Un incubo per Senigallia e vallate alluvionate: muro d’acqua, vittime e danni quasi ovunque
Fiumi Misa e Nevola esondati in città e in più punti lungo il loro corso nell'entroterra. Territorio invaso dal fango - FOTO
Oltre 400 millimetri di pioggia, la quantità che normalmente vi precipita in quattro/sei mesi, il 15 settembre 2022 sono caduti in poche ore sul primo appennino marchigiano, investendo le zone di Cantiano, Sassoferrato, Pergola, Arcevia.
Una massa d’acqua che ha messo da subito in crisi quei territori, ma che è stata all’origine di tutto ciò che è accaduto nelle ore e nella notte successiva, quando è scesa a valle.
Un vero e proprio muro d’acqua, dai rispettivi bacini idrografici, si è riversato nei letti dei fiumi Misa e Nevola, che in quei luoghi nascono, i quali non sono stati in grado di contenere l’onda di piena, esondando in molti punti lungo il loro corso.
Serra de’ Conti, Barbara, Ostra Vetere, Corinaldo, Trecastelli, Ostra, giù fino a Senigallia, il fondo delle valli del Misa e del Nevola è stato letteralmente travolto dalle ondate di piena dei fiumi, tracimati invadendo e allagando tutto ciò che si parava innanzi a loro: campi, giardini, garage, seminterrati, abitazioni al piano terra, salendo man mano anche fino ai primi piani, in alcuni casi, nelle frazioni dei comuni coinvolti.
Una catastrofe che si è portata dietro un tragico bilancio, che cresce col passare delle ore.
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Senigallia si è ritrovata a fare i conti con il suo fiume, che per l’ennesima volta si è mostrato più che dirompente, manifestando il suo carattere torrentizio, stavolta in maniera ancora più repentina: il Misa è passato da un’altezza di 21 centimetri alle 22 a oltre 5,30 metri dopo meno di due ore, quando, prima di mezzanotte, stava iniziando ad esondare in centro storico.
L’area urbana toccata dagli allagamenti è impressionante: tutto il Rione Porto, via Portici Ercolani e il tratto terminale di tutte le strade che vi confluiscono (Corso II Giugno incluso), Foro Annonario, piazza Simoncelli, la zona dei lungomari più prossima al fiume, tutta la zona compresa tra stadio Bianchelli / parco della Pace e lungomare Mameli, stradone Misa e il quartiere che lo costeggia, ma poi anche buona parte della zona Piano Regolatore, tra via Capanna e la statale Adriatica, con viale Anita Garibaldi divenuto di nuovo un fiume, come nel 2014, che si è poi diramato in tutte le sue traverse, sfociando nel “lago” piazzale della Vittoria, allagando poi via Trieste e tutte le vie attigue.
A Senigallia si sono salvati i quartieri Saline, Molinello 2, Cesanella, Ciarnin, ma poi ancora allagamenti a Borgo Molino, Borgo Bicchia, Vallone, Bettolelle, Cesano dove le acque erano quelle dell’omonimo fiume.
In tante case, ma, soprattutto in centro, anche in molti negozi e locali si sta fronteggiando l’emergenza che, il giorno dopo, si chiama fango. Mobili, oggetti, prodotti, merci: saranno tonnellate quelle del materiale da buttare in un’area così vasta della città. E saranno milioni di euro, quelli che ci vorranno per ripagare i danni fatti da questa alluvione.
Di nuovo vittime e danni. Otto anni dopo. Con interventi di messa in sicurezza che si sono rivelati insufficienti a contenere una calamità di tale portate e un progetto come quello delle vasche di espansione, reso esecutivo da pochi mesi, che risale a metà anni ’90. Quasi trenta anni di attesa.
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