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La festività mancante: quella per la Repubblica romana

Associazione di Storia Contemporanea ha ricordato il IX Febbraio con cultura, cibo, convivialità, alto senso del passato storico

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Proclamazione della Repubblica Romana del 1849

Se c’è un evento del Risorgimento che è sempre presente nella quotidianità italiana questo è la Repubblica romana del 1849 per la quale sacrificò l’esistenza il fior fiore del patriottismo ottocentesco.

Sul palco di Sanremo, per la prima volta ai massimi livelli istituzionali grazie alla presenza del Capo dello Stato, Gianni Morandi ha cantato l’Inno di Mameli, il coraggioso patriota genovese che morì difendendo la Repubblica appena 21enne. Nella stessa circostanza Roberto Benigni ha detto che per lui il più bell’articolo della nostra Costituzione è il 21 che sancisce la libera manifestazione del pensiero di chiunque.

Dissentiamo: il più bello, quello da cui discendono in qualche modo tutti gli altri 138, è il n. 1: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Una diretta filiazione, con l’aggiunta del lavoro, dell’art.1 della Costituzione della Repubblica romana: “La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica”.

Ancora, va ricordato che la Repubblica del ’49 sancì la prima e unica esperienza di governo di Giuseppe Mazzini, il padre della patria che esortò gli italiani a diventare cittadini di una repubblica, anziché essere sudditi di qualche sovrano, e a riflettere sul vero significato della vita: quest’ultima ha un senso non già se si è più o meno felici, ma se si migliora la vita di noi stessi e degli altri, come scrisse nel suo bestseller “Dei doveri dell’uomo”.

Ancora la Repubblica rappresentò un’occasione unica, per le donne, di emanciparsi e di conquistarsi un posto nella società civile, come dimostra l’Amministrazione delle Ambulanze, la prima esperienza assistenziale e infermieristica della storia europea, interamente gestita da donne (cinque anni prima dell’operato della Nightingale in Crimea e quindici prima della nascita della Croce Rossa).

Cosa manca allora alla Repubblica del 1849 per diventare un momento cruciale di qualsiasi percorso di studi storici e di riflessione culturale e civile, vista la sua capacità di prefigurare un’Italia moderna?

Dovrebbe diventare un giorno di festa nazionale, al pari dei pochi che ci sono rimasti, così da ricordare a tutti che la democrazia va costruita e difesa giorno dopo giorno, con il contributo di tutti i cittadini.

L’Associazione di Storia Contemporanea ha ricordato il IX Febbraio a Rimini, alla trattoria Numaboa, in Via Aurelio Saffi 72/a, in borgo Mazzini (nomen omen), con partecipazione di amministratori, storici, cittadini e cittadine che hanno voluto rendere omaggio anche alla memoria del compianto studioso e socio Giancarlo Parma; la sera invece si sono raccolti prima alla Libreria Fogola di Ancona per parlare del nuovo libro sulla Repubblica romana e poi in una nota osteria del centro per condividere quella forma di alta socialità espressa nel 1849 dai banchetti popolari.

Cultura, cibo, convivialità, alto senso del passato storico. Manca solo una festa nazionale.

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