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“Il Fado, il Summer Jamboree e il Caterraduno…”

Battisti: "Se denigrate sempre tutto, denigrate anche Senigallia"

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Paolo Battisti

Un viaggio è sempre qualcosa di magico, emozionante, unico. Ti immergi nei colori, nei suoni e negli odori di un posto mai visitato. E se è la seconda volta o la terza che ci ritorni, non è mai la stessa cosa, e la magia si ripete. Non sempre però il termine ‘viaggiare’ sta a significare per forza lasciare la propria casa verso un’altra destinazione.

Qui a Senigallia, tempo una settimana fa, per 3 giorni, senza spostarci fisicamente, abbiamo fatto un viaggio bellissimo, per il quale non sarebbe bastato un itinerario di un anno, forse.

Grazie al Festival Internazionale del Fado (considerato bene immateriale dall’Unesco), dalla spiaggia di velluto sono bastati pochi secondi per ritrovarci in Portogallo, dove questa musica è nata più di 130 anni fa nei quartieri a ridosso del porto di Lisbona, dove musici, prostitute, marinai e viaggiatori di tutto il mondo, si incontravano davanti ad un bicchiere di vino e un tozzo di pane e, raccontavano le loro storie d’amore, di vita e di avventure.

Il Fado quindi siamo noi, sono le nostre radici, la nostra voglia di arricchirci con contaminazioni e culture diverse. E, testimonianza di tutto ciò, queste 3 serate senigalliesi ci hanno fatto comprendere quanto tutto questo sia vero.

Ma procediamo per ordine. Alla prima serata è stata presente la più rappresentativa cantante italiana del Fado, Ale Losacco, che poi ha lasciato il palco a due ‘mostri sacri’ della musica italiana: Peppe Servillo, vincitore di un Festival di Sanremo con gli Avion Travel, che ci ha letteralmente deliziato con alcune canzoni, tra cui una del suo gruppo storico e, una che è stata un omaggio proprio al Fado di Lisbona.

Sul palco poi, per un delizioso mini concerto, è salito Enzo Gragnaniello, cantante, compositore, maestro di musica di primissimo livello. Lui ci ha portato in un mondo che è impossibile non amare, quello della musica napoletana. E, oltre le sue canzoni, ha dedicato un bellissimo omaggio ad Enzo Murolo e ad Mia Martini (per la quale ha composto una canzone che ci ha fatto ascoltare), raccontandoci aneddoti su questi due indimenticabili personaggi della musica italiana.

E vogliamo parlare degli Alenfado, che si sono esibiti la sera successiva? Un gruppo di maestri di musica provenienti dalla Sicilia, che hanno fatto loro, arricchendole con la cultura e le tradizione di questa meravigliosa isola che appartiene al nostro Paese, le sonorità che sono proprie del Fado.

Poi è stata la volta del maestro Jorge Fernando, musicista di assoluto valore internazionale che, come ha raccontato lui stesso, ha mosso i primi passi nel mondo del Fado 45 anni fa, accompagnando nei concerti Amália Rodrigues, la più grande interprete della musica portoghese, riconosciuta come la “voce del Portogallo”, così importante da essere inumata nel Pantheon nazionale, insieme alle personalità che hanno dato lustro al suo Paese.

Tra altre interpretazioni musicali e letture di poesie, siamo passati alla terza serata, quando, il direttore artistico del Festival, Marco Poeta, ha, per la prima volta in assoluto nel mondo, prodotto un concerto frutto della contaminazione tra Fado e musica elettrica.

E niente quindi, come dicevo, chi è stato presente si è divertito, è rimasto ammaliato, ed ha viaggiato. Siamo partiti dalle Marche per poi approdare in Portogallo, fare una piacevole sfuggita in Campania, per poi passare in Sicilia. E infine il viaggio è diventato internazionale quando, con le sonorità rock, abbiamo in una unica serata ‘visitato’ gli Stati Uniti e l’Inghilterra!

Ecco cosa è capace di fare la musica. E’ un linguaggio talmente universale che è in grado di unire popoli apparentemente lontanissimi tra loro. E ti regala emozioni indimenticabili.

Una sola cosa la musica (ancora) non è in grado di fare, zittire gli stolti. Io, come sa chi mi conosce, sono una persona di sinistra. E non appoggio questa amministrazione. Ma sono un cittadino di Senigallia, pago le tasse e, quando c’è uno spettacolo pagato anche con i miei soldi, lo vado a vedere.

Il Fado e le sue contaminazioni possono non piacere, questo è sacrosanto e legittimo. Ma abbiamo assistito a qualcosa di unico nel panorama nazionale. Ho scritto questo articolo perché in questi giorni ho letto che l’amministrazione Olivetti sta cercando di sostituire il Caterraduno e magari il Summer Jamboree con il Fado, che sono stati spesi troppi soldi, che perché lo fa il centro-destra comunque bisogna parlarne male, ecc ecc. Il Fado non sostituisce nessuno. E se vi piace andate ad ascoltarlo, e se non vi piace non andate ad ascoltarlo. Ma se denigrate sempre tutto, denigrate anche Senigallia.

Voi sapete che quando c’era Mangialardi la Festa del Pane – un week end in cui c’erano solo stand di prodotti a pagamento – ci costava a noi contribuenti (fino a che come consigliere comunale non sono intervenuto pubblicamente per denunciare questo scempio e la quota è stata dimezzata) ben 70mila euro l’anno? Il festival internazionale del Fado è costato meno della metà.

P.S.: Io ho totalmente un’altra idea di città rispetto a quella di questa amministrazione, ma evitiamo di pensare che ‘quando c’era lui’ era tutto più bello. Il Summer Jamboree è stata un’idea di 3 ragazzi, non di Mangialardi. Il Caterraduno a Senigallia lo ha portato Rebecchini, un comunista che poi è diventato di centro-destra, non Mangialardi. Nessun merito quindi.

Paolo Battisti (L’Altra Senigallia)

Commenti
Solo un commento
stanley 2022-07-12 15:40:49
Non sono d’accordo, il fado non siamo noi, non sono le nostre radici. Sono le radici dei portoghesi, le nostre radici sono altre. E se anche fosse costato meno della metà di 70mila euro per me è costato anche troppo
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