Panatta e Matteo Berrettini), Sinner è stato il terzo a conquistarne uno, dopo Pietrangeli (Roland Garros 1959 e 1960) e Panatta (Roland Garros 1976). Con quasi due milioni di dollari in più (3.15 milioni di dollari australiani, circa 1.9 milioni di euro), Sinner resta n. 4 del mondo, ma il futuro del tennis mondiale è tutto suo.

Medvedev, numero 3 del mondo, ha vinto i primi due set, tenendo le palle basse, preferendo il gioco sul rovescio e garantendo un’incredibile intensità atletica: il suo servizio è risultato implacabile, mentre quello dell’italiano non funzionava come al solito. Dopo questi due set, un giornalista navigato come Vincenzo Martucci, storica firma della “Gazzetta” ora al “Messaggero”, si è chiesto, sull’emittente federale, cosa potesse fare Sinner per ribaltare il match che lo vedeva perdente e sofferente. La risposta è arrivata sul campo con una prestazione incredibile, inattesa nel percorso (da 0-2 set a 3-2), insomma con una giornata iniziata per l’italiano male e finita benissimo. Nel decimo gioco del terzo set una prima svolta: Sinner variava i colpi a fondo campo da sinistra a destra, mentre Medvedev dava l’impressione di essere meno solido e di trattenere le energie; sul 15-30 Sinner sbagliava un passante avendo libera la metà del campo sulla destra e tirando invece a sinistra, in corridoio; nel punto successivo, dopo averlo malamente sbagliato, l’altoatesino accennava il gesto di scagliare la racchetta, segno che stava ancora rimuginando sull’errore compiuto; poi però tornava a macinare gioco, mentre il russo commetteva errori prima sconosciuti, e chiudeva 6-4 il terzo parziale.

Un altro segnale veniva dal primo gioco del quarto set, vinto da Sinner a zero, continuando a tenere alta la palla e mettendo pressione al russo: la stanchezza cominciava a far capolino e sul 1-1, Sinner recuperava con un ace (l’ottavo) il 15 di svantaggio, poi andava sotto sbagliando una smorzata per chiamare a rete il russo che sprecava malamente il dritto successivo; un fantastico contropiede e un altro dritto preciso di Sinner, che ormai lasciava andare il braccio, portavano l’italiano sul 2-1, mentre Medvedev confermava una certa spossatezza sul piano atletico: le maratone dei turni precedenti (6 ore giocate in più di Sinner e quasi 6 anni in più) si facevano sentire. Giocando punto su punto, modificando le soluzioni e mostrando una migliore tenuta mentale e fisica, Sinner imponeva il suo ritmo: nel quarto game un sorprendente lungolinea faceva da prologo a un bel recupero sui colpi del russo che si aggiudicava il secondo game con molta difficoltà e solo grazie a un lob sbagliato dall’italiano. Questi però, nel quinto gioco, si portava avanti vincendo un duello di 27 shots; seguivano un doppio fallo e tre punti bellissimi che portavano Medvedev a spasso per il campo, da destra a sinistra, sempre col fiatone e tra errori conclusisi nella rete russa. Il linguaggio del corpo era cambiato e dopo giochi alterni Sinner seguiva l’indicazione che arrivava dal suo box di lavorare l’avversario ai fianchi, mantenendo alta la velocità dei colpi: brivido nel settimo game, a palle nuove, con Sinner che scivolava sullo 0-30 (con doppio fallo sul secondo 15), ma rimediava con incredibile agonismo, un ace e una palla-break – che non concedeva dal sesto gioco del secondo set – azzerata con altro ace; seguivano due punti brillanti in favore dell’italiano, un dritto incrociato millimetrico e un altro ace (il terzo nel game).

Mentre la temperatura scendeva a Melbourne Park e la regia australiana ondeggiava alla ricerca di celebrità (il più inquadrato il mitico Rod Laver, 86enne, tra le più glamour Elle Macpherson, splendida 59enne), il set andava avanti rapidamente: se il russo faticava sempre di più, Sinner trovava degli angoli incredibili, facendo perdere la bussola all’avversario, disorientato e impreciso; Sinner sbagliava, di seguito, una volée che finiva sul nastro e un passante che transitava nell’area della giudice di sedia Aurélie Tourte, ma finalizzava il set-point dopo due missili a fondo campo: sul primo il russo abbozzava una risposta, sul secondo capitolava. Le statistiche del quarto set registravano 12 errori non forzati del russo contro i 10 dell’italiano e proiettavano un’ombra decisiva sul quinto.

Quest’ultimo si apriva con un curioso sipario del russo che chiedeva di andarsi a cambiare, ma si vedeva concesso dalla Tourte solo un cambio veloce poco fuori il campo. Il primo punto era di Sinner che, dopo un diritto steccato sul 15-15, si sentiva dire dal suo box: “Mostrami quello che hai”. L’italiano rispondeva prima aggiudicandosi lo scambio più lungo della finale (39 colpi), seguito da uno smash sulla seconda di servizio, nel primo gioco vinto. Il pubblico della Rod Laver Arena andava in visibilio, insieme a quello di mezzo pianeta (2 miliardi hanno seguito il torneo in tv, un milione sono stati i biglietti venduti a Melbourne). Il controllo del match, appannaggio del russo nei primi due set, cambiava padrone. Medvedev si aggrappava al servizio per rimanere attaccato alla partita, ma appariva stanco e non riusciva a cambiare direzione sui colpi pressanti di Sinner, sicuro negli scambi e nell’approccio veemente e differenziato. Nell’aria più rarefatta, l’italiano dimostrava di avere più ossigeno e maggior desiderio di vincere.

La svolta arrivava al sesto gioco, vinto a 15, tra passanti e accelerazioni di Sinner, una volée sbagliata del russo e infine un diritto incrociato dell’italiano che replicava a una battuta violenta: dal 4-2 si passava velocemente al 5-3 quando calavano i titoli di coda: il championship point arrivava con un lungolinea tricolore che non lasciava scampo.

Chiusura con gli abituali cerimoniali – compresa una variatio sugli aborigeni fischiata da parte del pubblico – e un’unica certezza: il ragazzo nato a San Candido il 16 agosto 2001 ha ancora tanto da dire e da dare al mondo della racchetta, come ha sentenziato lo stesso Laver: “Italian tennis is in good hands […].With his all-round game and youth, he is bound for many more” (“Il tennis italiano è in buone mani […].Con il suo gioco a tutto tondo e la sua giovinezza, [Sinner] è destinato a farne molti altri”). Di slam, of course. Le dichiarazioni del vincitore post-partita sono state eleganti, sorridenti e misurate: “In Italia ora è freddo, è più bello correre dove c’è il sole in un campo di 15.000 persone ma che sembrano molte di più. Auguro a tutti i bambini di avere dei genitori come i miei, che mi hanno dato la libertà di scelta. Arrivederci al prossimo anno”. Chapeau!

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