Il sorriso complice degli insulti alla guardalinee
"La sua colpa? Essere donna. Evitare ripetersi di situazioni simili". Un tifoso vigorino si rivolge al presidente rossoblù Federiconi
Gent.le Presidente Federiconi,
sono un tifoso vigorino e Le scrivo non tanto per complimentarmi per la bella prestazione di ieri (domenica 20 marzo ndr), ma per gli odiosi insulti che ha ricevuto la guardalinee in servizio sulla metà settentrionale del campo da gioco. Solo perché donna.
Sono tornato in curva dopo molti anni, ritrovandovi amici, conoscenti e persone. Però alcuni energumeni hanno insultato a lungo la guardalinee – della quale non compare neanche il nominativo sui resoconti: anche qui perché solo quello dell’arbitro parlermitano? – che invece ha prestato un ottimo servizio, forse sbagliando solo nel caso di una rimessa laterale, assegnata alla nostra squadra quando invece andava attribuita a quella avversaria (gli errori capitano a tutti). Un tifoso che ha passato sicuramente la cinquantina, con sciarpa rossoblù al collo, non ha fatto altro che vomitare gli improperi peggiori all’indirizzo della guardalinee che, imperterrita, ha continuato a fare il proprio dovere: è stato presto imitato da altri che facevano a gara a chi indovinava l’insulto più volgare. Spiace dover constatare che in curva non poche ragazze (e pure qualche signora) hanno accompagnato con risate quegli insulti, mentre altre sono rimaste completamente indifferenti.
Gentile Presidente, anche se scene del genere si ripetono ogni weekend ovunque, dai campi più blasonati a quelli più sconosciuti, Lei deve fare qualcosa e assumere le misure utili per evitare che situazioni simili si ripetano di fronte all’omertà generale. La guardalinee in questione è stata insultata solo perché donna, quindi in base al più odioso dei pregiudizi correnti. Non sono mancate invettive di carattere “razzista” nei confronti dell’arbitro siciliano e di qualche giocatore avversario. Anche queste vanno condannate senza se e senza ma. Mi chiedo, poi, come i due allenatori, che hanno stazionato per 90 minuti nelle immediate vicinanze della giudice di gara, possano non aver sentito nulla, tanto più che le offese verbali sono volate anche a partita conclusa, mentre la terna arbitrale usciva dal campo.
Siamo tutti complici di questo atto incivile: la Società, i tifosi e le tifose, e gli stessi giornalisti ai quali è sfuggita la vera notizia di domenica 20 marzo al Bianchelli. Non già quella di un bel pareggio tra le due squadre di vertice, ma quella di insulti inaccettabili nei confronti di una donna, colpevole solo di essere tale.
Sono complice pure io che, tutto preso dall’andamento della gara, non ho avuto il coraggio di alzarmi per andare a contrastare quei cori vergognosi.
Di sicuro non tornerò più in curva perché è spiacevole assistere a scene così ripugnanti ma è ancora più colpevole sorridervi e non fare nulla.
Un tifoso vigorino
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