Paolo Landi: “Misa in sicurezza si può”
"Si può rimuovere questa condizione di perenne pericolo con soluzioni per lo più già individuate e proposte"
A poco più di un mese dalla tragica alluvione prevalgono una rabbia giustificata e la rassegnazione che però non contribuiscono a risolvere il problema di messa in sicurezza del bacino Misa-Nevola.
Cercare a tutti i costi colpevoli per questo evento non porterà lontano soprattutto se, come nel tratto urbano di Senigallia, ci si accanisce e si insiste ad attribuire a torto l’addebito della principale causa di esondazione al nuovo ponte degli Angeli, quando la portata rispetto al precedente è addirittura quasi raddoppiata. Purtroppo quella sezione rimane in assoluto la più critica e se fosse stato in essere il vecchio ponte l’alluvione sarebbe stata ancor più devastante, né per assurdo si sarebbe potuta evitare anche in assenza dei ponti.
Eppure si può rimuovere questa condizione di perenne pericolo con soluzioni per lo più già individuate e proposte in un contratto di fiume, attivo da otto anni ma carente nella conduzione che ha prodotto il modesto risultato di un piano d’azione sintetizzato in un’unica seduta come elenco degli elaborati sviluppati senza coordinamento e integrazione tra gli stessi e alcuna sollecitazione per attivarli dopo di che nel 2019 viene chiuso senza comunicazione ufficiale e trasformato in qualcosa di diverso aderente al progetto Smart River finanziato dall’Europa nell’ambito della macro regione adriatico ionica.
Per ridare fiducia e serenità ai residenti nelle zone a rischio è necessario riattivare immediatamente un contatto di fiume focalizzato esclusivamente sul bacino Misa-Nevola come unica istituzione capace di affrontare a 360 gradi le tematiche del bacino con segreteria e nuova conduzione smarcate dallo smart river e come convergenza unica di tutti i portatori di interesse per promuovere da subito proposte risolutive integrate in un piano strategico operativo e che si attivi con i sindaci del comprensorio presso il governo nazionale per richiedere una legge speciale per il bacino, che a causa di una smorzata attenzione mediatica rischia di finire dimenticato dalle istituzioni. Il tramite per un collegamento potrebbe venire dal senatore Antonio De Poli, veneto ma eletto nelle Marche, il solo dei nuovi parlamentari, che sembra aver preso a cuore la necessità di intervenire a sostegno delle nostre zone alluvionate proponendo altresì di istituire un commissario ad acta, essenziale per sburocratizzare e snellire le procedura per accelerare i nuovi interventi necessari a considerare i nostri fiumi non più come minacce, ma come nuove opportunità.
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