La battana e quel vuoto
Ci saranno libri che parlano di te, della tua storia, ma la studieranno in pochi e saranno sempre meno
La battana e quel vuoto
…arriverà forse il giorno, sempre che non sia già venuto, in cui un cartello appeso da qualche parte avviserà qualcuno di rimuovere il legno da quel tratto di spiaggia dove hai sostato per tutto il tempo della tua vita e della persona che remava.
Della tua storia, di quelle genti di terra e di mare, che tanto hanno patito per portare a casa qualcosa da mangiare soprattutto ai loro familiari, dei morti in mare e dei pericoli scampati (molti pescatori non sapevano nemmeno nuotare) non importerà più niente a nessuno.
Ci saranno libri che parlano di te, della tua storia, ma la studieranno in pochi e saranno sempre meno.
Ti aspettavi un luogo dove riposare decorosamente, un museo magari, circondato dai tuoi arnesi, ma non troverai nemmeno quello, perché il mondo di oggi è ignorante e superficiale, non dedica tempo alla storia.
Vi sento cari amici pescatori, rivedo i vostri volti, quelli delle vostre donne che arrivavano a prendere il pescato con il cesto o il secchio in mano, le azioni, la discesa in mare della battana, la trazione dell’argano azionato manualmente da una persona per tirarla a riva; le reti e la pesca con la tratta, il ferro per le vongole, gli stracci per asciugarsi le mani, una canna o un bastone e un galleggiante per segnalare la presenza della nassa; l’odore della salsedine, la vela artigianale con il sole dipinto che in certe occasioni alzavi al vento.
In quel luogo quel vuoto vivrà nell’anima della terra.
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