“Un inferno moderato”
Riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni da Massimo Bellucci: "Il rapporto con la terra in passato era diverso. Riabilitiamolo"
Stavo bevendo un cappuccino al bar in una normale giornata di ferie con le previsioni del tempo in sottofondo: “oggi caldo moderato, con massime di 35 gradi…” Caldo moderato?
E’ di qualche giorno fa la notizia che, con temperature superiori a 35 gradi, le aziende possono chiedere la cassa integrazione, perché è impossibile materialmente lavorare.
Decidetevi: 35 gradi sono moderati o insopportabili?
Il punto è che ancora non abbiamo le parole giuste per raccontare la crisi climatica che stiamo attraversando.
L’espressione “surriscaldamento globale” non funziona. In fondo il caldo è bello, richiama l’estate, le vacanze, il mare ecc.
Anche “cambiamento climatico” non funziona: il clima è sempre cambiato, ci sono state le glaciazioni seguite da fasi calde.
I discorsi scientifici sulle temperature medie di riscaldamento, 1,3 gradi in più, 1,5 gradi in più, buttati lì dai mezzi di comunicazione, non rendono l’idea della gravità della situazione. Uno neanche si accorge di mezzo grado in più o in meno.
Anche i discorsi, pur realistici, su possibili scenari catastrofici rischiano di non essere presi sul serio, polarizzando il dibattito tra apocalittici vs integrati: 1) “la fine del mondo è vicina, bruceremo (o annegheremo) tutti”; vs 2) “d’estate ha sempre fatto caldo, c’è sempre stata la grandine, anche nel ‘76 ci fu un’alluvione” ecc.
Ho provato a contare le associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale, sono circa 80, da quelle storicamente più di lunga data (WWF, Fai, ecc.) fino ad altre mai sentite. Molte di queste sono diffuse a livello mondiale. Dal novero sono esclusi i soggetti più recenti (Fridays for future, Ultima Generazione ecc.)
Diversi partiti politici in numerose nazioni si dicono ambientalisti. I Verdi, tra scissioni e fusioni, sono presenti da decenni nello scenario politico, avendo ricoperto, negli anni, anche rilevanti ruoli istituzionali (Ministero dell’ambiente ecc.) In Italia viaggiano su bassissime percentuali, ma in altri paesi (ad es. Germania) sono ben radicati. Il Papa e l’Onu lanciano appelli da anni. Libri, ricerche, film ecc. continuano a parlarci della crisi climatica.
Eppure le cose sembrano andare sempre peggio.
Anche le tante iniziative (scioperi, raccolte di firme, i recenti blocchi stradali) non sembrano aver sortito sinora effetti rilevanti.
Inutile anche soffermarsi sul governo attuale (e sui precedenti), che pure qualcosa di incisivo potrebbe farlo. E difatti lo sta facendo, ma probabilmente nella direzione sbagliata.
Quindi qual è la soluzione? Anche questa domanda è mal posta. Perché di un problema complesso non può esserci una soluzione semplice, specialmente se ci si scontra con interessi economici enormi. E le iniziative fatte dalla miriade di cittadini e associazioni, grandi e piccole, non sono state inutili, sono convinto che abbiano lasciato un segno.
Forse si potrebbe cominciare a prendere maggiormente coscienza del problema e a fare un sano esercizio di memoria, di quando il rapporto con la terra era diverso, riabilitando diversi aspetti della cultura legata alla civiltà rurale, che abbiamo frettolosamente rimosso.
Pertanto: è necessario prendere la macchina tutti i giorni? Illuminare pesantemente tutte le città? O sarebbe più bello un po’ di buio che consentirebbe di vedere le stelle? Vogliamo parlare di prendere l’aereo per andare in vacanza a Tahiti o in Indonesia? Liberi di farlo, ma l’Italia l’abbiamo veramente visitata? E i marchigiani, una bella vacanza nelle Marche l’hanno mai fatta? Lo sanno (sappiamo) quanto è bella questa regione?
Una vacanza nelle Marche, a piedi, la feci qualche anno fa. Non è la soluzione, ma una emozione indimenticabile sì. Provare per credere.
da Massimo Bellucci
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