Primo caso italiano di suicidio assistito: la riflessione del Vescovo di Senigallia
"Sono rimasto sorpreso quando ho letto le parole con le quali Federico Carboni ha preso commiato dalla vita"
Confesso che sono rimasto sorpreso quando ho letto le parole con le quali Federico Carboni ha preso commiato dalla vita e dalle persone care. Sorpreso perché Federico non ha attribuito alla vita la colpa della sua tragica sofferenza; anzi ne ha tessuto l’elogio come “fantastica” e irripetibile (“ne abbiamo una sola”).
L’apprezzamento di Federico, inoltre, non si riferiva al passato felice della sua esistenza (non diceva che la sua vita “è stata fantastica”), ma che la vita conserva quel tratto che la fa apprezzare come “fantastica”, tanto da “essere dispiaciuto” nel congedarsi da essa.
La sorpresa è stata ancora più grande di fronte alle sue ultime partole: “finalmente sono libero di volare dove voglio, e spero di essere lì con voi”. Solo Federico potrebbe chiarire a che cosa fa riferimento con queste parole. Spero che volesse esprimere il proprio convincimento che la morte non consegna una persona al nulla e non le impedisce di continuare ad avere con sé le persone care (“spero di essere lì con voi”).
Quando la sorpresa e il dolore hanno lasciato spazio alla preghiera, ho chiesto a Gesù Risorto di andare incontro a Federico che si sente “finalmente libero di volare dove vuole”; e Gli ho chiesto di parlare con lui, di dirgli, teneramente, quelle parole che noi spesso fatichiamo a proporre: che i tanti anni che gli hanno impedito di assaporare ancora di più la “vita fantastica”, non sono un buco nero che divora tutto, anche il desiderio di “vivere”. A Gesù Risorto ho chiesto anche di dire a Federico che Dio, Padre suo e nostro, non vuole perdere nessuno dei suoi figli.
+ Franco
vescovo di Senigallia
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