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“A proposito della barra al porto di Senigallia…”

Commento sul "tappo" alla foce del Misa e la sua influenza nella piena del 15 settembre 2022 - FOTO E VIDEO

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Ostra Vetere Impegno Comune - Massimo Corinaldesi Sindaco
Foce del fiume Misa il 18 aprile 2023

Si premette che il porto di Senigallia ha funzionato come porto canale dal XIV secolo fino al 2009 quando il porto è stato isolato dal fiume Misa chiudendo l’accesso al fiume e aprendo una nuova imboccatura portuale.

APesaro e a Rimini questo fu fatto ai primi del 900 per evitare gli interrimenti prodotti dalle piene fluviali.

Prima dell’intervento di separare la foce del fiume Misa dall’ingresso del porto, questo veniva dragato quasi annualmente in quanto nel porto vi era la sede del C.E.P. (Cantiere Escavazione Porti) del Ministero dei LL.PP. ed inoltre era più semplice e meno oneroso smaltire il materiale scavato.

Negli anni del pontificato di PIO IX erano a lui rivolte le suppliche affinché inviasse la PIRODRAGA a liberare le imbarcazioni bloccate dall’interrimento prodotto dalle piene del Misa.

Questa è un po’ la storia di tutti i porti canale del Medio Adriatico in quanto l’unica possibilità di realizzare approdi sui litorali sabbiosi era la costruzione o il prolungamento dei moli guardiani e il dragaggio del canale di accesso.

Il molo di levante era di norma più aggettante in mare al soloscopo di creare una zona di calma protetta dai venti di scirocco e greco e quindi permettere il rientro in porto delle imbarcazioni con più sicurezza.

Il fiume Misa,come tutti i fiumi, trasporta verso la foce una grande quantità di materiale sciolto quale, sabbie, ghiaie e limi e contemporaneamente dal mare, in contrasto, dovuto al moto ondoso, si ha un trasporto verso terra di sabbie e limi in sospensione.

Questa interazione fa sìche,in prossimità della foce il sedimento portato dalla corrente fluviale che si immette in mare si diffonda e depositi a causa del rallentamento del flusso le cui velocità medie decrescono man mano che ci si avvicina all’uscita dell’alveo e diminuiscono anche dall’asse del fiume verso i bordi,(questo spiega perché la ‘’barra’’ incomincia a formarsi ai lati del canale).

Questo fenomeno, che si intensifica soprattutto durante l’estate, caratterizzato da bassa piovosità e dunque da basse portate fluviali,fa si che si formi la cosiddetta ‘’barra di foce’’.

Questo processo si verifica in maniera più o meno evidente, su tutti i fiumi ma si evidenzia soprattutto in quelli in cui l’alveo è contenuto dagli argini artificiali.

Si riportano le foto della foce dei fiumi Cesano(Allegato 1 Foto secca Fiume Cesano) ed Esino(Allegato 2 Foto secca Fiume Esino) in cui si vede l’enorme quantitativo di materiale portato a valle che, non avendo argini si deposita in modo del tutto casuale formando la cosiddetta ‘’barra di foce’’.

La ‘’barra di foce’’ del fiume Misa è solamente una delle tante barre che si incontrano risalendo il corso del fiume. (Allegato 3 Foto secca Fiume Misa).

Per esempio quelle tra ilponte 2 Giugno e il ponte Garibaldiche, fuori dalla vistadei passanti, (Allegato 4 Foto secca Fiume Misa verso i Portici Ercolani) non sono soggette ad alcuna considerazione.

Purtroppo in questi ultimi anni si è generata nella popolazione senigalliese una sorta di paura, anche causata da articoli di stampa che indicano ‘’la barra’’ come causa dell’aumento del rischio idraulico per la città di Senigallia, cosa non vera in quanto come già detto prima, la barra ,essendo costituita da materiale incoerente, viene immediatamente rimossa da una piena fluviale importante e quindi una volta passata la piena il fenomeno di contrasto tra mare e fiumericomincia con la conseguente formazione di una nuova ‘’barra.’’

