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I segreti delle copertine dei libri raccontati da Riccardo Falcinelli

Il graphic designer ha incontrato gli studenti del Liceo scientifico "Enrico Medi" di Senigallia

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Lezione di Riccardo Falcinelli

Colore, forme, lettering o font particolari, immagini. Sono questi gli ingredienti “standard” della copertina di un libro. Gli stessi – se ci pensiamo bene – che ci guidano nella scelta, spesso inconsapevole o dettata dalla fretta, di una scatola di biscotti o di pasta o di un flacone di detersivo al supermercato. La verità è che anche il libro è un prodotto di mercato e di “supermercato” (se vogliamo, possiamo metterlo nel carrello con la pasta, la frutta, il pesce) e che la copertina non è esclusiva del libro, perché tutti i prodotti, per arrivare al consumatore, devono presentarsi in un certo modo e con una certa veste. E ancora: non è detto, come forse ingenuamente crediamo, che la copertina ci racconti la storia o il contenuto del libro, perché non è questo il suo scopo.

A svelare agli studenti e alle studentesse del Liceo Statale “Enrico Medi” e del Liceo  Artistico “Mannucci” di Jesi questi segreti e molto altro è stato il graphic designer Riccardo Falcinelli, che lunedì 20.02, presso il Cinema Teatro-Gabbiano, ha tenuto una lezione sul tema “Grafica e creatività: inventare e creare le copertine dei libri”. L’incontro, organizzato dalle professoresse Alessandra Ceccarelli e Cristina Esposto e sponsorizzato da Fiorini International e dal Comune di Senigallia, rientra nell’ambito delle attività legate al concorso fotografico-letterario Uno scatto da lettori che quest’anno è giunto alla quarta edizione. Per chi non lo sapesse, il concorso, rivolto agli studenti del Liceo Enrico Medi e degli istituti limitrofi, prevede che i ragazzi, dopo aver svolto in classe attività di riscrittura e di riflessione sul romanzo scelto, ne rifacciano la copertina, esprimendo liberamente, attraverso una foto inedita e un nuovo titolo, il loro punto di vista sulla storia. Un’operazione che al fruitore ingenuo di libri o di altri prodotti culturali (per es. la musica) sembra semplice, per non dire banale, perché si crede erroneamente che la copertina sia una specie di didascalia del libro e invece no. E’ vero il contrario, ma per capirlo ci vuole un graphic designer come Riccardo Falcinelli, che non è solo un grafico che progetta duecentocinquanta copertine all’anno per le maggiori case editrici italiane, ma anche teorico del design, docente di psicologia della percezione all’ISIA di Roma e autore di saggi di grande successo come Chromorama e Figure.

La copertina è a tutti gli effetti uno strumento di seduzione, perché non parla alla mente del lettore, ma ai suoi sensi, perché non racconta la storia ma ne suggerisce l’atmosfera partendo da un dettaglio, come l’iguana che campeggia sulla copertina di Leon, l’ultimo romanzo di Carlo Lucarelli, o dallo stile singolare dell’autore, come la finta aragosta sulla copertina di Considera l’aragosta dello scrittore americano David Foster Wallace o ancora dai caratteri del titolo o meglio dal lettering, come la copertina di Un canto di Natale nell’edizione di Harper and Collins la cui font evoca immediatamente l’atmosfera della festa nella tradizione inglese. Non stupisce pertanto che un bookdesigner non sia tenuto a leggere un romanzo o un saggio o un manuale universitario per comporne la copertina, perché non è necessario, anzi è vivamente sconsigliato, come ha confessato lo stesso Falcinelli. Una buona copertina non deve mai essere didascalica, mai riprodurre la trama: questa sarebbe una brutta copertina.

Oltre a scardinare molti luoghi comuni sulle copertine dei libri, il professore ha aperto agli studenti le porte del suo laboratorio, anche qui sfatando alcuni falsi miti, per es. quello secondo cui il grafico è un mestiere creativo. Sicuramente lo è, ma la creatività non è il frutto di un’ispirazione fulminea e irrazionale, bensì il risultato di un costante allenamento dello sguardo. E’ un taccuino pieno di appunti, di foto, di disegni, di oggetti che il graphic designer raccoglie man mano nella convinzione che prima o poi gli torneranno utili per dare forma all’idea o alla suggestione da affidare alla copertina, perché arrivi subito al cuore e agli occhi del lettore.

Entrare nella “bottega” di un grafico e scoprire che dietro le copertine dei libri c’è tutto tranne quello che un lettore ingenuo crede di sapere è utilissimo anche per un’altra ragione, molto più profonda: in un mondo popolato di immagini in cui continuamente siamo esposti alla visione e alla percezione di rappresentazioni o meglio ricostruzioni “virtuali” della realtà, “qualsiasi esperienza non affiancata da strumenti critici, finisce per essere considerata naturale, con la conseguenza che non la scegliamo davvero, ma la subiamo”. (R. Falcinelli, Critica portatile al visual design: Da Gutenberg ai social network, p. 10)

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