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Presidio a Senigallia contro la guerra in Ucraina e il riarmo europeo

Sabato 21 maggio, piazza Roma: "Abbassare le armi. Alzare salari"

Luca Bonvini - Officina impianti GPL e metano - Senigallia
Presidio contro la guerra a Senigallia

Mentre il governo Draghi aumenta le spese militari fino al 2% del PIL, i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione, già colpite duramente da due anni di pandemia, continuano ad essere colpiti dagli effetti della crisi e del carovita e aumentano precarietà e sfruttamento.

Parlare oggi di disarmo vuol dire fermare l’escalation del conflitto e l’economia di guerra che strozza salari e diritti sociali sul fronte interno e contemporaneamente alimenta terrore e devastazioni sul fronte esterno, per questo sabato 21 dalle ore 17.00 manifesteremo in Piazza Roma a Senigallia.

Nessuna guerra tra i popoli. Nessuna pace tra le classi“. Perché in ogni guerra a farne le spese è sempre la povera gente di entrambi i fronti e ad arricchirsi sono sempre i potenti e i ricchi di entrambi i fronti.

La guerra è fossile, la pace è rinnovabile”. Perché questa guerra implementa una politica energetica basata su petrolio, gas e carbone a discapito della tanto sbandierata transizione ecologica.

“Svuotare gli arsenali, riempire i granai”. Perché dopo decenni di tagli e due anni di pandemia, investire sul riarmo e non su scuola, sanità e servizi è semplicemente criminale.

Attorno a queste tre direttrici politiche abbiamo deciso di costruire una piazza comune per opporci senza sé e senza ma all’attuale guerra in Ucraina, al massacro di civili, al terrore e alle sanzioni che affamano. Condanniamo l’intervento militare russo e l’assetto guerrafondaio e muscolare di NATO e USA che insieme alla Unione Europea scelgono deliberatamente la via delle armi e del sacrificio. Il rischio di una estensione mondiale e nucleare del conflitto è alle porte e quando servirebbe mettere il freno a mano all’escalation militare che porta l’umanità sull’orlo del baratro, le nostre classi dirigenti soffiano sul fuoco del conflitto armato.

Il Governo italiano guidato dall’atlantista Draghi si è subito messo l’elmetto, il PD persino la mimetica, allineandosi alla decisione della NATO di portare le spese per armamenti al 2% del PIL. Quando servirebbe aumentare gli investimenti nel progresso sociale e nello sviluppo sostenibile, nel Documento di Economia e Finanza leggiamo dei tagli a sanità e istruzione, già martoriate da decenni di governo neoliberali e da anni di austerità, mentre le menzogne della green economy allontanano la risposta necessaria per fare fronte alla crisi ambientale.

Secondo l’ISTAT i prezzi a marzo 2022 erano più alti del 6,7% rispetto a un anno fa. Gas, luce, benzina, pane, pasta, uova: beni di uso quotidiano trasformati in beni di lusso. Due anni senza respiro, due anni di bassi salari, due anni di promesse e pillole di resilienza. Il governo Draghi e le forze che lo sostengono dicono che la colpa è dell’invasione russa dell’Ucraina. Vero in parte, perché i prezzi aumentano senza sosta da più di un anno.

In Italia da decenni gli unici investimenti e le uniche spese sempre disponibili sono quelle relative ad armamenti, eserciti e guerre. Non è un caso: portare la spesa militare italiana al 2% del PIL vuol dire 38 miliardi di euro. Più della metà di quanto il nostro Paese spende ogni anno in istruzione. Più del triplo di quanto è stato speso nel totale dei 3 anni per Quota 100. Il quintuplo di quanto viene speso annualmente per il Reddito di Cittadinanza.

L’invasione russa dell’Ucraina ha messo in evidenza ancora una volta le contraddizioni di un modello di sviluppo che da sempre vede nella guerra lo strumento per superare le proprie crisi (ri)produttive, accelerando però sempre di più la possibilità un conflitto globale.

Parlare oggi di disarmo vuol dire fermare l’escalation del conflitto e l’economia di guerra che strozza salari e diritti sociali sul fronte interno e contemporaneamente alimenta terrore e devastazioni sul fronte esterno.

Vieni in piazza, porta la tua musica, PORTA LA TUA VOCE per affermare insieme: fuori l’Italia dalla guerra, fuori l’Italia dalla NATO, negoziati di pace, conferenza per un’alternativa di pace e sicurezza internazionale e disarmo nucleare, salario minimo a 10 € l’ora, redditi e pensioni collegate al costo della vita.

I promotori:
Brigate Volontarie per l’Emergenza Marche – Potere al Popolo Senigallia e Ancona- Spazio Comune Autogestito Arvultura

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