Presentazione a Senigallia per il libro di Ina Praetorius, “L’economia è cura”
"Servono un'economia capace di favorire una buona vita e una società che si prenda cura di bisogni e relazioni"
Dalla pandemia alle guerre: violenze, distruzione dell’ambiente, disuguaglianze, povertà, emarginazioni, milioni di profughi da mare e da terra.
Il mondo occidentale con la sua cultura e i suoi valori basati su una visione dicotomica, patriarcale e gerarchica della società è al collasso ed è ormai chiaro che ha fallito. Perciò non ci resta molto da fare se non accettare passivamente e impotenti l’inesorabile marcia verso un destino di autodistruzione oppure cambiare completamente paradigma e scegliere una strada possibile, altra e diversa in grado di ri-porre al centro la vita in tutte le sue forme umane e non.
Una care revolution che a partire dalla costruzione di nuovi linguaggi, crei un sistema economico sociale capace di soddisfare i bisogni di tutt* senza discriminazioni e un’economia alla ricerca di una “felicità interna lorda”.
Ciò è possibile solo se guardiamo dalla prospettiva della reciprocità e della dipendenza consapevole, delle interconnessioni tra umano e non umano, tra umano e natura. Allora l’economia stessa che primariamente è “cura della casa comune” sta al centro di questa visione e abbandona l’accezione limitata e limitante di economia delle merci, del profitto e del capitale per ritornare a quello che è il suo vero scopo e cioè un’economia capace di trovare tutti i mezzi necessari per favorire una buona vita per tutt* in tutto il mondo per la costruzione di una società che si prenda cura di bisogni e relazioni.
Di tutto questo parleremo mercoledì 30 marzo alle ore 18.00, presso lo Spazio Autogestito Arvultùra di Senigallia, in un incontro promosso dal Centro Studi Interculturale e sui Saperi di Genere “Le Diatomee”– Movimento Donne contro i Fascismi con la presentazione del libro L’economia è cura di Ina Praetorius. Interverranno la prof.ssa Adriana Maestro, che ne ha curato la traduzione e la prefazione e il prof. Roberto Mancini (docente di filosofia Univ. Macerata) che ne ha curato la post-fazione.
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