A Senigallia e Serra de’ Conti una giornata dedicata ai progetti SAI per rifugiati
"L'accoglienza oltre i confini: parole in circolo" all'ex frantoio Tivittori e "Parole, sapori e tradizioni" a Casa San Benedetto
Il 20 giugno abbiamo celebrato, qui e in tutto il mondo, la Giornata mondiale del rifugiato, nata per intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati nel mondo.
Quest’anno l’appuntamento per i tre progetti SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) Adulti e Minori dell’Unione dei Comuni “Le Terre della Marca Senone” sarà doppio. L’1 luglio infatti, giorno scelto per la celebrazione, sotto il titolo di “Parole vive” si svolgeranno due momenti diversi, in due luoghi diversi dell’Ambito.
La mattina, dalle 9.30 alle 13, tavola rotonda dal titolo “L’accoglienza oltre i confini: parole in circolo” a Serra de’ Conti, con le istituzioni, gli enti gestori dei SAI dell’Unione dei Comuni, i soggetti del territorio coinvolti del mondo del sociale e della cultura e Roberto Bertolino, giudice onorario del Tribunale dei minorenni di Torino e presidente dell’associazione Frantz Fanon. La tavola rotonda si svolgerà all’ex frantoio Tivittori.
Il pomeriggio la giornata si sposterà a Senigallia, nel giardino di Casa San Benedetto, per una serata dal titolo “Parole, sapori e tradizioni”, ideata da Fondazione Caritas Senigallia e dalla cooperativa Casa della Gioventù in collaborazione con l’associazione Confluenze. Sarà possibile ascoltare le storie dai Paesi stranieri raccontate dai “libri viventi”, cimentarsi in un tandem linguistico in una lingua straniera, gustarsi un aperitivo afgano e farsi fare treccine e tatuaggi all’hennè. Il tutto accompagnato da musica dal vivo.
Maggiori dettagli la prossima settimana, ricordando sempre l’appello lanciato dall’UNCHR con la campagna #WithRefugees, che ha come obiettivo quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze: prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere un posto che si possa chiamare “casa”.
da Caritas e Casa della Gioventù
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