Processo sull’alluvione 2014 a Senigallia: “Calato un silenzio tombale”
Il Coordinamento dei Comitati Alluvionati Misa-Nevola: "Assistiamo a continui rinvii, per noi incomprensibili"
Che strano, è calato un silenzio tombale sul processo relativo all’alluvione che colpì Senigallia nel maggio 2014.
Strano, perché morirono 4 nostri concittadini a causa di quel maledetto evento.
Strano, perché la Città ebbe 100 milioni di euro di danni alle proprietà private ed a quelle pubbliche.
Strano, perché sono imputati l’ex sindaco della nostra Città, Maurizio Mangialardi, insieme ed altri personaggi di spicco.
Strano, perché nessuno vede il sottile filo che lega l’alluvione del 2014 a quella del settembre 2022, ricordando che sommando sono 17 le persone decedute per le esondazioni di un fiume.
Forse sarà la lontananza, perché il processo penale per i fatti del 2014 è stato spostato al Tribunale di L’Aquila ed è ora assegnato al Giudice Croci, la stessa che ha ritenuto corresponsabili i ragazzi che morirono nel terremoto dell’Aqulia perché imprudenti a non uscire della casa dello studente dopo la seconda scossa.
Un processo strano agli occhi di noi profani del diritto, che ha visto prescrivere quasi tutti i reati contestati dalla Procura della Repubblica dopo essere iniziato presso il Tribunale di Ancona, il quale dopo 6 anni si accorse di non esser competente stante la presenza di un magistrato presente nel collegio dorico giudicante, anche esso alluvionato.
Strano perché a L’Aquila stiamo assistendo a continui rinvii di udienza, per noi profani del diritto, incomprensibili, gli ultimi 2 veramente singolari.
Quello di dicembre 2022 perché mancava una notifica ad alcuni imputati, tra i quali l’ex Sindaco Mangialardi: in verità le difficoltà di notifica al predetto imputato sembrano una mantra ricorrente perché nel corso degli anni sembra che il nostro ex primo cittadino sia difficilmente raggiungibile, chiaramente non per sua colpa.
Quello di febbraio 2023, ancor più singolare: il Giudice dopo quasi 9 anni ha ritenuto di dover notificare il decreto di fissazione dell’udienza anche agli assistiti dell’Avv. Stefano Drago, deceduto anni fa, a quelli dell’Avv. Domenico Liso , mai costituitosi per costoro parte civile nel processo penale neanche in quello tenuto nel Tribunale di Ancona nonostante abbia avanzato richiesta di considerare parti offese i propri assistiti durante la fase delle indagini preliminari, nonchè a quelli dell’Avv. Roberto Paradisi, che ha curato la costituzione di parte civile solo nel processo penale tenutosi in Ancona e non in quello dell’L’Aquila.
Garanzie difensive e comunque atti imposti dalla legge, dirà qualcuno, ma la stranezza di questo processo sta nella nutrita collezione di questioni procedurali che lo costellano e soprattutto impediscono di entrare nel merito della vicenda per acclarare la verità e ciò nell’interesse degli imputati e delle parti civili.
Verità che va accertata perché in quei fascicoli imbastiti dalla Procura della Repubblica, che noi ben conosciamo, vi sono accuse pesanti sulla mancata manutenzione del bacino del Misa, sulla mancata prevenzione e peggio ancora sulla mancata allerta del rischio alluvione.
Verità al cui accertamento in parte gli imputati hanno rinunciato avendo accettato il provvedimento di prescrizione per la maggior parte dei reati contestati: se sicuri della loro innocenza perché non hanno rinunciato alla prescrizione?
La domanda sembra banale, ma il dato di fatto è chiaro e la nebbia su quei fatti rischia di restare.
Già quella nebbia che ha costituito l’humus per far sì che a settembre il Misa uscisse di nuovo, cagionando la morte di tante persone e danni ingenti ad una comunità che a tutt’oggi teme ogni volta che piove.
Mancata manutenzione del bacino del Misa, mancata prevenzione e mancata allerta del rischio alluvione sono gli stessi problemi che abbiamo visto a settembre 2022 ed allora ecco perché è importante che la verità emerga e non prevalga quel senso di impunità in chi ci deve proteggere!
Sino a quando la verità verrà tenuta nascosta, coperta da questioni procedurali, il Misa ed il Nevola continueranno a far paura ed a mietere vittime e cagionare danni.
Oggi assistiamo allo stesso scenario post alluvione 2014, lavori in urgenza, assenza di un progetto di sistemazione unitario dell’intero bacino, ma soprattutto percepiamo una triste rassegnazione nella popolazione che dimentica per un po’ il pericolo e purtroppo i suoi morti , tranne gli stretti familiari, per poi svegliarsi di notte impauriti al prossimo rischio esondazione.
Per quanto ci riguarda noi continueremo nella nostra azione e confidiamo che quei 400 milioni di euro stanziati dal Governo vengano destinati ad opere concrete e mirate alla tutela della nostra Comunità!
Coordinamento dei Comitati degli alluvionati Misa-Nevola 2014 e… purtroppo 2022!
Penso non ci sia altro da aggiungere...
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