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“Solidarietà alla Consigliera Bomprezzi per il linguaggio sessista e denigratorio a lei rivolto”

Dal Movimento donne contro i fascismi e Dalla Parte Delle Donne Senigallia: "Chiediamo all'Assessora Petetta di intervenire"

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Sala consiliare, Consiglio Comunale, Municipio di Senigallia

Ci sentiamo di prendere posizione di fronte al reiterato linguaggio sessista e denigratorio utilizzato in più occasioni da diversɘ esponenti dell’amministrazione e del Consiglio comunale nei confronti della consigliera di opposizione Chantal Bomprezzi.

L’ultimo esempio lampante è rappresentato dal recente comunicato stampa sottoscritto da tutti i partiti di maggioranza, in cui alla consigliera vengono rivolte una serie di espressioni, come: “la maestrina dalla penna rossa che grida di nuovo al lupo al lupo”, “signorina Bomprezzi”, “Cara Chantal, la smetta di fare la maestrina e sorrida di più alla vita”, “la politica non è un’arena di isterismi ideologici”.

Per essere maggiormente chiare, proviamo a spiegare perché questi termini sono sessisti e andrebbero aboliti dal dibattito pubblico. Riferirsi a una donna con il termine “signorina”, piuttosto che con il nominativo appropriato e specifico al ruolo che ricopre (in questo caso “consigliera”), ne svilisce l’autorevolezza ed è un modo per depotenziare il valore delle sue affermazioni. Nessuno si permetterebbe mai di utilizzare il termine “signorino” per riferirsi a un collega di sesso maschile, il problema non si porrebbe a priori. Per giunta, si dà il caso che Chantal Bomprezzi sia anche una ricercatrice universitaria con un dottorato in giurisprudenza, dunque, si potrebbero tranquillamente usare i titoli di “avvocata” o “dottoressa”.

Non è neppure la prima volta che esponenti della maggioranza utilizzano appellativi come “maestrina” o “maestrina dalla penna rossa” per rivolgersi a Bomprezzi, in particolare, quando si trovano a dover rispondere alle critiche o alle contestazioni avanzate dalla consigliera. Piuttosto che rispondere nel merito della questione, spiegando a lei e di conseguenza anche alla cittadinanza, il perché le sue accuse siano infondate, si preferisce screditare la propria oppositrice. E il fatto che Chantal Bomprezzi sia donna e giovane rende il gioco ancora più facile. Non a caso i vezzeggiativi “signorina”, “maestrina” e i paternalismi “Cara Chantal”, a sottolinearne la giovane età e il fatto che dovrebbe stare di più al proprio posto, ovvero zitta e buona a “sorridere alla vita” senza avere troppi “isterismi ideologici”. Perché la politica non è una cosa per donne, soprattutto se giovani, anche se hanno già esperienza (5 anni di assessorato).

Solidarizziamo con Bomprezzi anche per aver ripetutamente dovuto chiedere ai propri/e colleghɘ in Consiglio Comunale di essere chiamata con il titolo di “Consigliera” e non di “Consigliere”. L’utilizzo del maschile inclusivo, soprattutto se usato per i termini riguardanti professioni o posizioni di rilievo (come appunto “consiglierɘ”) tendono infatti a rendere invisibile e secondaria la presenza delle donne. Peccato solo che la consigliera sia stata lasciata spesso sola a combattere questa battaglia.

Il problema del linguaggio utilizzato nei suoi confronti, come sottolineato dalla stessa consigliera Bomprezzi, non è una questione personale ma politica e di giustizia sociale. Usare terminologie sessiste per denigrare l’operato di una donna che fa opposizione ha ripercussioni negative su tutte, andando a intaccare la percezione che le donne hanno di sé stesse nell’esporsi pubblicamente e nel portare avanti le proprie idee. È importante opporsi, non può più essere considerato normale rivolgersi a una donna con queste espressioni. Chiediamo anche all’Assessora Petetta di intervenire di fronte a tali atteggiamenti machisti in Consiglio Comunale, trovando incongruente l’accettazione complice di questo tipo di linguaggio a pochi giorni di distanza dalla cerimonia di inaugurazione delle panchine rosse antiviolenza.

Anche nelle istituzioni e nei luoghi di lavoro, le donne meritano e pretendono lo stesso rispetto che si conferisce ad un uomo, fatevene una ragione.

Da Movimento donne contro i fascismi Senigallia

Dalla Parte Delle Donne Senigallia

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