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La regista Maria Iovine all’Arena Gabbiano presenterà il film “Corpo a corpo”

Al dibattito parteciperanno anche il giornalista Luca Pagliari e l’avvocato Roberto Paradisi

Maria Iovine, Luca Pagliari, Roberto Paradisi

Inizio di settimana speciale all’Arena Gabbiano, dove lunedì 27 giugno la proiezione del film Corpo a corpo, alla presenza della regista Maria Iovine, sarà l’occasione per parlare di una delle più importanti metafore dello sport, il saper guardare “l’orizzonte oltre il limite”.

Al riguardo si svolgerà infatti un breve dibattito in Arena, che vedrà partecipare anche il giornalista Luca Pagliari, da anni attivo nel raccontare storie di vita che si nutrano di questa tematica, e l’avv. Roberto Paradisi, Direttore Tecnico della società U.S. Pallavolo Senigallia, che ne ha fatto un motivo ispiratore della sua attività sportiva.

La storia narrata nel film ha per protagonista Veronica Yoko Plebani, una ragazza che nell’infanzia praticava numerose discipline sportive: danza, ginnastica artistica, atletica e snowboard, sempre in modo amatoriale. Nel 2011, a soli 15 anni, contrasse una meningite fulminante batterica alla quale riuscì a sopravvivere solo riportando la perdita delle falangi delle mani e delle dita dei piedi. Da allora profuse ogni volontà ed energia nel settore dello sport, coronando il sogno di divenire una atleta paralimpica di successo e partecipare alle Olimpiadi 2020 di Tokyo nella nazionale di Triathlon, conquistando la medaglia di bronzo.

Ambasciatrice di accettazione indiscussa del corpo, Plebani ha posato – anche nuda – per fotografi di fama internazionale, sovvertendo ogni canone di bellezza. Corpo a Corpo è dunque il ritratto di un’atleta, ma soprattutto di una giovane donna capace di oltrepassare i concetti di normalità o diversità.

L’occasione sarà utile per approfondire con i tre ospiti presenti in Arena – Iovine, Pagliari e Paradisi – il rapporto tra i princìpi etici e lo sport, prendendo spunto dal coraggio di Veronica Yoko Plebani per discutere di un agonismo che sappia essere verticale, cioè che porti al superamento verso l’alto dei propri limiti, e non come semplice tentativo di vittoria a tutti costi per ampliare il medagliere.

Mentre Maria Iovine racconterà le sue emozioni nel realizzare questo film, Luca Pagliari porterà nel dibattito le tante esperienze personali raccolte con passione in anni di lavoro, e Roberto Paradisi riporterà lo spirito della locale US Pallavolo, la società di cui è Presidente, che vuol essere proprio quello di sviluppare anche uno sport di squadra come mezzo per superare le paure e le ansie, migliorando sé stessi in un’ottica di gruppo, di comunità.

Il senso finale del dibattito è che ogni vittoria, nello sport come nella vita, dovrebbe arrivare come conseguenza di un percorso etico e non attraverso un agonismo orizzontale esasperato, calpestando gli altri pur di prevalere. E l’atleta paralimpico è di certo il perfetto paradigma di questo principio, poiché certamente non si pone l’obiettivo di vincere contro un avversario, bensì di rimettere in gioco sé stesso e sublimare la propria vita.

Appuntamento dunque all’Arena Gabbiano per le ore 21:30 di lunedì prossimo, 27 giugno, per vivere assieme una serata decisamente “oltre ogni limite”.

Per chi voglia saltare la fila alla cassa ricordiamo che è sempre possibile acquistare i biglietti in prevendita online sul sito www.cinemagabbiano.it.

Allegati

Corpo a corpo – Guarda il trailer

Commenti
Solo un commento
fredvargas
fredvargas 2022-06-25 14:49:49
"un agonismo che sappia essere verticale, cioè che porti al superamento verso l’alto dei propri limiti, e non come semplice tentativo di vittoria a tutti costi per ampliare il medagliere".
"Il senso finale del dibattito è che ogni vittoria, nello sport come nella vita, dovrebbe arrivare come conseguenza di un percorso etico e non attraverso un agonismo orizzontale esasperato, calpestando gli altri pur di prevalere. E l’atleta paralimpico è di certo il perfetto paradigma di questo principio, poiché certamente non si pone l’obiettivo di vincere contro un avversario, bensì di rimettere in gioco sé stesso e sublimare la propria vita".
E perché quello che per un atleta normodotato è giusto spirito di competizione per vincere, perché è questo che conta in una gara, con buona pace di De Coubertin, per chi non lo è invece dovrebbe essere solo una gara con se stesso? L'agonismo diventa negativo solo quando riguarda i paratleti? Da quando in qua contribuire ad ampliare il medagliere è diventato qualcosa di poco opportuno? Si potrebbe avere una spiegazione ai dubbi che ho sollevato? Grazie.
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