Ettore Baldetti: “Inizio in sordina della demolizione di Villa Torlonia”
"Sarebbe stato auspicabile che non avessero lasciato l’iniziativa di tutela in mano ai privati cittadini"
Con riferimento alle opere demolitorie della napoleonide Villa Torlonia, iniziate venerdì 22 settembre nella parte posteriore come appreso dalla stampa quotidiana malgrado un monitoraggio pressoché giornaliero nella struttura portante del tabellone d’inizio lavori, e in particolare all’articolo del “Corriere Adriatico” dal titolo “È iniziata la demolizione di Villa Torlonia”, vorrei precisare quanto segue.
La frase, nella quale si annuncia che “l’ex assessore Ettore Baldetti aveva fatto l’esposto ai Carabinieri, inviato in procura, ma l’impresa non stava commettendo alcun reato”, è senz’altro giusta, in quanto notoriamente la proprietà privata gode delle relative autorizzazioni fra cui quella più rilevante della Sovrintendenza datata 2018, ma non rende giustizia della reale motivazione per la quale l’ex assessore, supportato da 5 cooperatori e da tanti altri cittadini, ha posto la questione nelle mani della magistratura.
Nell’esposto d’urgenza, presentato il 4 settembre scorso al Comando dei Carabinieri di Senigallia, si chiedeva infatti il giudizio della Procura della Repubblica del Tribunale di Ancona – senza alcuna risposta fino ad oggi –, proprio sull’erroneità e conseguente fallacità del basilare giudizio della Soprintendenza, riportato nell’autorizzazione prodotta dalla Commissione Regionale per il Patrimonio (n. 117, 3-10-2018), al di là delle successive e reiterate dimostrazioni sulla rilevanza storica europea della più antica residenza aristocratica a vocazione marina della città balneare, tale da coinvolgere nel corso dell’Ottocento un grande statista della Rivoluzione Francese come Luciano Bonaparte, fratello del futuro imperatore Napoleone, il nipote imperatore Napoleone III, il sindaco di Roma e senatore, duca Leopoldo Torlonia, non già solamente la sede di “importanti famiglie quali i Bonaparte e i conti Torlonia”, secondo quanto riportato nel suddetto testo.
Erronea e infondata sarebbe poi l’affermazione che “l’edificio fu però gravemente danneggiato dal sisma del 1930 e i lavori che ne seguirono compromisero radicalmente la struttura architettonica originale”, come facilmente constatabile dal confronto fra le foto attuali e quelle d’epoca, qui allegate, dove si nota che i cordoli di cemento armato, assenti nelle immagini d’inizio ‘900 – nelle quali l’edificio napoleonide poi acquistato dai Torlonia appare sostanzialmente nella forma attuale –, risalirebbero invece all’intervento datato 1931, anno riportato accanto al bassorilievo della Madonna di Loreto della facciata anteriore, cioè ad un restauro conservativo tipico dell’epoca.
In luogo dell’immobilità sostanziale o del silenzio assordante che ha caratterizzato gli amministratori comunali, i consiglieri di opposizione, sia pure guidati dalla nuova segreteria del PD, e le dirigenze di talune associazioni locali vocate alla tutela e alla valorizzazione dei beni storici, o degli impropri giudizi sulla rilevanza estetica del sito, comunque immotivati per un luogo della memoria di rilevanza europea, sarebbe stato auspicabile che non avessero lasciato l’iniziativa di tutela in mano ai privati cittadini, che oltretutto dovrebbero rappresentare, e che si fossero mobilitati, non solamente per garantire i legittimi diritti economici della proprietà privata ma anche e soprattutto per salvaguardare il bene storico-architettonico altresì a fini economico-turistici, riservandosi eventualmente di costituirsi in qualità di parte civile per la perdita di un prezioso patrimonio storico dell’intera comunità.
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