Il fotografo Giorgio Cutini incontra gli amici presso l’Atelier 41 di Senigallia
Venerdì 3 marzo alle 18,30, per la sua mostra "Hetre una sintesi di Egl'io", che Enzo Carli ci presenta con "Cronache d'inverno"
Giorgio Cutini incontra gli amici presso l’Atelier 41 via F.lli Bandiera 41, venerdì 3 marzo alle ore 18,30, in occasione della sua mostra Hetre una sintesi di Egl’io, l’ultimo racconto fotografico proposto dal bravo e colto fotografo interpretando la poesia Ricordo d’autunno di Eugenio De Signoribus.
Cronache d’inverno
Le nuove immagini di Cutini determinano un cambiamento rispetto allo stato precedente alla visualizzazione e provocano un’emozione completamente svincolata dal relais raziocinante; sono corredate di un valore aggiunto e di un surplus di senso, che consente alla percezione visiva di partecipare e vivere lo stato emozionale del fotografo. Non finisce di stupirci Giorgio Cutini con le ultime foto come eco scandaglio per misurare la profondità del proprio animo esternando impulsi e riflessi visivi . Sono confezioni di sentimenti traslati in immagini con la complicità della natura, del grande faggio, totem della conoscenza , protesi insostituibile del suo tracciato fotografico e dei suoi voli interiori “….mi inoltrai tra i fusti chiazzati e scabri, le foglie chiuse in se stesse, finché non trovai un albero che respirava. A lui m’appoggiai, guardando angosciato la muta agonia del bosco . Poi caddi in me stesso. Dentro, riconobbi quel luogo dove non ero mai stato” (Eugenio De Signoribus, 28 settembre 2022).
Pattern invocati l’albero, il paesaggio, il cielo e le nuvole sostengono Giorgio Cutini nel comporre le tracce del suo nuovo ciclico viaggio, dentro i suoi mondi insondabili. Fugacità dove il senso dell’indicibile è oltre la limitazione temporale già rappresentata dalla natura e dal suo eterno ritorno. Il disegno melodico e la profondità dei pattern, l’intensità del canto di Giorgio Cutini si mutano in un verso polifonico che ci avvolge, ci riscalda e ci illumina il percorso.
Spesso nella fotografia si è evocato il reale per l’utilità stessa dell’immagine e a volte il reale è divenuto il fine ultimo della fotografia o meglio la consistenza del reale o se vogliamo il suo significato nelle diverse interpretazioni. Una fotografia che carpiva dal mondo i profondi significati della sua e di riflesso nostra esistenza. La coscienza del fotografo in realtà era sì fondamentale per partecipare ad una sorta di trasfigurazione emotiva, ma sempre finalizzata ad asserire l’assoluta veridicità della rappresentazione reale. Un reportage/racconto continuo che rendeva quanto raffigurato e attraverso lo sguardo del fotografo (e il corto circuito instaurato con l’osservatore dall’effetto di ritorno, il feed-back) rendeva la fotografia: bella, attraente, sociale, estetica, emozionante, solenne, antico, moderno o contemporaneo, didattica, utile, didascalica, astratta, mossa, trasgressivo, di protesta, segnata dalla memoria, incisa dal ricordo e quindi tutta un serie di sentimenti passano dall’immagine attraverso una successione di convenzioni linguistiche in una stretta correlazione/simbiosi con la parola, dall’autore al fruitore passando a volte nella mediazione interpretativa del critico. Spesso la realtà o sinonimi paralleli, determinano il percorso dell’immagine, lo spunto, l’idea resa in forma dall’autore.
Cutini che viene dal recupero colto di una fotografia intimista e visionaria, si apre ad una sorta di ridondanza affettiva con il pretesto di una solitaria e sconvolgente natura monotematica tra cielo, albero infiniti dogmatici dove parlano le nuvole e l’astrazione superba del faggio; attratto dalla poesia Ricordo d’autunno di Eugenio De Signoribus, scrive la sua poesia, plasma la sua angoscia esistenziale, l’ansia di prestazione reinventandosi dimensioni effimere e parallele in cui lo scatto a volte violento cupo e laico a volte lirico e spirituale parla del sé,(Egl’io) delle sue concrezioni interiori dei suoi passaggi terreni in un racconto infinito che sfida il fruitore a misurarsi sulla varietà dei sentimenti che emergono fino a fuori uscire dal percorso fotografico. (Inquietudine ,abbandono, meditazione, ansia, turbamento, odio, cupezza, dubbio, collera fastidio, caducità, malinconia, ambizione-curiosità,desiderio,gelosia,delusione-ribellione,spiritualità, serenità, euforia, intimità-gioia, vanità, solitudine, obblio, lontananza, nostalgia, tranquillità). Come dire che dopo il lavoro sul corpo e sul luogo la sua direzione tra para e meta fotografia quindi tra immagini che pur nell’astrazione mossa dell’incanto o nel più ampio concetto evocativo in cui la foto si confida , si compenetrano nelle portatili eccellenti delle parole, 29 immagini per 29 emozioni? Ma la parola non è già per se immagine e l’immagine non è gia parola? In questa interazione simbolica nel rincorrersi di guardi dall’immagine alla parola e ancora dalla parola all’immagine e ancora ancora nell’affanno della ridondanza, per poi ritornare cercare nello scorrere delle immagini le trame dell’esistenza e le affinità, le tracce di questo incredibile percorso che strige ancor più alleanza ,definisce codici ontologici, e la misura dell’esistenza: non a caso ho gioito e cercato amore.
da Enzo Carli
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