Questoche già sta succedendo(Allegato 5 Nuova barra Fiume Misa).Nell’(Allegato 6 Foto prima e dopo alluvione) si vede la barra poco prima dell’arrivo dell’ondata di piena alle ore 20.16 del 15/09/2022 e la situazione del fiume al mattino successivo alle ore 08.38.

Da notare l’assenza di fango e di detriti nelle banchine a testimonianza che la piena è stata contenuta tutta nell’alveo del fiume e che quindi la ‘’barra’’ non ha ostruito il suo passaggio.

Nel filmato allegato si vede chiaramente che a monte del ponte 2 Giugno il fiume esonda e incomincia ad allagare parte del centro cittadino mentre a valle del ponte il fiume ,sempre in piena, defluisce verso la foce dentro gli argini in muratura (Allegato 7 Foto esondazione Fiume Misa ponticino) (Allegato 8 Foto Fiume Misa di fronte alla Vecchia Capitaneria).

Da ciò si deduce che l’esondazione non è stata causata da una risalita dall’acqua da valle a causa della barra ma bensì da un rigurgito a monte del ponte 2 Giugno.

L’ (Allegato 9 Misurazioni Porto e Fiume Anno 2022_2023 con paragone tra date) riporta le misurazioni eseguite con asta metrica in condizioni di Medio Mare subito dopo la piena del 15/09/2022 ad intervalli mensili.

Da un esame delle misure si rileva che le profondità del fondo dell’alveo subito dopo la piena erano mediamente oltre i 3.00mt. con punte di 4.00 mt. (vedi misure del 24/09/22). Le misurazioni successive quelle del 30/10/22 e 28/11/22 confermano il precedente andamento.

Nella misurazione eseguita, il 22/12/2022 (tre mesi dopo la piena) si è avuta una diminuzione costante della profonditànel tratto a valle del ponte FF.SS. di circa 50/60 cm.Ciò sta ad indicare che il trasporto di materiale verso la foce del fiume era ripreso.

La piena del gennaio 2023 ha fatto si che si ripristinasse in parte la profondità del fiume, infatti questa è aumentata lungo tutto il tratto che va dalla foce fino al ponte FFSS (misurazione del 30/01/2023). Le ultime misurazioni eseguite il 11/03/2023 in condizioni di M.M. dopo la piena del 01/03/2023 hanno confermato l’incremento di profondità in tutta l’asta fluviale dalla foce fin quasi al ponte della ferrovia.

Attualmente le profondità misurate sono quelle di cui all’Allegato 9a Misurazioni Misa del 30_04_23_rilevate in data 29/04/2023 che indicano una riduzione sensibile della profondità solo in prossimità della foce dove è emersa una importante ‘’barra’’ di sedimenti fluviali (Foto nuova barra 9_B). Al momento risulta assicurato il deflusso a mare sulla sinistra idraulica del fiume da un’apertura di mt.4.50/5.00 che evita il ristagno dell’acqua.
Subito dopo la piena del 15/09/2022 sono apparsi sulla stampa due articoli,

Il primo (Allegato 10 Articolo di REPUBBLICA Claudio Netti 22_09_2022) apparso su Repubblica il 23/09/2022 conteneva oltre a varie inesattezze una frase dell’avv. Netti Presidente del CONSORZIO DI BONIFICA DELLE MARCHE realizzatore del nuovo ponte ‘’2 giugno’’che riporto:’’se avessimo concluso i lavori,la sera del 15 settembre l’acqua (GUARDA IL VIDEO, presente pure in fondo al testo di questo articolo) non avrebbe toccato il ponte 2 Giugno…’’ I lavori cui fa riferimento il Presidente erano quelli di escavo della parte terminale del fiume dalla foce fino al ponte della ferrovia.Per dovere di cronaca si ricorda che i lavori furono sospesi a seguito dell’intervento di ARPAM per un errato smaltimento del materiale scavato.

