“Perché i senigalliesi devono pagare lo spiaggiamento dei detriti di fiumi e fossi?”
Campanile: "Enti che puliscono procedono con il trituraggio? Allora non lascino i rifiuti nell'alveo dei corsi d'acqua"
E’ sempre più frequente che difronte ad un problema la prima risposta dei burocrati sia quella di affermare la propria irresponsabilità anziché quella di capire e risolvere il problema.
Anche per i dieci chilometri di detriti spiaggiati nei giorni scorsi è successa la stessa cosa. Una lingua nera di residui organici triturati ha invaso la Spiaggia di Velluto dal Cesano fino a Marzocca facendo soprattutto un grave danno all’immagine turistica della città e gravando sulle tasche dei senigalliesi.
Nonostante il via vai di mezzi meccanici impiegati nella raccolta e nello smaltimento, ancora oggi sono presenti mucchi enormi di detriti neri a testimonianza che non si è trattato di un abbaglio ma un fatto reale. Chi è responsabile? La crudele e matrigna natura? Assolutamente no.
La responsabilità va ricercata in chi pulisce fiumi e fossi triturando (con il trincia tutto) i rifiuti (canne, rami, erba) e lasciandoli lì anziché portarli via. Risparmiando sui costi dello smaltimento.
Quando piove l’acqua porta tutto a mare ed il mare, puntualmente, restituisce a riva. Questa volta però i detriti rifiuti “appartengono” ai senigalliesi che devono farsi carico dello smaltimento, quello smaltimento che dovrebbe essere fatto a monte, nel luogo di produzione. Conclusione, non paga chi produce il rifiuto ma i senigalliesi con l’aggravante che l’Amministrazione Olivetti non dice come stanno le cose e non controlla e denuncia.
Chi pulisce i fiumi ed i fossi? Il Comune, la Provincia, la Regione, il Consorzio di Bonifica? Tutti insieme in base alla piccole o grandi competenze? Se puliscono e quando lo fanno (mai affermazione ipotetica è stata più azzeccata) devono farsi carico di non lasciare i rifiuti sul posto. Vogliono procedere con il trituraggio? Allora non lo lascino nell’alveo dei corsi d’acqua.
Onestà intellettuale vuole che si riconosca che il governo ha stanziato notevoli risorse per i danni dell’alluvione, sia in termini di ristori sia per lavori strutturali. Questo comporta però una responsabilità maggiore rispetto al passato perché con tante risorse a disposizione non si possono sbagliare interventi.
Le vasche di laminazione non possono essere l’unica risposta preventiva trascurando i bacini che sarebbero una riserva d’acqua per l’agricoltura. Non si può pensare che basti ripulire l’alveo dei corsi d’acqua dagli arbusti, piante e canne senza rimuovere la sabbia e la terra che si è accumulata in anni di non-manutenzione. Non si può pensare che sia saggio che l’acqua scorra lateralmente negli alvei anziché al centro infragilendo gli argini.
I dieci chilometri di trituraggio che sono spiaggiati a Senigallia dovrebbero essere lo stimolo per risolvere il problema e non per nascondere che è la conseguenza di precise scelte.
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