14° appuntamento della rubrica “Storie delle Marche” a cura di Ettore Baldetti
Dedicato alle leggi e sistemi di misura dei comuni medievali nel Senigalliese e nello Jesino
La rubrica mensile on line “Storie delle Marche”, curata da Ettore Baldetti e trasmessa da “Adesso Web”, piattaforma no-profit di Stefano Battistini, mercoledì 27 aprile ha trattato l’argomento: “Statuti dei comuni medievali e vita quotidiana: l’esempio dello Jesino e di Barbara.”
La rinascita delle città intorno all’anno Mille favorì la formazione di nuovi comuni urbani, la cui autonomia, sancita per l’Italia centro-settentrionale dalla Pace di Costanza del 1183 con l’imperatore Federico Barbarossa, si basava soprattutto su codificazioni locali, in parte collegate ad anteriori consuetudini e successivamente imitate o subite dai piccoli comuni di castello dell’hinterland, come avvenne per Jesi, il cui primo statuto, attestato a partire dal 1220, fu poi in gran parte adottato anche dai comuni dell’entroterra senigalliese come Ostra Vetere e Barbara.
Lo statuto cinquecentesco del comune di Barbara, un codice miniato conservato nella Biblioteca del Senato e fotografato negli anni ’80 grazie alla cooperazione del sindaco Fabio Brunetti, è stato pubblicato con la collaborazione dell’associazione culturale senigalliese “Sena Nova”, presieduta dal prof. Camillo Nardini, in un progetto di “Alternanza Scuola Lavoro” nel triennio 2015-’18 del Liceo Scientifico “E. Medi” di Senigallia ospitato dalla Biblioteca Comunale ‘Antonelliana’ di Senigallia.
Oltre alle disposizioni per garantire un minimo di igiene nelle aree pubbliche e ad uno spietato senso della giustizia, basato sulla “pubblica voce” e su atroci punizioni, come il rogo per gli omosessuali adulti, la decapitazione per i violentatori di vergini, la tortura negli interrogatori, la marchiatura a fuoco dei ladri recidivi, l’uccisione per sepoltura dei traditori, altre normative hanno lasciato una traccia fino al presente o ad un recente passato.
Ad esempio la miniatura con l’arma medievale di Barbara, riportata anche nel bassorilievo di un architrave prossimo alla chiesa parrocchiale, la citazione dell’annuncio del consiglio tramite il suono della campana civica, adottato fino al secolo scorso, il riferimento alle misurazioni e alle forme di mattoni e coppi, ancora presenti in una lapide del 1555, affissa davanti alla vecchia sede del municipio, che ospita la buca, dove si inserivano i tributi nella retrostante cassa, e le misure di capacità del vino e di lunghezza del piede comunale, nonché del braccio per il panno di lana e di lino, cioè delle stoffe invernali e estive.
Inoltre il ‘pietrone’, nel quale si dovevano sedere completamente nudi coloro che intendevano dimostrare pubblicamente ai debitori la perdita di ogni proprietà, ancora probabilmente presente davanti alle mura meridionali, rinvia probabilmente al gesto con il quale Francesco d’Assisi si denudò nella pubblica piazza per annunciare l’abbandono dei beni paterni. Le carceri comunali, più volte citate, i cui vani sono ancora presenti nella sede dell’antico palazzo municipale, sono inoltre ricordate dalla superstite porta della segreta con spioncino, conservata nel Palazzo Mattei.
Nelle foto: lo stemma basso-medievale del comune di Barbara in una miniatura dello statuto; la lapide mensuratoria ancora affissa di fronte al vecchio municipio; il ‘pietrone’ situato di fronte alle mura meridionali; la porticina della ‘segreta’.
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