Il secondo articolo apparso sul Corriere Adriatico il 04/10/2022 riporta l’intervista fatta all’ing. Nafez Saquer di BONIFICA MARCHE ENGINEERING srl (società di proprietà del Consorzio di Bonifica delle Marche) progettista del ponte ‘’2 Giugno’’ che afferma:…’’è vero che latrave (parapetto del ponte) ha fatto da diga ma questo ha aumentato la capacità di smaltire acqua ???…. poi continua…il progetto complessivo prevedeva l’abbassamento di tutto il fiume Misa dal ponte della ferrovia al mare per aumentarne ENORMEMENTE la capacità…’’

Questi signori pensavano o pensano di risolvere il problema della MITIGAZIONE DELRISCHIO IDRAULICO della città di Senigallia mediante lavori di ESCAVO del tratto finale del fiume oltre ad altri interventi (SCOLMATORE,PROLUNGAMENTO ARGINE DESTRO DEL FIUME) tutti posizionati a valle della città (bene da salvaguardare) e quindi di scarsa utilità e potenzialmente dannosi,dimenticandosi che nel tratto cittadino vi sono 4 ponti (Allegato 11 Ponti di Senigallia) (Garibaldi,2Giugno,S.S. 16 e ponte della Ferrovia) che determinano,soprattutto il primo,la portata in transito nell’alveo del fiume nel tratto cittadino durante gli eventi di piena.

Ad ogni buon conto per cercare di eliminare ogni dubbio sulla morfo dinamica della “barra” anche in seguito ad un articolo apparso il 22/07/2022 che indicava come rimedio per il suo formarsi il PROLUNGAMENTO DELL’ARGINE DESTRO DEL FIUME MISA di circa 90/100mt.il sottoscritto Ing.Mauro Rognoli per conto della soc. GESTIPORT spa (società che gestisce la darsena turistica) affidava al DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’UNIVERSITA’POLITECNICA DELLE MARCHE uno studio finalizzato a:’’valutare il possibile impatto chel’allungamento dell’argine possa avere sulla formazione e sulla evoluzione della barra fluviale e,soprattutto sulla morfodinamica della zona circostante con particolare riguardo all’imboccatura del porto’’.

Lo studio completato nel mese di aprile 2022(Allegato 12 Università Ancona Valutazione Misa), pubblicato nel sito di Gestiport, arrivava alla seguente conclusione:’’che l’eventuale allungamento dell’argine destro del fiume Misa cosi come previsto nel progetto presentato‘’HA IMPATTI NEGATIVI IN TERMINI DI SEDIMENTAZIONE E INTERRAMENTO SIA SULLA FOCE STESSA DEL FIUME CHE SULLA IMBOCCATURA DELLA VICINA AREA PORTUALE’’ e, pertanto, essendo il mantenimento della profondità del fondale all’ingresso del porto condizione indispensabile per evitare gravi danni a tutte le attività che vi si svolgono (diporto nautico e pesca) il prolungamento ipotizzato non appare proprio idoneo a risolvere il problema della ‘’barra di foce’’.Inoltre il progetto di allungamento dello argine destro del fiume Misa presentato da CONSORZIO DI BONIFICA DELLE MARCHE presentava una serie di importanti carenze evidenziate nella VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE eseguito dalla Provincia di Ancona (Allegato 13 Conclusioni Settore IV Provincia di Ancona) che lo rendevano inattuabile.

CONCLUSIONI
Èevidente, quindi, che la presenza della ‘’barra’’non costituisce un ostacolo per la MITIGAZIONE DEL RISCHIOIDRAULICO del fiume Misa venendo immediatamente spazzata via da una piena di una certa importanza come si è già visto con le recenti piene. Il problema della ‘’barra di foce’permane e si potrà tenere sotto controllo solamente programmando ad intervalli da definire interventi di escavo sulla base di un progetto esecutivo, redatto da competenti, della parte di fiume ricompresa nel DEMANIO MARITTIMO (art. 28 del Codice della Navigazione), ossia dal ponte della ferrovia fino alla foce. Al momento,dai dati raccolti,il dragaggio potrebbe essere limitato agli ultimi 50/70 mt. a monte della barra e a mt. 20/30 a valle della stessa con un evidente risparmio di risorse.

