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Alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014: inondazione colposa, rinviati a giudizio in otto

A L'Aquila dovranno rispondere dell'accusa anche i due ex sindaci Mangialardi e Angeloni, con tecnici ed ex dirigenti

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Presso il Tribunale de L’Aquila, si è conclusa martedì 2 marzo l’udienza preliminare per il processo penale conseguente all’alluvione del 3 maggio 2014, che colpì Senigallia, causando 4 vittime e danni ingentissimi ad abitazioni, aziende e beni privati e pubblici.

Il procedimento giudiziario è giunto nel capoluogo abruzzese dopo che il Tribunale di Ancona si era dichiarato incompetente territorialmente, a causa della presenza nel Collegio giudicante dorico di un magistrato che era stato colpito dall’evento alluvionale.

Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale de L’Aquila, dottoressa Buccella, ha ritenuto prescritti tutti i reati contestati agli indagati, ad eccezione di quello di inondazione (ex art. 426 codice penale, in relazione all’articolo 449, ovvero con colposità e non con dolo), per il quale ha disposto il rinvio a giudizio degli indagati, gli ex sindaci di Senigallia Maurizio Mangialardi e Luana Angeloni, l’ex comandante della Polizia Locale Flavio Brunaccioni, l’ex dirigente dell’Ufficio Tecnico Gianni Roccato, l’ex dirigente della Provincia di Ancona Massimo Sbriscia, Mario Smargiasso dell’Autorità di Bacino, l’ingegner Alessandro Mancinelli, consulente del Comune, Libero Principi, funzionario lavori pubblici della Regione Marche, accogliendo la tesi avanzata da 380 parti civili, cittadini e aziende alluvionate, assistite dall’Avv. Corrado Canafoglia, che patrocina anche l’Unione Nazionale Consumatori.

Il Giudice ha inoltre disposto il non luogo a procedere per il reato di abuso di ufficio per i fatti relativi alla vicenda “Percorrimisa”, poichè nel frattempo è stata attuata una modifica di legge che ha ristretto l’ambito dell’illecito penale.

Altro fatto saliente emerso al termine dell’udienza è il riconoscimento dello status di responsabile civile a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno, della Regione Marche, della Provincia di Ancona e del Comune di Senigallia oggi patrocinato dall’Avv. Barile incaricato direttamente dall’assicurazione del Comune: istanza, anche questa, propugnata dall’avv. Canafoglia.

Tale riconoscimento si traduce nel fatto che, in caso di condanna degli imputati, gli enti citati saranno tenuti a risarcire le parti civili in solido con gli imputati stessi.

L’udienza è stata rinviata al Tribunale monocratico penale de L’Aquila al 9 giugno 2022. In quella sede, gli imputati dovranno difendersi, come detto, dall’accusa di inondazione, con colposità e non con dolo, per la quale rischiano una condanna di reclusione compresa tra 1 e 5 anni.

Commenti
Ci sono 5 commenti
mimmo990
mimmo990 2022-03-02 18:51:10
Che vergogna leggere la parola "prescrizione" accostata ad una tragedia come questa, con la consepevolezza poi che, senza far nomi, ci saranno persone che non perderanno l'occasione di mettersi in mostra spacciandosi per innocenti, nonostante siano solo prescritti per decorrenza dei termini.
cpiersim 2022-03-03 10:29:22
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Per me é un piccolo passo in avanti affinchè giustizia sia fatta. Spero nella condanna in primo grado e nel riconoscimento della responsabilità civile.
giuli 2022-03-03 13:50:39
Prescritto non significa assolto. Tutti capi d' imputazione piú gravi, decaduti per la lungaggine dei processi: non sono bastati 8 anni.
Peccato, mangialardi aveva la possibilità di dimostrare la sua innocenza e togliere ogni dubbio ai cittadini.
Ancora una volta, a mio parere ne esce sconfitta la credibilità della giustizia in Italia.
Mario2 2022-03-03 20:42:34
Tutto questo tempo per cosa? Giudici tribunali, accusati e accusatori, qualcuno l'aveva detto fin da subito chi è il colpevole, è il fiume no..
mimmo990
mimmo990 2022-03-03 22:43:42
@giuli
Ne esce sconfitta anche la credibilità politica dei soggetti coinvolti, secondo me, se non rinunciano alla prescrizione.
Umanamente posso anche capire, ma in funzione della propria credibilità, che per chi vive di politica è vitale, no.
Non tutti si comportano così, anche se a dire il vero, la maggior parte sì.
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