Devo prendere atto a malincuore che la mia proposta di devolvere i gettoni di presenza di alcune sedute consiliari (ovviamente la proposta riguarda anche le indennità di sindaco e giunta) non ha avuto l’accoglienza che mi aspettavo.​

Ho scritto ad alcuni consiglieri per cercare di coinvolgerli chiedendo anche se potevano a loro volta coinvolgere altri consiglieri. Il più delle volte o non ho avuto risposta o ho avuto riposte generiche da cui si capiva chiaramente la volontà di non aderire. ​ ​

Certo i soldi che si sarebbero raccolti erano piccola cosa rispetto all’enormità dei danni dell’alluvione. Quello che chiedevo però era un gesto simbolico. Evidentemente non tutti ne siamo capaci. C’è chi dirà che già in privato ha fatto donazioni senza farsi pubblicità. Chi tacerà la mia proposta come “demagogica” o “populista”.

Io tuttavia rimango della mia idea che i gesti simbolici hanno la loro forza. Servono a rendere esplicita la volontà di impegnarsi per risolvere le cose. Servono, come in questo caso, a rendere esplicita la volontà di essere vicini fattivamente alla popolazione colpita dall’alluvione.

Mentre scrivo queste righe ho in mente l’immagine di una bambina (avrà avuto dodici anni) che il giorno dopo l’alluvione, insieme ad altri giovanissimi, spalava fango con tutta la forza di cui era capace. Forse che anche questa bambina avrebbe dovuto astenersi dal dare il suo piccolo apporto? Forse sì, stando alla logica della più parte dei miei colleghi consiglieri. Forse il contributo di questa piccola donna, come quantità di fango rimosso, sarà stato trascurabile. Ma sulla grandezza del suo gesto non credo qualcuno possa osare sollevare dei distinguo.

Mohamed Malih, consigliere comunale