Senigallia 30/04/2023

Ing. Mauro Rognoli

Commenti
Ci sono 3 commenti
Alberto Diambra
Alberto Diambra 2023-05-06 10:25:37
Sono ameno dieci anni che ho fatto presente all'Angeloni ,Mangialardi con raccomandate riguardanti le maggiori giuste problematiche esposte e prese in carico dall'Amm.ne Olivetti, senza che alcuno prendesse provvedimenti .E' dovuto intervenire il Dio PLUVIO distruggendo Senigallia per far capire l'urgenza di risolvere le problematiche idrogeologiche..
daniele20 2023-05-07 18:38:55
Una finestra di overtoon per far passare la mancata gestione decennale del fiume Misa

La storia degli ultimi 20 anni del fiume Misa ha oggettivamente dimostrato a tutti che l’ambito idrografico del bacino deve essere rivisto e ristrutturato per intero (con conseguente revisione anche degli strumenti urbanistici ad oggi vigenti). Parlare dei problemi del tratto urbano (cittadino) in termini di mal-progettazione del ponte corso 2 giugno, ancorchè possibile nello specifico, fuorvia l’argomento dal reale stato delle cose e delle necessità.
Il tratto urbano del fiume è un canale artificiale e, come tale, dovrebbe essere sempre libero da ingombri per poter garantire la sua piena funzionalità idraulica (il verde e la natura piace a tutti ma invito i nostalgici a farsi un giro consolatorio nel tratto extraurbano non distante e ben fruibile). Se consideriamo che nell’ultimo evento alluvionale è arrivata alla foce solo quota parte del potenziale di portata sviluppato dal bacino idrografico (in quanto una gran parte si è dissipata, massivamente e violentemente, lungo il tratto extraurbano) parlare di barre fluviali non interferenti nel tratto di fiume urbano è un eufemismo. La sezione di deflusso nel tratto urbano è di fatto un collo di bottiglia idraulico, se rapportata al potenziale sviluppabile a scala di bacino, e pensare di poter lasciare lungo il canale (sottolineo canale e non alveo) ingombri che né riducono la possibilità di libero deflusso è da considerarsi speculativo nella migliore della ipotesi. La barra alla foce del fiume è un indice di assenza assoluta di gestione idrografica del fiume. Il confronto della barra alla foce del fiume Misa con le barre alle foci dei fiumi Cesano ed Esino è tecnicamente opinabile perché la foce del fiume Misa è una foce ad estuario mentre le altre due sono foci a delta (ancorchè in parte limitate dalle infrastrutture antropiche circostanti). La dinamica idraulica in una foce a delta è ben diversa dalla dinamica idraulica in una foce ad estuario. Una foce a delta ha diversi gradi di libertà in più, rispetto ad una foce ad estuario, per far defluire una ondata di piena. Le barre nelle foci a delta, dovute al deposito del materiale trasportato per rallentamento del flusso, derivano dal fatto che in corrispondenza di una foce a delta lo spazio disponibile al deflusso si allarga a ventaglio, il flusso si distende rallentando la velocità, e conseguentemente la frazione più grossolana si deposita. Una foce a delta “non navigabile” non ha bisogno di essere dragata perché ha già lo spazio geomorfologico necessario a svolgere la sua funzione. Nelle foci a delta navigabili i dragaggi manutentivi vengono effettuati per mantenere una richiesta navigabilità dei canali e non certo per far meglio defluire le portate fluviali. La foce ad estuario del fiume Misa è un canale artificiale e, come tale, non ha alcun grado di liberta idraulica ad eccezione della sua sezione di deflusso. In tale contesto un interramento parziale e/o totale della sua sezione utile costituisce di fatto una limitazione alla possibilità di deflusso (non è molto diverso da una qualsiasi conduttura idraulica parzialmente intasata e/o incrostata). In corrispondenza di una foce ad estuario un fiume in piena riesce a far defluire la sua portata solo incuneandosi nel mare sfruttando il vantaggio inerziale dato da una maggiore densità relativa delle acque fluviali e dal grande volume inerziale d’acqua che, da tergo, spinge unidirezionalmente e con continuità sulla sezione terminale di deflusso alla foce (come fronte dislocante la continuità del muro d’acqua marino). Questo è un fatto tecnico ed oggettivo che tutti i cittadini hanno ben chiaro per esperienza pratica e/o intuizione diretta del fenomeno. Sostenere che una foce fluviale la cui sezione di deflusso è ridotta a meno della sua metà potenziale è rispondente con le necessità idrauliche di un fiume in piena è qualcosa che deve essere numericamente dimostrato.
L’effetto diga del ponte di Corso 2 giugno con esondazione degli argini urbani a monte dello stesso, di converso, potrebbe anche aver idraulicamente alleggerito la portata fluviale nel tratto di valle permettendo quel tanto che bastava il contenimento del deflusso delle acque all’interno della sezione arginale. Questa chiave di lettura è perfettamente simmetrica, antitetica e tecnicamente possibile a quella giustificativa di una foce occlusa da depositi di barra permanenti ma è solo uno delle tante congetture possibili perché l’unica soluzione al problema del fiume Misa dovrà essere strutturale e ad una scala di bacino (foce compresa). Ricordo inoltre che durante i regimi di magra del Misa, la barra di deposito occludente la foce del fiume, permette uno interscambio idrico tra l’ambiente continentale e quello marino prevalentemente limitato ad una circolazione di strato sotterranea e non superficiale tipica degli ambienti lagunari. A questo punto, in linea con i tempi, potremmo anche adottare una ridenominazione “fluida” del Misa come fiumiciattolo in inverno e acquitrino lagunare in estate (per i più ortodossi stiamo ancora parlando di un fiume oppure di una laguna?).
Da un punto di vista tecnico non è altresì accettabile il concetto che la gestione ordinaria del canale fluviale cittadino possa essere demandata al buon cuore e alle necessità contingenti di un fiume in piena per la rimozione contestuale e temporanea degli ingombri nel canale urbano e/o di occlusione semi-permanente della sua foce fluviale. Il fiume provvede ovviamente alle proprie necessità ma non è certo un Dio a cui poter affidare le nostre speranze di alluvionati impenitenti.
Non si deve dimenticare che il fiume Misa, idrograficamente parlando, è un fiumiciattolo (rispetto alla gran parte dei bacini idrografici italiani) e la “grottesca” situazione fattuale in cui ci troviamo è una conseguenza diretta della negligenza/incompetenza gestionale reiterata nei decenni e non di modifiche del clima e/o calamità naturali occasionali. Se considerassimo la questione climatica e fenomenologica come la vera e unica causa dei problemi del fiume Misa, anziché cercare una soluzione tecnico/gestionale di tipo numerico e strutturale, ci troveremmo di fronte ad un enorme aggravamento delle responsabilità perché quello che era un bisogno di manutenzione straordinaria che il fiume poteva richiedere fino a pochi decenni fà, da “l’altro ieri” in avanti, alla luce del presunto ed evocato e mutamento dello scenario climatico avrebbe già dovuto essere progettato, gestito ed attuato come ordinaria amministrazione “della cosa pubblica” a tutti i livelli preposti. In questa miope logica giustificativa e catastrofista l’immobilismo decennale sulla questione territoriale in oggetto diventa enormemente più grave e l’inadeguatezza al ruolo di chi si nasconde dietro i mutamenti climatici ancor più evidente.

Non ci sono scuse alla mancata gestione dell'asta fluviale e non ci sono scuse alla mancata manutenzione del porto canale.
giorgiobecci 2023-05-10 10:30:09
sono perfettamente d'accordo con Daniele 20: il fiume Misa passando dentro la Città dovrebbe essere considerato un parco naturale da vivere giornalmente, con passeggiate al suo interno e per questo ha bisogno di una manutenzione continua e costante con personale addetto, come dal progetto Guardiania che speriamo si sviluppi. Nell'immediato abbiamo bisogno che si intervenga sugli argini in modo che vengano alzati in tutta la parte cittadina e si draghi il fiume per abbassare l'alveo. Inoltre il mio sogno sarebbe che i ponti venissero concepiti come ponti levatoi con apertura al centro per permettere il veloce flusso dell'acqua ed una volta alzati potrebbero fungere da paratia esterna ed ovviamente sponte aperte................
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